Fave
L’eccellente versatilità delle fave
In questa sezione parliamo delle fave, legumi molto apprezzati e ampiamente presi in considerazione dalle tradizioni gastronomiche italiane. Per fave si intendono i semi dei baccelli della specie botanica Vicia faba, che cresce spesso spontanea nelle campagne della macchia mediterranea. Il baccello si presenta come appiattito, allungato ed eretto sui rami della pianta. Questa, in genere, non raggiunge i 2 metri di altezza.
Le fave sono apprezzate per il loro gusto corposo, per la versatilità e per le loro importanti proprietà nutrizionali. Sono, infatti, un’ottima fonte di vitamine e sali minerali, con riferimento in particolare al ferro e alla vitamina C. Contengono anche tante fibre, dunque rappresentano un toccasana per chi soffre di problemi digestivi. Le fave contengono anche la levodopa, un aminoacido che stimola la produzione di dopamina da parte del cervello. Infine sono dotate di un apporto calorico molto basso, soprattutto se si consuma il prodotto fresco.
La fava, originaria dell’Africa Settentrionale, era già conosciuta nell’ Antico Egitto. Se ne coltivano attualmente diverse varietà, con semi di differente grandezza e colore: quelle più diffuse presentano semi grandi, piatti, marroni, e si possono trovare anche sgusciate. In Italia, il consumo di fave è stato notevole fino all’inizio del secolo, poi è andato gradualmente calando. Le fave secche sono consumate soprattutto nell’Italia Meridionale, in minestre con pasta o verdure.
La varietà conosciuta come favino (a semi più piccoli, ovoidali) nelle nostre regioni era più frequentemente destinata all’alimentazione di animali e in particolare cavalli, pur avendo la stessa composizione chimica e lo stesso valore nutritivo delle varietà a semi grossi.
Attualmente, in tutti i Paesi del bacino del Mediterraneo esiste un rinnovato interesse per la coltura delle fave, e sono in corso numerosi programmi che hanno come obiettivo un miglioramento delle loro caratteristiche agronomiche e nutrizionali.
Il consumo di fave, in particolar modo di quelle fresche, può provocare il favismo, una forma di anemia che insorge solo in persone con una predisposizione genetica ereditaria (la carenza di un enzima nei globuli rossi). Il favismo è diffuso nel bacino del Mediterraneo e particolarmente in Sardegna.
Le differenti varietà e le loro caratteristiche
Le fave sono legumi tutto sommato uniformi, proprio per questo non si segnalano tante varietà, e le poche di cui siamo a conoscenza sono abbastanza simili. Si differenziano, però, principalmente per le dimensioni. Ad ogni modo, ecco una panoramica delle varietà più consumate.
- Paugyuga. È una fava di origine indiana che si caratterizza per dei semi molto piccoli. Si coltiva raramente, piuttosto viene raccolta laddove cresce spontanea.
- Minor beck. I semi sono di grandezza solo leggermente inferiore alla media. Il baccello è invece molto piccolo, infatti pesa il 60% in meno rispetto ai baccelli delle fave classiche.
- Equina. È una varietà che si caratterizza per un baccello un po’ più piccolo rispetto al normale. La sua caratteristica principale è soprattutto la forma, che si presenta piuttosto allungata.
- Major Harz. Questa varietà si caratterizza per le dimensioni spiccate. Il baccello può raggiungere 1 kg di peso e può essere lungo anche 30 cm. Ciascun baccello contiene fino a 15 semi.
Come utilizzarle nei piatti
Le fave sono parte integrante di molte tradizioni gastronomiche regionali. Nel sud Italia, e in particolare in Calabria e in Sicilia vengono cucinate “a macco”, un procedimento che ne prevede una lunga cottura e una parziale riduzione in purea. Questi legumi, tuttavia, possono essere anche impiegati per realizzare degli splendidi risotti, ma anche per preparazioni ancora più complesse. Qui di seguito vi elenco solo alcune delle ricette che potete trovare in questa sezione.
Il riferimento è in particolare alle fettuccine, un primo all’apparenza semplice ma in grado di soddisfare il palato e gli occhi. Da apprezzare è anche l’insalata, un contorno particolarmente corposo, nutriente, ed equilibrato dal punto di vista organolettico.
Delle fave possiamo utilizzare quasi tutto! Di cosa sto parlando? Vi presento una ricetta speciale, il risotto di bucce di fave, piselli e patate. E’ speciale perché è un po’ il simbolo di ciò che permette di fare la cucina del recupero, ma si presta anche ad un approccio che punta all’eccellenza, materie prime permettendo.
Come sappiamo, per la buona riuscita di una ricetta è fondamentale scegliere delle eccellenti materie prime e decidere di acquistare prodotti di ottima qualità. Tutto ciò ci permetterà di riutilizzare tutto nel migliore dei modi, senza incorrere in grosse quantità di scarti e trovarsi a dover buttar via mezzo frigo. In questo modo, oltre che ad avvalerci di tutte le parti di un prodotto, potremo trarre beneficio anche dalle sostanze nutritive presenti proprio nella parte che andiamo ad eliminare.
Alcune ricette sfiziose con le fave
Vale la pena presentare alcune ricette a base di fave, tali da valorizzare questo interessante legume e portare un po’ di brio in cucina.
Riso con fave e salmone. È un’insalata di riso diversa dal solito, che unisce sapori autunnali ed estivi. Il sapore corposo e delicato delle fave si sposa con i sentori “grassi” e sapidi del salmone. Il tutto è valorizzato da basilico e pomodori.
Pasta con gamberi e fave. E’ un primo molto colorato che gioca su combinazioni solo all’apparenza ardite. In questo piatto il sapore corposo delle fave valorizza la delicatezza dei gamberi.
Fave fresche con uova. E’ un contorno che funge anche da secondo, vista la presenza delle uova. Le fave vengono sbucciate e cotte in un soffritto di cipolle. Poi vanno rifinite in un’altra padella, dove al centro viene posto un uovo pronto per la frittura.
Pesto di fave fresche. E’ un’alternativa al classico pesto alla genovese. Il basilico è comunque presente e valorizza una purea di fave dal colore verde brillante. E’ ottimo su diversi tipi di pasta ma anche per realizzare eleganti antipasti.
Che differenza c’è tra fave secche e fave fresche?
Quando si parla di fave emerge sempre un dubbio sull’opportunità di utilizzare le fave fresche o secche. Ovviamente stiamo parlando dello stesso alimento, ma declinato in una forma del tutto diversa.
Le proprietà nutrizionali non cambiano, ma le sostanze nutritive sono più concentrate nelle fave secche in virtù della quasi totale assenza di acqua. Per quanto concerne il sapore si segnala qualche differenza importante. Le fave secche, anche quando sono cotte, hanno un sapore più corposo e più deciso. Quelle fresche, invece, conservano una certa dolcezza e una delicatezza spiccata.
Per quanto concerne il trattamento, le fave fresche possono essere consumate così come si trovano, anche se andrebbero sbucciate (la buccia è comunque commestibile). Le fave secche, invece, vanno trattate come qualsiasi altro legume, ovvero devono essere immerse in abbondante acqua e lasciate in ammollo per parecchie ore, meglio se una notte intera.
Quali sono i benefici delle fave?
Come abbiamo visto il profilo nutrizionale delle fave è davvero eccellente, dunque vale la pena approfondire l’impatto che esercitano sull’organismo. Ecco alcune proprietà interessanti che apportano le fave.
Aiutano a digerire. Il motivo di ciò risiede nell’abbondanza di fibre, che è tale sia nella forma secca che in quella fresca. Questo tipo di legumi aiutano anche a risolvere i piccoli problemi di stitichezza.
Aiutano a dimagrire. Le fave fresche apportano meno di 90 kcal per 100 grammi, che è un valore molto basso se si considera la loro completezza nutrizionale. Inoltre, sono spendibili anche per le diete meno caloriche in quanto riducono il senso della fame.
Aiutano a prevenire il cancro. Le fave sono ricche di antiossidanti, a partire dalla vitamina C. Le sostanze antiossidanti regolarizzano il processo di rigenerazione cellulare, contrastando su uno dei meccanismi più comuni di formazione del cancro.
Rafforzano il sistema immunitario. Anche in questo caso ad incidere è l’abbondante presenza di vitamina C, che non è una prerogativa delle fave ma di tutti gli alimenti vegetali.
Tengono sotto controllo la glicemia e il colesterolo cattivo. Le fave contribuiscono a tenere sotto controllo il livello di zucchero nel sangue e il colesterolo cattivo, che è spesso responsabile di patologie cardiache acute e spesso fatali.
Chi non può mangiare le fave?
Come avevo già accennato, le fave sono off limits per chi soffre di favismo. Le conseguenze dell’ingestione di fave, in questo caso, possono essere pericolose e indurre febbre, brividi, nausea, vomito, tachicardia e persino difficoltà respiratorie. Il favismo è una patologia abbastanza diffusa che limita il consumo di fave.
Al di là di ciò le fave non presentano grosse controindicazioni, sebbene occorre consumarle con moderazione come qualsiasi altro alimento. Un consumo smodato potrebbe portare a qualche disordine intestinale a causa dell’abbondanza di fibre. Queste ultime possono rivelarsi un’arma a doppio taglio, dando vita ad un blando effetto lassativo.
Dovrebbero invece limitare il consumo di fave chi, pur non essendo affetto da favismo, assume farmaci inibitori delle monoaminossidasi, ad esempio gli antidepressivi.