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Ingredienti di stagione
Ingredienti di stagione, un carico di benessere
Perché consumare gli ingredienti di stagione?
In questa sezione trovate approfondimenti sugli ingredienti di stagione, frutta e verdura in primis. E’ una sezione per conoscere meglio alcuni degli alimenti più salutari che la natura offre, un modo per gettare uno sguardo sulle loro applicazioni culinarie e saperne di più dal punto di vista botanico. Perché è fondamentale consumare solo ingredienti di stagione? I motivi sono almeno quattro.
Non richiedono additivi. Questa è una verità ben conosciuta anche dai non addetti ai lavori. Le coltivazioni che seguono la stagionalità, che non “forzano” la natura, necessitano di una quantità minore di additivi, concimi, pesticidi e conservanti. Non che questi facciano male sempre e comunque, ma di certo richiedono una particolare attenzione, soprattutto se si ha intenzione di consumare anche le bucce.
Sono più saporiti. La frutta e la verdura che si sviluppano con i ritmi della natura, che garantiscono la quantità di luce che loro struttura esige, in questo modo sono più buoni, belli da vedere e gustosi. In genere si sottovaluta questo aspetto, ma basta un solo assaggio per accorgersi quando un frutto o una verdura è di stagione.
Sono più eco-sostenibili. Andare oltre le esigenze della natura richiede di base un dispendio di risorse. Dunque, coltivare frutta e verdura di stagione è meno complicato rispetto alla frutta e verdura fuori stagione. Ciò comporta anche un minore impatto ambientale e porge il fianco a un’esigenza peculiare del nostro tempo.
Aiutano a curarsi meglio. La frutta e la verdura di stagione scandiscono anche i ritmi della cura del proprio corpo. Per esempio, le arance sono ricche di vitamina C, che stimola le difese immunitarie, proteggendoci da raffreddori e influenze nei periodi invernali. Invece, le fragole, le albicocche e l’anguria sono frutti estivi ricchi di vitamina A, che protegge dai raggi solari.
Gli alimenti invernali e autunnali
Vi basterà esplorare la sezione sugli ingredienti di stagione per saperne di più sulla stagionalità di frutta e verdura. E’ utile comunque fare il punto, operando una distinzione tra stagioni calde e stagioni fredde.
L’autunno, per esempio, è una stagione molto preziosa per gli ortaggi simbolo della cucina italiana. A tal proposito citiamo le melanzane, le zucchine, i peperoni, i pomodori, le carote, i finocchi e le patate (per quanto alcune maturino anche più in là nel tempo). Stesso discorso per la frutta come le pere, le mele, le pesche e ovviamente l’uva.
L’inverno è invece caratterizzato da zucchine, zucche, spinaci, cavoli, rape e carciofi. E’ tempo anche delle pere e delle mele più tardive, ma anche degli agrumi (arance, limoni, mandarini, pompelmi) e dei kiwi.
Gli alimenti dell’estate e della primavera
Ovviamente, anche la primavera e l’estate sono proficue per la frutta e la verdura. Per esempio in primavera ritroviamo alcune varietà di cavoli, ma possiamo godere anche degli asparagi, del luppolo, dell’aglio fresco, delle fave e dei piselli.
Per quanto riguarda la frutta, invece, inizia il tempo delle prime fragole, delle nespole e delle varietà più tardive di alcuni tipi di agrumi, come le clementine e i limoni.
In estate troviamo la frutta più succosa e colorata: anguria, fragole, le differenti varietà di pesche, albicocche ecc.. Per il resto si può godere di alcune varietà di melone, delle susine e dei mirtilli. Si possono trovare anche alcune varietà estremamente precoci di uva, magari sul finire dell’estate.
Dal punto di vista delle verdure e degli ortaggi, invece, è tempo delle differenti varietà di pomodori e peperoni, ma anche del cetriolo e del sedano. L’estate è anche il tempo dei legumi, per esempio luglio abbonda di fagioli, piselli, fagiolini e lenticchie.
Capire la freschezza degli ingredienti
Esplorare e selezionare ingredienti di stagione è un vero atto di apprezzamento per la cucina e la natura stessa.
La ricerca di autenticità e freschezza è fondamentale, e per farlo è importante imparare a riconoscere i segnali che ci dicono se un frutto o una verdura è davvero al suo apice di bontà. Prendi il tempo per capire come identificare la freschezza può essere un investimento prezioso nella tua esperienza culinaria.
Conoscere la Stagionalità
Il primo passo verso il riconoscimento degli ingredienti di stagione è l’educazione. Acquisire una conoscenza sulla stagionalità dei diversi frutti, verdure e legumi ti permetterà di capire quando è il momento giusto per trovarli freschi e abbondanti. Se sei in estate e ti trovi di fronte a un frutto tipicamente invernale, è probabile che non sia fresco. Anche se possono esserci eccezioni dovute a metodi di coltivazione innovativi, la regola generale è che gli ingredienti stagionali hanno una qualità superiore.
Aspetto e consistenza
L’aspetto e la consistenza sono due indicatori chiave da osservare. Se stai valutando un frutto, dovresti sentirlo sodo al tatto e privo di ammaccature o parti molli. Nel caso di verdure a foglia larga come la lattuga o il radicchio, il colore dovrebbe essere vivace e brillante, mentre le macchie gialle potrebbero essere un campanello d’allarme. Per i bulbi ei tuberi, come le cipolle e le patate, evitare quelli con germogli, poiché possono causare problemi digestivi. Inoltre, il colore delle radici, come carote e asparagi, dovrebbe essere vibrante e quasi luminoso.
Legumi e “Fiori” Culinari
Quando si tratta di legumi, come i baccelli, cerca quelli che sono pieni, consistenti e di un verde brillante. La loro integrità è un segno di freschezza e bontà. E non dimenticare di prestare attenzione ai “fiori” culinari come il cavolfiore, i carciofi ei cavoli. I cespi devono essere pesanti, poiché questo indica una buona quantità di acqua. Le foglie e le infiorescenze dovrebbero essere ben salde tra loro, con un colore accattivante e uniforme.
Riconoscere la Freschezza
Riconoscere la freschezza degli ingredienti è un atto di amore per la tua cucina e la tua salute. Attraverso l’osservazione attenta e la conoscenza di base, puoi fare scelte informate che si traducono in piatti deliziosi e nutrienti. Affinare questa abilità ti permetterà di fare sempre scelte culinarie ispirate, creando piatti che celebrano la stagionalità e l’autenticità degli ingredienti.
L’importanza della materia prima
Esaminare un ingrediente di stagione va oltre la semplice valutazione della freschezza.
Ci sono altri parametri cruciali da considerare che riguardano gli usi culinari e gli effetti sull’organismo. Il mondo delle piante commestibili è incredibilmente vario, con una gamma innumerevole di specie disponibili, anche se ci concentriamo su quelle più comuni e reperibili.
Profilo del Sapore
Se desideri immergervi nell’arte della buona cucina, è essenziale comprendere innanzitutto il profilo del sapore di un ingrediente. Ignorare questo aspetto potrebbe portare a contrasti sgradevoli oa un vero e proprio “cacofonie organolettiche” nei piatti.
Proprietà Nutrizionali
Oltre al sapore, considerate le proprietà nutrizionali dell’ingrediente. Sebbene sia vero che ogni vegetale ha qualcosa di unico da offrire, è importante adottare un approccio olistico quando si tratta della dieta complessiva
Due parametri importanti: l’apporto calorico e l’acidità
Esaminando l’argomento a fondo, possiamo concentrarci su due parametri chiave che si rivelano di grande importanza sia per chi cerca di gestire il peso sia per chi si preoccupa della propria salute: l’apporto calorico e l’acidità degli alimenti.
Questi fattori possono influenzare notevolmente le scelte alimentari e guidare verso un’alimentazione equilibrata e consapevole.
Apporto Calorico
È comune dare per scontato che gli ingredienti di origine vegetale siano generalmente a basso contenuto calorico. Questa affermazione è spesso vera, ma vale la pena notare che esistono alcune eccezioni importanti, specialmente quando si tratta di frutti tropicali.
Livello di acidità
Un altro parametro rilevante da considerare è il livello di acidità degli alimenti. Questo aspetto diventa particolarmente cruciale per coloro che soffrono di disturbi gastrointestinali come la gastrite e il reflusso gastroesofageo.
Scelte Consapevoli
Considerare attentamente l’apporto calorico e l’acidità degli alimenti può contribuire a prendere decisioni più consapevoli sulla dieta. Fare scelte informate non solo può aiutare a raggiungere obiettivi di salute e forma fisica, ma può anche favorire un benessere generale.
Esplorazione e sperimentazione
Imparare a riconoscere le eccezioni ea comprendere come gli alimenti interagiscono con il nostro corpo è un passo importante verso un’alimentazione bilanciata e mirata alle proprie esigenze individuali.
I benefici di utilizzare frutta e verdura di stagione
Rispettare la stagionalità di frutta e verdura porta con sé una serie di vantaggi significativi che vanno oltre il semplice aspetto culinario. Questa pratica alimentare non solo è rispettosa dell’ambiente, ma offre anche numerosi benefici per la salute e il benessere complessivo. Ecco alcuni dei principali vantaggi per scegliere gli ingredienti di stagione:
- Freschezza e sapore ottimali : Gli ingredienti di stagione sono raccolti quando sono al massimo della loro maturazione, il che significa che sono al picco del loro sapore e della loro freschezza. Questo si traduce in piatti più gustosi e aromatici che rendono l’esperienza culinaria ancora più appagante.
- Valore nutrizionale elevato : Gli alimenti di stagione spesso offrono un valore nutrizionale più elevato rispetto a quelli fuori stagione. Poiché crescono naturalmente nel loro ambiente ideale, tendono ad essere più ricchi di vitamine, minerali e antiossidanti, contribuendo così ad una dieta più salutare.
- Supporto all’economia locale : L’acquisto di prodotti di stagione sostenuto dalla produzione locale contribuisce a sostenere gli agricoltori e l’economia della tua regione. Questa pratica può contribuire alla crescita delle comunità locali e alla creazione di posti di lavoro.
- Minore impatto ambientale : Gli alimenti di stagione richiedono meno interventi artificiali, come serre riscaldate o trasporti internazionali, che possono causare emissioni di carbonio e impatti ambientali negativi. Consumare cibi di stagione può quindi contribuire a ridurre l’impatto ambientale della tua dieta.
- Diversificazione dell’alimentazione : Il rispetto della stagionalità incoraggia la diversificazione dell’alimentazione. Ogni stagione offre una varietà unica di frutta e verdura, incoraggiandoti a esplorare nuovi ingredienti e piatti, contribuendo così a una dieta più varia e bilanciata.
- Risparmio economico : Gli alimenti di stagione tendono ad essere più abbondanti e quindi meno costosi rispetto agli alimenti fuori stagione, che spesso richiedono considerazioni o coltivazioni speciali.
- Connessione con la natura e le tradizioni : Seguire la stagionalità ti mette in sintonia con i ritmi naturali dell’ambiente e delle tradizioni culinarie. Questo approccio può aiutarti a sviluppare una maggiore consapevolezza dei cicli della natura e delle pratiche alimentari tradizionali.
In sintesi, rispetta la stagionalità di frutta e verdura non solo migliora la qualità dei piatti che prepari, ma sostiene la tua salute, l’ambiente, l’economia locale e la tua connessione con il cibo e la natura. Una scelta semplice ma potente che può avere un impatto positivo su molteplici livelli.
Sostenibilità e alimenti a km zero
La sostenibilità e il concetto di “alimenti a chilometro zero” sono strettamente collegati e rappresentano un approccio alla produzione e al consumo alimentare che ha guadagnato sempre più importanza negli ultimi anni. Vediamo cosa significa esattamente:
- Sostenibilità alimentare: La sostenibilità alimentare si riferisce a pratiche agricole, di pesca e di produzione alimentare che cercano di mantenere l’equilibrio tra la produzione di cibo e l’impatto sull’ambiente. Questo approccio tiene conto di aspetti come la conservazione delle risorse naturali, la riduzione degli sprechi alimentari, la gestione responsabile delle acque e il rispetto della biodiversità. La sostenibilità alimentare mira a garantire che le future generazioni avranno accesso a cibo sano senza compromettere l’ambiente.
- Alimenti a chilometro zero: L’idea degli “alimenti a chilometro zero” si basa sulla produzione e sul consumo di cibo a livello locale, riducendo al minimo la distanza tra il luogo di produzione e il punto di consumo. Questo approccio mira a ridurre l’impatto ambientale legato al trasporto di cibo su lunghe distanze, promuovere l’agricoltura locale e sostenere gli agricoltori della zona. L’obiettivo è di avere una catena alimentare più corta, in cui i consumatori possono connettersi direttamente con i produttori locali.
Ecco alcuni dei benefici associati a una maggiore sostenibilità alimentare e agli alimenti a chilometro zero:
- Minore impatto ambientale: Riducendo le distanze di trasporto, si riducono le emissioni di gas serra e l’uso di carburante fossile.
- Supporto all’economia locale: L’acquisto di prodotti locali contribuisce all’economia della comunità, supportando gli agricoltori e i produttori locali.
- Alimenti più freschi e nutrienti: Gli alimenti locali spesso sono più freschi perché vengono raccolti quando sono maturi, il che può significare una maggiore qualità nutrizionale.
- Conservazione della biodiversità: Il supporto all’agricoltura locale può aiutare a preservare le varietà di colture tradizionali e la diversità genetica.
- Riduzione degli sprechi alimentari: I prodotti locali hanno meno probabilità di andare sprecati durante il trasporto.
- Comunità più forti: L’acquisto di cibo locale può aiutare a creare legami più forti all’interno delle comunità.
La sostenibilità alimentare e gli alimenti a chilometro zero promuovono un approccio più responsabile e consapevole alla produzione e al consumo di cibo, tenendo conto degli impatti ambientali, sociali ed economici. Questi concetti stanno guadagnando sempre più importanza nella progettazione delle politiche alimentari e nelle scelte dei consumatori che desiderano contribuire a un mondo più sostenibile.
Verso un futuro sostenibile: Il potenziale dell’agricoltura idroponica
L’agricoltura idroponica, questo affascinante metodo di coltivazione, apre le porte a un mondo di possibilità in cui le piante crescono senza mai toccare il suolo.
Immaginate una realtà in cui ortaggi, erbe aromatiche, fragole e persino alberi da frutto possono prosperare in un ambiente controllato, indipendentemente dalle condizioni climatiche esterne. Questa è l’essenza dell’agricoltura idroponica.
Una delle chiavi di questo metodo è l’uso di un substrato inerte, spesso costituito da materiali come sabbia o perlite, che supporta le piante senza fornire loro alcun nutrimento. È qui che entra in gioco la soluzione nutritiva. Questa soluzione, composta da una miscela equilibrata di nutrienti essenziali, viene somministrata direttamente alle radici delle piante. È come se le piante stesse cenando in un ristorante esclusivo, con un menù personalizzato di nutrienti.
Controllo preciso delle condizioni ambientali
Ma l’agricoltura idroponica va ben oltre l’alimentazione delle piante. Offre un controllo preciso delle condizioni ambientali. Temperatura, umidità, illuminazione: tutto può essere regolato per garantire un ambiente ottimale per la crescita delle piante. Questo significa che non importa se fuori piove o fa freddo, il mondo delle piante idroponiche è costantemente all’apice della primavera.
Oltre a tutto questo, c’è un impatto ambientale positivo. L’agricoltura idroponica richiede meno acqua rispetto alla coltivazione tradizionale e riduce la necessità di pesticidi. È un passo avanti verso una produzione alimentare più sostenibile.
L’agricoltura idroponica è la promessa di un futuro in cui possiamo coltivare cibo in modo più efficiente, con meno sprechi e in luoghi inaspettati, come edifici urbani convertiti in giardini verticali. Mentre il mondo affronta sfide alimentari sempre più complesse, questo metodo innovativo ci offre una via per un futuro più sostenibile e prospero.
Che bello sarebbe se il nostro prossimo raccolto crescesse senza mai toccare il suolo! L’agricoltura idroponica è una rivoluzione verde che promette di trasformare il nostro modo di coltivare, offrendo soluzioni sostenibili per un mondo sempre più affamato di cibo fresco e di alta qualità.
L’agricoltura idroponica rappresenta una soluzione preziosa per chi soffre di intolleranza al nichel.
Ma come mai questo metodo di coltivazione è così vantaggioso per chi deve prestare attenzione al nichel nella dieta?
Innanzitutto, il controllo preciso dei nutrienti è fondamentale. In un sistema idroponico, ogni elemento nutritivo fornito alle piante è attentamente misurato e gestito. Questo significa che è possibile evitare l’uso di fertilizzanti o terreni contaminati da nichel, riducendo così il rischio che questo metallo pesante si accumuli nelle piante stesse.
Un altro punto importante è l’assenza di suolo. Nei terreni agricoli tradizionali, il nichel può accumularsi nel suolo a causa di pesticidi, fertilizzanti o altri prodotti chimici utilizzati nella coltivazione. Con l’agricoltura idroponica, questo rischio è praticamente eliminato poiché non c’è terreno coinvolto nel processo.
Inoltre, l’ambiente controllato è un aspetto chiave. La coltivazione idroponica avviene in serre o ambienti interni, dove la qualità dell’acqua e dell’aria può essere attentamente monitorata. Questo impedisce l’ingresso di fonti esterne di nichel che potrebbero ostacolare la crescita delle piante.
Un altro vantaggio è la ridotta necessità di pesticidi. Poiché l’agricoltura idroponica è meno soggetta a parassiti e malattie, spesso è possibile limitare l’uso di pesticidi contenenti metalli pesanti, tra cui il nichel.
Infine, c’è la possibilità di selezionare piante specifiche che sono meno inclini ad assorbire il nichel. Questa scelta consente alle persone con intolleranza al nichel di personalizzare la propria dieta in modo più accurato.
In definitiva, l’agricoltura idroponica offre un ambiente di coltivazione altamente controllato e privo di suolo che riduce notevolmente il rischio di contaminazione da nichel nelle piante. È una risorsa preziosa per chi deve fare attenzione a questo metallo pesante nella propria dieta, garantendo prodotti alimentari più sicuri e conformi alle esigenze dietetiche.
La conservazione di frutta e verdura è estremamente importante
La conservazione di frutta e verdura è estremamente importante per vari motivi:
- Mantenere la freschezza: Conservando frutta e verdura correttamente, è possibile preservare la loro freschezza e prolungare la loro durata. Questo significa che potrai godere di prodotti più gustosi e nutrienti per un periodo più lungo.
- Minimizzare lo spreco alimentare: La conservazione adeguata aiuta a ridurre lo spreco alimentare. Molte persone gettano cibo perché diventa troppo maturo o si deteriora a causa di una conservazione inadeguata. Imparare a conservare frutta e verdura in modo appropriato può contribuire a ridurre il cibo sprecato.
- Mantenere il valore nutrizionale: La freschezza è spesso associata a un maggiore valore nutrizionale. Conservando frutta e verdura in modo adeguato, è possibile preservare vitamine, minerali e antiossidanti importanti che possono degradarsi con il tempo.
- Risparmiare denaro: acquistare frutta e verdura quando sono di stagione e conservarli correttamente può aiutare a risparmiare denaro. Puoi approfittare delle offerte stagionali e conservare i prodotti per il consumo futuro.
- Aumentare la varietà nella dieta: Conservare frutta e verdura consente di avere una più ampia varietà di opzioni alimentari durante tutto l’anno. Puoi gustare prodotti fuori stagione che altrimenti non sarebbero disponibili.
- Fornire cibo fresco in caso di emergenza: Avere una buona scorta di frutta e verdura conservata può essere utile in situazioni di emergenza o quando non è possibile accedere facilmente a negozi alimentari.
- Sostenibilità: riducendo lo spreco alimentare e sfruttando al meglio i prodotti di stagione, contribuisci a una produzione alimentare più sostenibile.
Per conservare frutta e verdura in modo adeguato, è importante tenere conto di vari fattori, tra cui temperatura, umidità, esposizione all’aria e tipo di prodotto. Ad esempio, alcune verdure possono essere conservate in frigorifero, mentre altre sono meglio conservate in un luogo fresco e buio. Inoltre, esistono metodi specifici come l’essiccazione, la fermentazione, il sottovuoto e il congelamento che possono essere utilizzati per prolungare la conservazione di frutta e verdura. La chiave è informarsi sulle specifiche esigenze di conservazione di ciascun alimento e adottare le pratiche appropriate.
La conservazione ottimale di frutta e cerdura: un’arte e una scienza
Per conservare frutta e verdura in modo adeguato, è essenziale considerare una serie di fattori che vanno oltre il semplice frigorifero. Questi fattori includono la temperatura, l’umidità, l’esposizione all’aria e, naturalmente, il tipo specifico di prodotto. La conservazione degli alimenti è un’arte e una scienza, e comprendere questi aspetti può fare la differenza tra alimenti freschi e deperibili.
La temperatura giusta:
La temperatura è uno dei fattori chiave nella conservazione di frutta e verdura. Alcuni prodotti prosperano a temperatura più basse, mentre altri sono meglio conservati a temperatura ambiente. Ad esempio, le verdure a foglia verde come spinaci e lattuga apprezzano la temperatura vicina al congelamento, mentre pomodori e peperoni si conservano meglio a temperatura ambiente. Conoscere la temperatura ideale per ogni alimento è fondamentale per mantenerlo fresco più a lungo.
L’umidità adeguata:
L’umidità è un altro fattore critico. Alcuni alimenti richiedono un’alta umidità, mentre altri devono rimanere asciutti. Le verdure a foglia verde, ad esempio, beneficiano di un ambiente ad alta umidità, mentre le cipolle e le patate preferiscono un ambiente asciutto. Utilizzare cassetti per la verdura con regolazione dell’umidità nel frigorifero può aiutare a mantenere i prodotti freschi più a lungo.
Esposizione all’aria e contaminazione incrociata:
La conservazione degli alimenti non riguarda solo la temperatura e l’umidità, ma anche l’esposizione all’aria e la prevenzione della contaminazione incrociata. conservare gli alimenti in contenitori ermetici o sacchetti sigillati può impedire l’ossidazione e la diffusione di odori indesiderati. Inoltre, è importante evitare la contaminazione incrociata tra alimenti crudi e cotti per prevenire malattie alimentari.
Metodi di conservazione specifici:
Esistono vari metodi di conservazione che possono essere utilizzati per prolungare la vita dei prodotti. L’essiccazione, ad esempio, è ideale per frutta come mele e albicocche, mentre la fermentazione può trasformare il cavolo in crauti deliziosi. Il sottovuoto è perfetto per salse e zuppe fatte in casa, mentre il congelamento è un salvavita per prodotti come bacche e pezzi di frutta per frullati invernali.
La chiave è l’informazione:
La chiave per una conservazione ottimale di frutta e verdura è l’informazione. Ogni alimento ha esigenze specifiche, e comprendere queste esigenze è fondamentale per garantire che rimangano freschi e gustosi. Prenditi il tempo per informarti sulle specifiche esigenze di conservazione di ciascun prodotto che desideri conservare e adotta le pratiche appropriate. Questo ti permetterà di godere di frutta e verdura fresca tutto l’anno e di ridurre lo spreco alimentare. La conservazione degli alimenti è un’arte da apprezzare e una scienza da rispettare per una dieta più sana e sostenibile.
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Mai fare autodiagnosi
Sintomi e sostanze scatenanti
Da quanto appena detto deriva anche l’eterogeneità di sintomi che allergie e intolleranze provocano. I sintomi delle allergie sono sovente sistemici e violenti, e possono includere forte malessere, rush e problemi respiratori. Se l’interazione con la sostanza avviene a livello cutaneo, si possono notare eczemi in corrispondenza della zona di contatto. E’ il caso dell’allergia al nichel. Non mancano, soprattutto in caso di assunzione, problemi gastrointestinali, come dolori, crampi, diarrea e nausea. I sintomi delle intolleranze sono più circoscritti e sono principalmente gastrointestinali. Ciò si verifica - nella maggior parte dei casi - in quanto l’organismo non riesce ad assimilare la sostanza, dunque produce gas nel tentativo di farlo. Tale abnorme quantità di gas provoca i sintomi che abbiamo appena descritto. Questo è proprio il caso dell’intolleranza al lattosio, infatti il lattosio rimane per lo più integro, anziché scomporsi in glucosio e galattosio, stimolando un accumulo di gas. Una differenza tra allergie e intolleranze, che spesso viene scambiata per punto in comune, è la classe di sostanze che scatenano le une e le altre. Nel caso delle allergie, la sostanza incriminata è un alimento nel suo complesso. Nel caso delle intolleranze, è spesso una molecola, uno zucchero o una proteina. Le allergie alimentari più comuni riguardano il latte, il miglio, il frumento, le uova e i crostacei. Le intolleranze alimentari più comuni, invece, riguardano il lattosio, il glutine e così via. Ciò pone in essere conseguenze diversificate sul tenore di vita. In buona sostanza, quello degli allergici risulta molto più compromesso. Dover evitare una sostanza è un conto, dover evitare un alimento è un altro paio di maniche. Giusto per fare un esempio, chi è intollerante al lattosio può comunque bere latte e consumare latticini, purché siano delattosati. Chi è allergico al latte non dispone di questa possibilità.Come diagnosticare allergie e intolleranze?
La diagnosi delle allergie alimentari è sostanzialmente clinica, dunque è frutto dell’osservazione di reazioni visibili e misurabili empiricamente. Ciò ha determinato la convinzione secondo cui anche il singolo individuo possa giungere a una diagnosi, senza l’aiuto di un esperto. In realtà è un errore madornale. L’autodiagnosi è fallace in quanto per individuare correttamente la malattia è necessario un bagaglio di conoscenze utile ai fini dell’interpretazione dei fenomeni. Inoltre, è anche pericolosa in quanto si rischia di scatenare i sintomi della malattia. E’ vero che la diagnosi passa per prove ed errori, ma queste devono susseguirsi in una prospettiva di riduzione dei rischi propria della professione medica. Dunque, sì all’eliminazione dalla dieta di questo o quell’elemento, per capire se è proprio lui a scatenare i sintomi allergici. Si anche all’aggiunta di dosi ulteriori del sospetto allergene per verificare la reazione dell’organismo, ma secondo tappe e indicazioni ben precise, fornite dallo specialista. Anche l’intolleranza viene diagnostica o più frequentemente “scovata” con l’aggiunta o la sottrazione di elementi specifici dalla dieta. Il primo scopo è comunque escludere l’allergia, cosa tra l’altro abbastanza semplice vista la diversità di sintomi. In alcuni casi sono a disposizione alcuni test che garantiscono una diagnosi. E’ il caso del breath test per le intolleranze al lattosio. Il paziente viene invitato a consumare del latte, in modo progressivo. Successivamente, soffia in un macchinario che analizza la composizione dell’aria immessa. Se si riscontra una quantità di anidride carbonica esagerata, allora si è in presenza di una intolleranza, infatti l’abbondanza di CO2 è causata proprio dalla cattiva digestione e dal malassorbimento. Se vi è un sospetto caso di celiachia, invece, si possono realizzare degli esami del sangue per rintracciare gli anticorpi specifici, in quanto tale patologia “stimola” comunque il sistema immunitario.Gli esami strumentali nello specifico
Vale la pena approfondire la questione degli esami strumentali. Molti, infatti, pensano all’iter diagnostico con un po’ di timore reverenziale, immaginando chissà quale pratica complessa o dolorosa. In realtà è tutto molto semplice, e nemmeno troppo scomodo. Ciò vale soprattutto per il breath test. Sul meccanismo di azione ho già accennato qualcosa prima, rimane da affrontare il tema della “preparazione”, che merita particolare attenzione. Infatti, non ci si può presentare al breath test come se nulla fosse, ma occorre seguire delle regole ben precise. La più importante riguarda il digiuno: esso deve durare per le otto ore precedenti al test. Lo scopo è quello di giungere con lo stomaco e gli intestini “vuoti”, analizzando al meglio l’impatto del lattosio sull’apparato digerente senza interferenze. Stesso discorso per il fumo. Il consumo di tabacco, infatti, può alterare - seppur impercettibilmente - l’attività respiratoria, inducendo all’errore l’esaminatore. E’ bene, poi, consumare cibo leggero in occasione dell’ultimo pasto (almeno otto ore prima del test). A tal proposito, si consiglia riso, carne o pesce, degli alimenti che producono pochi gas intestinali. Più complessi sono i test per la diagnosi della celiachia, almeno dal punto di vista medico. Per il paziente sono una “passeggiata”, in quanto constano di un semplice prelievo di sangue. Questo viene poi analizzato per verificare la presenza di anticorpi specifici contro il glutine. Gli anticorpi possono essere anti-transglutaminasi (tTG), anti-gliadina (AGA) e anti-endomisio. I risultati, per ovvi motivi, sono difficili da leggere, ma per questo ci sono esperti e specialisti. Se i risultati non sono chiari, o se la celiachia è a uno stadio precoce, è possibile sottoporsi ad alcuni test genetici. Questi hanno lo scopo di verificare la presenza di componenti genetiche associate alla celiachia. I test genetici sono comunque abbastanza rari, anche perchè costano parecchio.Comportamenti e terapie
Quando si è in presenza di un’allergia alimentare, l’unica terapia realmente a portata di mano è l’esclusione totale dell’alimento dalla propria dieta. Tuttavia, in alcuni casi ciò non risulta possibile in quanto provoca un grave peggioramento della qualità della vita. Un’evenienza non comune, ma che fa riferimento solo alle situazioni in cui sono presenti contemporaneamente molte allergie. In questi casi si procede con delle immunoterapie, che prevedono l’esposizione graduale e crescente all’allergene nel tentativo di ripristinare una corretta risposta immunitaria. Nella peggiore delle ipotesi, ovvero quando la sensibilità è estrema si possono assumere farmaci chelanti, che di fatto disintossicano il corpo dalla sostanza incriminata. Per la celiachia vale lo stesso discorso, solo che in questo caso ci si ferma all’eliminazione del glutine. E’ infatti uno sforzo meno gravoso di quanto si pensa, dal momento che esistono molti alimenti che possono sostituire al meglio i cibi full-gluten. Discorso diverso, invece, per l’intolleranza al lattosio. Nella fattispecie è possibile evitare latte, latticini e formaggi freschi, o puntare sulle varianti delattosate. La rimozione del lattosio è un’operazione banale, che altera solo un po’ il gusto. Il procedimento consiste nell’immissione dell’enzima lattasi nel latte. Tale enzima, che manca negli intolleranti, di fatto “scompone” il lattosio. Il lattosio si trasforma poi in glucosio e galattosio, sostanze digeribili da chiunque.Lo stile di vita di chi soffre di intolleranze alimentari
Chi soffre di intolleranze alimentari o allergia va incontro a un drastico peggioramento della qualità della vita? Il senso comune suggerisce di sì. Se l’unica terapia possibile, eccettuati i casi speciali (es. immunoterapia) è rinunciare agli alimenti che provocano i sintomi, si fa presto a concludere che questi disturbi privano di uno dei piaceri della vita, ossia mangiare ciò che si vuole. Il ragionamento ha una sua fondatezza, ma corrisponde al vero solo se chi ha ricevuto una diagnosi “si lascia andare” e non reagisce con furbizia di fronte a un problema in effetti piuttosto grave. La verità è semplice: si può convivere con le intolleranze e con le allergie senza compromettere il proprio rapporto con il cibo. Insomma, si può evitare di scambiare le sofferenze fisiche (sintomi da intolleranze e allergie) con le sofferenze psicologiche. Il segreto sta nel cambiare il proprio approccio all’alimentazione, intraprendendo un percorso di conoscenza degli alimenti. La natura offre tanti alimenti in grado di sostituire quelli che, per una intolleranza o un’allergia sono off limits. Nella stragrande maggioranza dei casi sono buoni, nutrienti e porgono il fianco alla buona cucina. Per intraprendere questo percorso e portarlo a termine sono necessari alcuni “ingredienti”. In primo luogo è necessario metabolizzare la diagnosi sul piano psicologico. Non è un processo immediato, ma prima o poi tutti se ne fanno una ragione. Secondariamente è necessario sviluppare una forma mentis diversa e più aperta a nuovi sapori, che vanno oltre gli approcci diversi da quello “mediterraneo classico”. E’ un caso, ma buona parte degli alimenti “agibili” provengono da altri contesti, e lo stesso si può dire delle ricette che ne fanno uso. Infine, è bene sviluppare una vera cultura della condivisione. Coinvolgere il prossimo nel proprio percorso di crescita, o più banalmente condividere i pasti “anti-intolleranze” restituisce una dimensione di normalità e cambia la percezione che i “sani” hanno degli intolleranti e degli allergici.Alcuni dettagli sull’intolleranza al lattosio e sulla celiachia
Cosa significa, nello specifico, convivere con questi disturbi? Rispondo alla domanda limitando il campo di indagine a quelli più diffusi: l’intolleranza al lattosio e la celiachia. D’altronde, ne so qualcosa, visto che sono affetta da entrambe. Attualmente, dopo aver intrapreso un percorso di conoscenza e di evoluzione del mio rapporto con il cibo, posso dirmi soddisfatta. Per me questi disturbi non sono un problema in quanto ci convivo non solo sul piano psicologico, ma anche come stile di vita, applicando in modo oculato eventuali rinunce. Per esempio, affronto l’intolleranza al lattosio sostituendo il latte e i suoi derivati con versioni vegetali, come il latte di mandorla, il latte di cocco e il latte di soia. In alternativa, posso tranquillamente consumare prodotti delattosati, che sono buoni come quelli “normali” sebbene un po’ più costosi. La celiachia mi ha imposto un cambio di marcia pesante, che mi ha portato a scoprire tanti alimenti e a esprimere un livello di creatività in cucina per me inedito (ho sempre amato sperimentare). Sostituiscono la farina di frumento con quella di riso e di mais, come fanno tutti, ma allo stesso tempo consumo - e preparo deliziose ricette – con farine diverse e più esotiche. Qualche esempio? La farina di amaranto, la farina di quinoa, la farina di fonio etc. Non è uno sforzo, ma piuttosto un piacere. Anche perché nella stragrande maggioranza dei casi aggiungono un tocco di fantasia ai piatti. Senza considerare le loro proprietà nutrizionali, che sono spesso più accentuate rispetto delle farine standard. Non di rado contengono anche molte proteine e sono ricche di sali minerali e di vitamine. Per quanto concerne l’apporto calorico non ci sono grosse differenze, del resto la farina è sempre farina!
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Ebook scaricabili gratuitamente
In questa sezione potrete scaricare gratuitamente alcuni ebook che, sono sicura, vi saranno di grande aiuto in cucina.
Ebook, un formato perfetto per imparare divertendosi Qui su Nonnapaperina.it ho preparato per voi una sezione piena di ebook da scaricare gratuitamente. Gli ebook sono pieni di contenuti esposti in modo leggero e gradevole. Reputo, infatti, che questo formato sia l’ideale per imparare divertendosi, senza necessariamente appesantire il contenuto con testi troppo corposi. D’altronde, sono pensati per essere visualizzati con facilità anche dal cellulare, ovunque vi troviate.
Tutti gli ebook riprendono un tema e lo approfondiscono. Dopo una prima parte introduttiva e descrittiva, presentano alcune ricette ad hoc, corredate di indicazioni precise e immagini che mostrano il risultato finale. Troverete ovviamente una dettagliata lista di ingredienti (con particolare riferimento al dosaggio) e la preparazione della ricetta esposta in modo semplice ed alquanto creativo.
Perché quindi scaricare gli ebook? In primo luogo perché sono gratis, secondariamente perché rappresentano una risorsa per migliorare le proprie “performance” in cucina, senza doversi sorbire complicati e lunghi manuali. Avete solo l’imbarazzo della scelta, vista l’abbondanza dei temi che ho affrontato in questi anni.
Gli ebook tematici
Come ho già specificato, gli ebook sono principalmente “tematici”, ovvero affrontano un alimento, un pasto della giornata o un evento. Ho scelto questo approccio in quanto mi è sembrato quello più utile, in grado di fornire un valido aiuto a chi è alla ricerca di soluzioni per soddisfare una specifica esigenza.
Non mancano ovviamente gli ebook dedicati alle festività. In particolare, ho affrontato il tema della cucina natalizia, ma ho dedicato un ebook anche a feste meno tradizionali ma ormai radicate dalle nostre parti, come Halloween. Altri ebook si concentrano su uno specifico alimento, come la zucca, un ortaggio che merita di essere apprezzato non solo per il gusto e per le proprietà nutrizionali, ma anche per la sua versatilità. Quest’ultima qualità emerge anche solo sfogliando l’ebook, ricco di ricette molto diverse tra di loro.
Ho parlato anche dei pasti in sé. Per esempio, ho dedicato un ebook ai dessert, argomento che appassiona tutti colori che si cimentano in cucina. Inoltre, ho dedicato un ebook alle colazioni, a rimarcare l’importanza di questo pasto, e ai contorni (soprattutto insalate).
Un compromesso tra tradizione e sperimentazione
Tutti gli ebook procedono da un’attenta selezione di ricette. Ho cercato di raggiungere un equilibrio tra tradizione e sperimentazione, fondendo i due approcci. Reputo, infatti, che la tradizione vada rispettata, ma vadano lasciati margini per la creatività. L’importante è replicare lo “spirito” di un piatto tradizionale, a prescindere dalle sostituzioni che possono coinvolgere gli ingredienti.
In tutti gli ebook ho dato ampio spazio alle ricette anti intolleranze alimentari. Spesso vedrete ricette realizzate con basi senza glutine, con creme senza lattosio e con alimenti a basso contenuto di nichel. Inoltre, si potrebbe considerare questa scelta come una sorta di auto-limitazione. In realtà si tratta di un pregiudizio, e non è certo l’unico quando si indaga il rapporto tra il senso comune e le intolleranze alimentari.
Infondo, il messaggio che questi ebook vogliono lanciare è il linea con ciò che cerco di trasmettere con Nonnapaperina.it, ossia è possibile sconfiggere le intolleranze alimentari con la buona cucina e con un approccio creativo, che può essere condiviso con chiunque (intolleranti e non). Insomma, le ricette sono pensate a uso e consumo di celiaci e intolleranti in generale, e sono godibili anche da tutti gli altri. Un terreno comune che regala grandi soddisfazioni, a prescindere da disturbi e patologie. Fammi sapere che ne pensi!.
Don’t worry be happy
Non preoccuparti e sii felice. Questo è il mio motto.
Ricordo ancora quando, molti anni or sono, mi diagnosticarono non una ma ben tre intolleranze: al lattosio, al nichel e al glutine. Una dopo l’altra, senza nemmeno il tempo di metabolizzare la notizia. Mi sentivo perduta, mi prendeva il magone al solo pensiero di dover rinunciare ai miei piatti preferiti. Se è vero che anche il cibo è fonte di felicità, sentivo di averla persa per sempre.
Ben presto ho scoperto che la cucina è la chiave per uscirne e non perdere nulla nella vita. Sono sempre stata appassionata di cucina e del buon cibo. Ho sempre manifestato interesse per le ricette della tradizione italiana e per quelle estere. Inoltre, non mi sono mai tirata indietro quando si trattava di sperimentare. Proprio l’apertura mentale al nuovo mi ha salvata. Ho capito ben presto che là fuori c’era una marea di alimenti ancora alla mia portata, e infinite ricette con cui valorizzarli.
Nonnapaperina.it nasce proprio per questo scopo, ossia condividere con voi non solo le ricette per intolleranti, ma anche un approccio diverso alla gestione della malattia. Un approccio che non punta a limitare i danni, ma a trovare la felicità in una cucina solo all’apparenza diversa. In tutto ciò mi ha spinto il senso di condivisione, che non mi è mai mancato, ma anche la consapevolezza di poter fare del bene, contribuendo alla serenità altrui.
Nonnapaperina.it nel suo piccolo è la dimostrazione di come le intolleranze alimentari possano essere sconfitte proprio sul terreno in cui sembrano avere vita facile: l’alimentazione. In realtà le difficoltà della vita sono un’occasione per mettersi in gioco. Un paradosso buffo, ma che trova conferme nella vita reale: le difficoltà spingono a mettersi in gioco, e mettersi in gioco significa superare le difficoltà.
Mi rivolgo a tutti coloro che hanno ricevuto di recente una diagnosi di intolleranza alimentare, di allergia alimentare o di celiachia. Sentitevi in diritto di dispiacervi per tutto il tempo necessario, prendetevi tutto il tempo che vi serve per elaborare la notizia. Dopo, però, rialzatevi e reagite. Anche perché potete farlo. La soluzione è a portata di mano e anche divertente, ossia ripensare la cucina, l’alimentazione e il proprio rapporto con il cibo.
Vi consiglio anche di abbandonare prima possibile i pensieri negativi che, certamente, stanno affollando la vostra mente. Lo so perché ci sono passata anche io. Un esempio? La convinzione che la condizione di intollerante alimentare segni un solco rispetto al prossimo e alle altre persone è molto consistente. D’altronde, non potete mangiare alcune delle cose che gli altri mangiano tutti i giorni!
E’ un pensiero negativo e falso. In primo luogo, il concetto di intolleranza alimentare è entrato stabilmente nell’immaginario collettivo, dunque nessuno si stupisce di una persona che soffre di questo disturbo. Oggi più che mai lo stigma della malattia è superfluo e fuori luogo. Secondariamente gli alimenti a disposizione degli intolleranti e le ricette che su di essi si basano sono buoni per tutti, anche per chi non soffre di problemi del genere. Insomma, la “ghettizzazione” non ha senso di esistere, men che meno quella in cui il presunto malato relega se stesso.
Anzi, molti accolgono con gioia la possibilità di sperimentare nuovi piatti in cucina. Un dolce realizzato con una farina alternativa può suscitare maggiore interesse rispetto a un dolce classico. E poco importa se si toccano le corde dell’appartenenza. Non è certo un alimento a fare di un piatto il simbolo della tradizione!
Stesso discorso per la paura di provocare fastidi agli altri nelle occasioni sociali, quando si va a mangiare fuori tutti assieme. Quello delle intolleranze alimentari non è affatto un tabù, dunque tutte o quasi le attività di ristorazione offrono alternative a chi soffre di intolleranza al lattosio, al nichel, o per chi è affetto da celiachia e da allergie. Per questo motivo vi consiglio di fare come me, anche se la diagnosi vi ha sconvolto e vi ha preso in contropiede. Non preoccupatevi, siate felici. La soluzione c’è ed è molto concreta.
Ho aperto questo mio excursus sulle intolleranze alimentari e allergie alimentari con un riferimento alle mie diagnosi. In realtà la mia storia da questo punto di vista è un po’ più lunga e complessa. Vale la pena raccontarla, in quanto può offrire qualche spunto per superare certi passaggi forse un po’ più ardui. Il giro di boa più importante è avvenuto a qualche mese di distanza dalle prime diagnosi, quando ero già venuta a patti con la mia nuova condizione.
Ebbene, non ero più intollerante al nichel, ma ero proprio allergica. La notizia non mi ha sconvolto più di tanto in quanto si trattava pur sempre di evitare o gestire il nichel. Tuttavia, ho scoperto sulla mia pelle che l’allergia porta ad una sensibilità ancora più spiccata. Azzerare il nichel è impossibile, dunque mi sono sottoposta inizialmente a una terapia iposensibilizzante, che punta a introdurre nel mio corpo quantità di nichel dapprima minime, e poi via via più elevate, in modo da abituare l’organismo.
La terapia è fallita, in quanto la mia estrema sensibilità alla sostanza non lasciava margini di manovra. Ho provato quasi subito con una terapia chelante, che invece consiste nella disintossicazione naturale da alcuni metalli, nichel in primis. Questo rimedio ha funzionato, in quanto in poco tempo ho smesso di accusare i sintomi e ho potuto sospendere i cortisonici (che i sintomi li tenevano a bada).
Cosa dimostra la mia storia? Semplicemente, anche quando gli ostacoli sembrano insormontabili, esiste sempre una soluzione. Nel campo dell’alimentazione il mio caso è abbastanza particolare, eppure sono qui, soddisfatta della mia dieta e del mio rapporto con il cibo.
Cosa può fare per voi Nonnapaperina.it
Ho già introdotto il motivo per cui ho intrapreso il progetto di Nonnapaperina.it, ossia condivisione della mia esperienza e la possibilità, per tutti, di fruire di soluzioni a portata di mano per un’alimentazione a prova di intolleranze alimentari. Tanto vale, quindi, parlare un po’ del sito e dare qualche consiglio per “viverlo” al meglio. Ad esempio, per la vita di tutti i giorni, fate riferimento alla sezione “ricette per intolleranti”. Ne trovate a bizzeffe, tutte categorizzate per portata (primi, secondi etc.), momento della giornata (colazione, pranzo, cena), funzione (basi, impasti, creme, salse) e molto altro ancora.
Non trascurate, però, anche la sezione sulle festività. Se il principio cardine del progetto è la condivisione, allora la palla passa presto a voi, quindi condividete liberamente le ricette con i vostri cari e con i vostri amici. E quale migliore occasione di una festività, sia essa il Natale, la Pasqua o la Festa della Mamma? Non di rado le ricette hanno un ché di artistico. I piatti porgono il fianco a un concetto “elevato” di cucina, che coinvolge non solo il senso del gusto, ma pone le basi per un’esperienza a tutto tondo. Il tutto a uso e consumo degli intolleranti alimentari, o degli amanti del buon cibo in generale.
Il consiglio, comunque, è quello di spaziare. Il sito è basato sul principio dell’ipertesto, ossia ciascuna ricetta ne richiama altre, e molte altre ancora. Lasciatevi trasportare e vi sembrerà realmente di intraprendere un viaggio nella cucina anti-intolleranze alimentari, nella sua versione più “friendly” e divertente! Buona degustazione a tutti!
Intolleranze alimentari e allergie si sconfiggono a tavola
Quello delle intolleranze alimentari e delle allergie rischia di diventare un problema di ordine sociale se non viene gestito con attenzione. In primis per le dimensioni del fenomeno. Si stima, infatti, che circa il 10% della popolazione soffra di un qualche disturbo legato all’assorbimento di sostanze alimentari e, allo stesso tempo, in grado di generare sintomi più o meno importanti. Sul banco degli imputati vi sono l’intolleranza al lattosio e la celiachia, che sono le patologie in assoluto più diffuse, ma vanno prese in considerazione anche l’allergia e la sensibilità al nichel.
Per inciso, la distinzione tra intolleranza e allergia è fondamentale ai fini medici. I sintomi sono infatti diversi per tipologia o per intensità (o per entrambi). A fare il bello è il cattivo tempo è in particolar modo l’allergia, che coinvolge il sistema immunitario e quindi determina una sintomatologia spesso e volentieri sistemica. Le intolleranze alimentari, invece, producono prevalentemente sintomi gastrointestinali. Discorso a parte per la celiachia, che tecnicamente non è un’allergia, ma coinvolge ugualmente il sistema immunitario.
La distinzione tra intolleranza e allergia, tuttavia, assume una posizione di secondo piano per quanto concerne gli approcci terapici, o per meglio dire “di gestione”. Al netto di alcune eccezioni, che riguardano i casi di “scarsa tollerabilità”, intolleranze e allergie vanno trattate allo stesso modo, ovvero evitando le sostanze che creano i disturbi. Nella quasi totalità dei casi, infatti, non esiste una terapia risolutiva e quindi la guarigione è un’ipotesi da escludere.
Ne è consapevole chi viene raggiunto da una diagnosi di intolleranza o allergia. L’impatto emotivo della diagnosi è molto forte proprio per l’impossibilità di raggiungere una guarigione completa. Sia chiaro, il disorientamento iniziale è fisiologico e giustificato. Tuttavia, deve essere destinato a durare poco, ovvero il tempo necessario a prendere atto della buona notizia riguardante intolleranti e allergici: convivere con questi disturbi si può! E’ possibile quindi convivere con i disturbi alimentari senza rinunciare ai propri piatti preferiti e senza dire addio al proprio stile alimentare.
Non surrogati ma scelte alimentari consapevoli
Le intolleranze alimentari e le allergie si combattono non solo con le armi della medicina, ma anche attraverso un cambio di mentalità, che a sua volta coinvolge il modo di intendere la cucina. Il trucco è semplice, basta non guardare agli alimenti anallergici e anti-intolleranze come a dei surrogati degli “alimenti normali”. Gli alimenti per intolleranti sono infatti alimenti dotati di una propria specificità e in grado di offrire molto sul piano organolettico e visivo.
Chi soffre di intolleranze alimentari e di allergia non dovrebbe replicare il consumo di latte, pane o altri alimenti, ma dovrebbe valorizzare gli alimenti a cui può attingere in tutta sicurezza. Adottare questo approccio significa innanzitutto svincolarsi dal ruolo del “malato”, focalizzandosi in realtà su altri alimenti.
Ad aiutarci in questo senso c’è la natura con le sue molteplici varietà. Gli alimenti che fanno al caso del celiaco, o all’intollerante al lattosio, sono numerosi e spesso buoni e belli da vedere; inoltre sono molto versatili in quanto possono dare inizio a molte ricette davvero sfiziose. Non lo sono solo per chi soffre di queste patologie, ma anche per tutti gli altri. Le implicazioni dal punto di vista sociale sono evidenti.
Col mio sito di cucina porto avanti esattamente questa filosofia. Non è solo uno spazio per conoscere ricette, ma anche un vero e proprio manifesto per chi vuole affrontare le intolleranze alimentari con armi meno tediose di quelle esclusivamente sanitarie. In quest’ottica la farina di riso non è un surrogato della farina tradizionale, ma un elemento a parte con cui realizzare ricette deliziose, che si abbinano con una grande varietà di ingredienti. E lo stesso, ovviamente, si può dire delle farine di amaranto, di fonio, di quinoa etc. Un discorso simile può essere fatto anche per l’intolleranza al lattosio. Al netto della possibilità di delattosare il latte, le varianti vegetali godono di una propria dignità gastronomica e porgono il fianco a un interessante approccio creativo in cucina.
Tra l’altro, questo cambiamento forzato pone le condizioni per un viaggio attraverso le cucine alternative e gli alimenti più esotici. Ecco che si capovolge la prospettiva: intolleranze e allergia non sono solo una condizione gestibile, ma anche un’occasione di arricchimento.
Intolleranze alimentari e socialità, un falso problema
Un altro dei motivi per cui la diagnosi di intolleranza o allergia fa molta paura, gettando nello sconforto chi ne soffre, riguarda le implicazioni per la vita sociale. Chi ha ricevuto una diagnosi da poco è convinto nella maggior parte dei casi che la sua patologia inciderà negativamente sulle occasioni di socialità, sia dal punto di vista psicologico – emotivo che dal punto di vista pratico. Il timore è quello di sentirsi diversi e in qualche modo lontani dai canoni della normalità, questo può portare a disagi anche tra parenti e amici.
In realtà sono paure infondate. In primo luogo una condizione patologica non corrisponde a una condizione di “anormalità” (al netto dell’inconsistenza semantica del termine). Secondariamente basta un minimo di organizzazione e di consapevolezza per gestire anche le occasioni di socialità. Anzi, quando queste si svolgono fuori di casa, ossia nei locali adibiti alla ristorazione, la questione è addirittura più semplice. I gestori infatti sono nella maggior parte dei casi preparati ad accogliere clienti con intolleranze e allergie. In ogni caso basta informarsi prima e scegliere di conseguenza.
Ma il problema non si pone nemmeno se si mangia a casa di altri, o se si invitano a casa propria delle persone. In primo luogo perché le diagnosi di questo tipo non fanno scalpore in quanto sono ormai molto diffuse. In secondo luogo perché i piatti per chi soffre di intolleranze alimentari sono in realtà buoni per tutti, anche per chi non soffre di alcun disturbo. Al netto di tutto ciò, se si pone attenzione al tema della contaminazione alimentare, cucinare per intolleranti alimentari (o per allergici) è più semplice di quanto si possa immaginare.