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Senza glutine
Le nostre sfiziose ricette senza glutine per tutti
In questa categoria trovate tantissime ricette senza glutine. E una categoria pensata primariamente per chi soffre di problemi dell’assorbimento del glutine: celiaci, intolleranti e allergici. Tuttavia, risulta utile anche a chi non soffre di intolleranze alimentari. Infatti le ricette sono molto varie e realizzate con gli ingredienti più particolari, nonostante appartengano alla tradizione italiana come a quella estera. Tutti i piatti che troverete condividono una caratteristica che li accomuna tutti, ossia sono buoni e adatti a tutti. Per di più, hanno tutte le carte in regola per farsi apprezzare dai palati più esigenti, pur esprimendo una semplicità di fondo o delle caratteristiche innovative e “sperimentali”.
Sono infatti fermamente convinta che il miglior modo per combattere i problemi di intolleranza alimentare (la celiachia è solo uno di questi), è quello di combatterli a 360 gradi, cambiando leggermente il proprio modo di intendere la cucina. Non è semplicemente la soluzione più efficiente, ma è anche quella più divertente e tutto sommato facile da mettere in pratica. Tra l’altro, agire sulla cucina permette di eliminare le inutili quanto effimere barriere che molto spesso i disturbi alimentari frappongono tra sé e gli altri. La cucina è unione, condivisione, e lo è a maggior ragione quando si deve gestire la celiachia, piuttosto che l’intolleranza a questa o a quell’altra sostanza.
Dunque basta prendere spunto dalle ricette che trovate qui di seguito, realizzate dalle mani sapienti dei nostri Chef. La scelta è davvero ampia e comprende primi, secondi, piatti tradizionali, piatti esotici e ricette sperimentali. Nei paragrafi successivi, invece, trovate un approfondimento sui disturbi dell’assorbimento alimentare, e in particolare modo quelli riguardanti il glutine. Inoltre, troverete anche una panoramica sugli ingredienti che possono essere impiegati e qualche informazione utile sulla celiachia.
3 modi per mangiare senza glutine
Vorrei iniziare questo paragrafo con una precisazione, ossia che vi sono molti modi di mangiare senza glutine. Tuttavia, nell’immaginario collettivo, rinunciare al glutine è paragonabile a una mezza condanna, e costringe a consumare sgradevoli surrogati nel tentativo di imitare il sapore della pizza, del pane etc. Niente di più sbagliato, in realtà, le scelte a disposizione sono numerose. Anzi, è fondamentale prenderle in considerazione tutte, in una prospettiva che punta ad un’alimentazione più equilibrata e varia possibile.
Preparare ricette che non prevedono farine. E’ la scelta più semplice per chi è intollerante al glutine in quanto evitando la farina, e quindi gli impasti, si taglia la testa al toro. Questa modalità prevede, per esempio, l’impiego del riso al posto della pasta, mentre è del tutto naturale e automatica quando si prepara un secondo o un contorno, piuttosto che una zuppa o una minestra. A tal proposito, bisogna stare attenti a scegliere ricette che non prevedano la farina come ingrediente di supporto, magari per creare panature o favorire la rosolatura.
Utilizzare farine esotiche. Una valida alternativa alle normali farine è data da quelle esotiche. In questo caso le opportunità sono davvero numerose perché le farine esotiche sono molteplici, e non si limitano all’amaranto e alla quinoa. L’utilizzo di questi ingredienti offre ricette dal sapore particolare, che possono garantire qualcosa di nuovo e stuzzicante. Di norma le farine esotiche, in particolare quelle di origine tropicale, si caratterizzano per un apporto proteico superiore e per l’abbondanza di sali minerali.
Utilizzare farine “nostrane” gluten free. In realtà tante farine della tradizione mediterranea, o comunque entrate stabilmente nella nostra cultura culinaria, sono completamente senza glutine. Pensiamo alla farina di riso, come anche alla farina di mais, oppure alla farina di grano saraceno o a quella di miglio. Insomma, la scelta è ampia senza dover necessariamente gettare uno sguardo oltreoceano.
Il riso come soluzione gluten free
La farina di riso merita un po’ di spazio in più, dal momento che è un’alternativa valida alla farina standard e per giunta molto reperibile. Allo stesso modo, però, è poco utilizzata quando si parla di impasti. In realtà è un grave errore, che non rende onore a un ingrediente che può dare molte soddisfazioni in cucina. La tendenza a sottovalutare la farina di riso potrebbe essere causata dall’interpretazione errata di una sua caratteristica, ossia non possedere capacità panificatorie eccellenti. All’apparenza potrebbe sembrare un ostacolo insormontabile, ma in realtà è sufficiente accompagnarla con altre farine, magari più performanti da questo punto di vista, per ottenere degli impasti gustosi e abbastanza stabili. Per esempio, la farina di mais assolve egregiamente a questo compito, quindi si usa spesso in combinazione con la farina di riso.
La farina di mais, ottenuta dalla macinazione dei chicchi di mais giallo, aggiunge un tocco diverso ai piatti, e una serie di preziosi nutrienti al corpo. E poi, non contiene glutine, perciò diventa ancora più preziosa per chi deve seguire una dieta gluten-free. Insomma, vale proprio la pena tenerla in dispensa.
Ci sono, quindi, numerosi vantaggi scegliendo di cucinare con farina di mais rispetto ad altre possibilità. Il contenuto di grassi, colesterolo e sodio, ad esempio, è molto basso. In più, è un’ottima alleata per perdere peso e rimanere in forma.
Per il resto, la farina di riso si caratterizza per dei buoni valori nutrizionali, per certi versi migliori rispetto alla farina standard. Il riferimento è in particolar modo ai sali minerali, che sono più presenti e variegati. Stesso discorso per le vitamine (soprattutto quelle del gruppo B) e la quantità di grassi, di molto inferiore a quella di altre farine, sia gluten-free che ricche di glutine. Di contro, si segnala una quantità esigua di proteine. Tale difetto non dovrebbe pesare più di tanto, dal momento che tradizionalmente le farine vengono premiate per il loro contenuto di carboidrati, piuttosto che di vitamine. Per quanto concerne l’apporto calorico, infine, siamo su livelli leggermente più bassi rispetto alle farine standard, e in particolare a quelle cerealicole. Un etto di farina di riso, infatti, si attesta sulle 350 kcal, contro le 370 kcal della farina di frumento.
Le farine esotiche
Un altro aspetto da considerate per chi è intollerante al glutine sono le farine esotiche, ovvero quelle realizzate a partire da prodotti, cerealicoli e non, che hanno origine a diverse latitudini, magari in Sud America, Africa e Asia. A tal proposito, ecco le principali farine esotiche e qualche utile approfondimento a riguardo.
Farina di quinoa. Tecnicamente la quinoa non è un cereale. Viene però considerato tale, almeno dal punto di vista culinario, per le proprietà della sua farina. Essa, infatti, può essere utilizzata con una certa efficacia persino per produrre la pasta. Per il resto si caratterizza per un elevato valore nutrizionale, a tal punto da essere associato ai super-food. In particolare, si trovano abbondanti concentrazioni non solo di carboidrati, ma anche di vitamine e sali minerali.
Farina di amaranto. Nemmeno l’amaranto è un cereale. Di base, per la farina, si utilizzano i semi della pianta, che vengono opportunamente macinati. In quanto a valori nutrizionali, la farina di amaranto è simile a quella di quinoa. Tuttavia, si caratterizza per un sapore più aromatico e per una leggerezza più accentuata. Contiene una quota leggermente superiore di grassi, ma si tratta comunque di grassi buoni, che giovano alla salute e in particolare del cuore.
Farina di fonio. Deriva da un tipo di cereale che ha antiche origini africane, e viene coltivato principalmente nel Senegal. Ha ottime proprietà nutritive, ma viene trascurata in cucina ed è erroneamente poco impiegata in preparazioni che non siano adatte a chi è intollerante al glutine. Tra le proprietà nutritive del fonio spicca il buon apporto di proteine, fibre e ferro, inoltre ha un indice glicemico basso che lo rende adatto a qualsiasi tipo di dieta. La farina di fonio è eccellente anche per la notevole varietà di sali minerali che apporta, tra cui lo zinco, il ferro, il magnesio e il calcio.
Farina di tapioca. La tapioca viene coltivata principalmente in sud America, o a latitudini tropicali. Proprio per questo, non è un caso che sia uno degli ingredienti principi della cucina brasiliana. La farina di tapioca spicca per un gusto molto gradevole, che assomiglia solo leggermente a quello delle altre farine. E’ abbastanza calorica, ma ha dalla sua uno straordinario contenuto di sali minerali. Il vero difetto risiede, però, nella quasi totale assenza di proteine.
Farina di sorgo. Si tratta di una delle farine più antiche, infatti il sorgo è coltivato in Medio Oriente e in Africa Occidentale da circa diecimila anni. Ancora oggi rappresenta una delle farine principali in Asia, dove si è diffusa in età neolitica. La particolarità della farina di sorgo, che viene utilizzata principalmente per produrre pane, consiste nella straordinaria abbondanza di fibre, a cui si associa un contenuto di vitamine e sali minerali non indifferente.
Farina di chufa. Una soluzione ottima per i celiaci. La celiachia non rappresenta più un ostacolo davanti al quale disperarsi. Oggi, per fortuna, tanti brand sono sensibili alle problematiche di chi soffre di malassorbimento del glutine.
Farina di canihua. Non è certamente tra le soluzioni più conosciute quando si parla di farine senza glutine. Per questo motivo penso sia utile iniziare a specificare che deriva dalla pianta della Kaniwa o Cañihua, appartenente alla famiglia delle Chenopodiaceae.
La Kaniwa o Cañihua è molto simile alla quinoa per quanto riguarda la ricchezza dal punto di vista dei principi nutritivi. Tra le principali differenze è possibile ricordare il fatto che la Kaniwa o Cañihua non contiene saponine, il che rappresenta sicuramente un vantaggio dal punto di vista della cottura.
Esiste anche un altro lato interessante della cucina gluten free, che riguarda la possibilità di esplorare le tantissime soluzioni naturali che permettono di dimenticare il problema del glutine.Una di queste è senza dubbio la farina di chufa, che viene ricavata da un tubero consumato fin dall’antichità.
Le farine gluten-free che non ti aspetti
Come ho già anticipato, non occorre fare riferimento all’agroalimentare degli altri continenti per trovare delle farine senza glutine. E’ sufficiente dare un’occhiata a “casa nostra” e a quanto offrono le nostre coltivazioni. In buona sostanza esistono tante farine senza glutine, e tutt’altro che esotiche. Qui descrivo le più importanti, raggruppandole per categorie.
Farine cerealicole. Molti cereali possono regalare un’ottima farina senza glutine. Un esempio è dato dall’avena, che è uno dei cereali più coltivati in assoluto e rivalutato negli ultimi tempi. Stesso discorso per la farina di grano saraceno, che ormai fa parte delle culture nostrane e viene apprezzata per la presenza di fibre e sali minerali. Infine, va segnalata anche la tanto bistrattata farina di mais, che può regalare molte soddisfazioni se viene preparata con cura. Molte ricette, davvero squisite, tra quelle che trovate qui di seguito, sono realizzate con la farina di mais.
Farine di legumi. Anche i legumi possono essere impiegati per realizzare la farina, anzi alcuni si rivelano davvero indicati per questo utilizzo. Il riferimento è in particolare alla farina di lenticchie e alla farina di ceci. In entrambi i casi, si segnalano concentrazioni eccezionali di proteine e di sali minerali. Va detto che le capacità panificatorie non sono eccellenti, dunque vengono spesso impiegate in preparazioni che non richiedono la lievitazione. Il sapore è particolare e in genere molto corposo.
Farine di frutta secca. Anche la frutta secca (castagne, mandorle e noci) può essere trasformata in farina. In questo caso le capacità panificatorie non sono eccellenti, dunque occorre fare molta attenzione ad utilizzare queste farine per il pane e per la pizza. Sono ottime, però, per realizzare dolci particolari e dal sapore diverso. Queste farine sono accomunate da una concentrazione di vitamine eccezionale, nonché dalla presenza di alcune sostanze che di norma non sono presenti nelle altre farine, come gli acidi grassi omega tre.
Un approfondimento sulla celiachia
E’ utile spendere qualche parola sulla celiachia, una delle patologie più diffuse tra quelle che riguardano il glutine. Di base la celiachia ha origine da una abnorme risposta infiammatoria che l’organismo attiva quando si ingerisce il glutine. Nello specifico tale risposta è diretta a una sostanza contenuta nel glutine, ovvero alla prolammina. In questi casi la risposta infiammatoria si manifesta con alcuni disturbi abbastanza tipici: diarrea, crampi, dolori diffusi, malessere generale e persino vomito.
La celiachia, se non trattata, può portare a numerosi problemi, oltre che a un drastico calo del tenore di vita. Infatti, a seguito della risposta infiammatoria, i villi intestinali si danneggiano e cominciano a non assorbire al meglio anche altre sostanze. In buona sostanza la digestione, ovvero l’assorbimento dei nutrienti, diventa progressivamente difficoltoso. Ciò può portare, ovviamente, alla malnutrizione e in particolare all’anemia. Nei casi più gravi, i villi smettono di funzionare a “tempo indeterminato”, con tutto ciò che ne consegue per lo stato di salute generale. Tra l’altro, la condizione dei villi è correlata alla probabilità di contrarre tumori dell’apparato digerente, quindi le forme gravi di celiachia, se non trattate, possono essere cancerogene.
La celiachia è un problema diffuso, infatti si stima che colpisca l’1% delle persone, sebbene – almeno in Italia – solo una parte di queste sia andata incontro a una diagnosi corretta. Tuttavia, ad oggi, i celiaci riconosciuti in Italia sono solo 200mila. Questo scarto tra dato reale e dato visibile è causato da due fattori: da un lato il periodo di latenza e asintomaticità degli stadi iniziali, dall’altro da una certa difficoltà nell’accesso alla diagnosi.
Qualche consiglio per gestire la celiachia
La celiachia può essere gestita senza alcun problema, ma non curata. Ad oggi, infatti, non esiste una terapia che permetta alle persone di guarire. L’unica “terapia” possibile è la rinuncia totale al glutine. Ciò impone un radicale cambiamento nella dieta e nello stile alimentare, nonché una marcata attenzione alle questioni culinarie. Di base, infatti, i prodotti con glutine abbondano, e vi è sempre il rischio di ingerire la sostanza incriminata.
Come abbiamo visto, questo cambio di paradigma è più facile del previsto, ed è persino divertente se si nutre passione per la cucina. Accanto agli accorgimenti gastronomici, è bene apporre accorgimenti di tipo comportamentale e psicologico. Chi riceve una diagnosi di celiachia, almeno nei primi giorni, viene preso dallo sconforto. In particolare è viva la paura di essere considerato diverso dagli altri, e di dover vivere con disagio i momenti di convivialità.
Ebbene si tratta di un pregiudizio, infatti tutti i locali sono ormai “omologati” per offrire anche piatti gluten-free. In secondo luogo, come abbiamo visto, l’alimentazione senza glutine può essere sfiziosa anche per chi non soffre di disturbi alimentari. Prima si realizzano queste semplici verità e prima si inizierà a vivere la celiachia come un compagno di viaggio con cui venire a patti, ma sostanzialmente incapace di peggiorare la qualità della nostra vita.
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Mai fare autodiagnosi
Sintomi e sostanze scatenanti
Da quanto appena detto deriva anche l’eterogeneità di sintomi che allergie e intolleranze provocano. I sintomi delle allergie sono sovente sistemici e violenti, e possono includere forte malessere, rush e problemi respiratori. Se l’interazione con la sostanza avviene a livello cutaneo, si possono notare eczemi in corrispondenza della zona di contatto. E’ il caso dell’allergia al nichel. Non mancano, soprattutto in caso di assunzione, problemi gastrointestinali, come dolori, crampi, diarrea e nausea. I sintomi delle intolleranze sono più circoscritti e sono principalmente gastrointestinali. Ciò si verifica - nella maggior parte dei casi - in quanto l’organismo non riesce ad assimilare la sostanza, dunque produce gas nel tentativo di farlo. Tale abnorme quantità di gas provoca i sintomi che abbiamo appena descritto. Questo è proprio il caso dell’intolleranza al lattosio, infatti il lattosio rimane per lo più integro, anziché scomporsi in glucosio e galattosio, stimolando un accumulo di gas. Una differenza tra allergie e intolleranze, che spesso viene scambiata per punto in comune, è la classe di sostanze che scatenano le une e le altre. Nel caso delle allergie, la sostanza incriminata è un alimento nel suo complesso. Nel caso delle intolleranze, è spesso una molecola, uno zucchero o una proteina. Le allergie alimentari più comuni riguardano il latte, il miglio, il frumento, le uova e i crostacei. Le intolleranze alimentari più comuni, invece, riguardano il lattosio, il glutine e così via. Ciò pone in essere conseguenze diversificate sul tenore di vita. In buona sostanza, quello degli allergici risulta molto più compromesso. Dover evitare una sostanza è un conto, dover evitare un alimento è un altro paio di maniche. Giusto per fare un esempio, chi è intollerante al lattosio può comunque bere latte e consumare latticini, purché siano delattosati. Chi è allergico al latte non dispone di questa possibilità.Come diagnosticare allergie e intolleranze?
La diagnosi delle allergie alimentari è sostanzialmente clinica, dunque è frutto dell’osservazione di reazioni visibili e misurabili empiricamente. Ciò ha determinato la convinzione secondo cui anche il singolo individuo possa giungere a una diagnosi, senza l’aiuto di un esperto. In realtà è un errore madornale. L’autodiagnosi è fallace in quanto per individuare correttamente la malattia è necessario un bagaglio di conoscenze utile ai fini dell’interpretazione dei fenomeni. Inoltre, è anche pericolosa in quanto si rischia di scatenare i sintomi della malattia. E’ vero che la diagnosi passa per prove ed errori, ma queste devono susseguirsi in una prospettiva di riduzione dei rischi propria della professione medica. Dunque, sì all’eliminazione dalla dieta di questo o quell’elemento, per capire se è proprio lui a scatenare i sintomi allergici. Si anche all’aggiunta di dosi ulteriori del sospetto allergene per verificare la reazione dell’organismo, ma secondo tappe e indicazioni ben precise, fornite dallo specialista. Anche l’intolleranza viene diagnostica o più frequentemente “scovata” con l’aggiunta o la sottrazione di elementi specifici dalla dieta. Il primo scopo è comunque escludere l’allergia, cosa tra l’altro abbastanza semplice vista la diversità di sintomi. In alcuni casi sono a disposizione alcuni test che garantiscono una diagnosi. E’ il caso del breath test per le intolleranze al lattosio. Il paziente viene invitato a consumare del latte, in modo progressivo. Successivamente, soffia in un macchinario che analizza la composizione dell’aria immessa. Se si riscontra una quantità di anidride carbonica esagerata, allora si è in presenza di una intolleranza, infatti l’abbondanza di CO2 è causata proprio dalla cattiva digestione e dal malassorbimento. Se vi è un sospetto caso di celiachia, invece, si possono realizzare degli esami del sangue per rintracciare gli anticorpi specifici, in quanto tale patologia “stimola” comunque il sistema immunitario.Gli esami strumentali nello specifico
Vale la pena approfondire la questione degli esami strumentali. Molti, infatti, pensano all’iter diagnostico con un po’ di timore reverenziale, immaginando chissà quale pratica complessa o dolorosa. In realtà è tutto molto semplice, e nemmeno troppo scomodo. Ciò vale soprattutto per il breath test. Sul meccanismo di azione ho già accennato qualcosa prima, rimane da affrontare il tema della “preparazione”, che merita particolare attenzione. Infatti, non ci si può presentare al breath test come se nulla fosse, ma occorre seguire delle regole ben precise. La più importante riguarda il digiuno: esso deve durare per le otto ore precedenti al test. Lo scopo è quello di giungere con lo stomaco e gli intestini “vuoti”, analizzando al meglio l’impatto del lattosio sull’apparato digerente senza interferenze. Stesso discorso per il fumo. Il consumo di tabacco, infatti, può alterare - seppur impercettibilmente - l’attività respiratoria, inducendo all’errore l’esaminatore. E’ bene, poi, consumare cibo leggero in occasione dell’ultimo pasto (almeno otto ore prima del test). A tal proposito, si consiglia riso, carne o pesce, degli alimenti che producono pochi gas intestinali. Più complessi sono i test per la diagnosi della celiachia, almeno dal punto di vista medico. Per il paziente sono una “passeggiata”, in quanto constano di un semplice prelievo di sangue. Questo viene poi analizzato per verificare la presenza di anticorpi specifici contro il glutine. Gli anticorpi possono essere anti-transglutaminasi (tTG), anti-gliadina (AGA) e anti-endomisio. I risultati, per ovvi motivi, sono difficili da leggere, ma per questo ci sono esperti e specialisti. Se i risultati non sono chiari, o se la celiachia è a uno stadio precoce, è possibile sottoporsi ad alcuni test genetici. Questi hanno lo scopo di verificare la presenza di componenti genetiche associate alla celiachia. I test genetici sono comunque abbastanza rari, anche perchè costano parecchio.Comportamenti e terapie
Quando si è in presenza di un’allergia alimentare, l’unica terapia realmente a portata di mano è l’esclusione totale dell’alimento dalla propria dieta. Tuttavia, in alcuni casi ciò non risulta possibile in quanto provoca un grave peggioramento della qualità della vita. Un’evenienza non comune, ma che fa riferimento solo alle situazioni in cui sono presenti contemporaneamente molte allergie. In questi casi si procede con delle immunoterapie, che prevedono l’esposizione graduale e crescente all’allergene nel tentativo di ripristinare una corretta risposta immunitaria. Nella peggiore delle ipotesi, ovvero quando la sensibilità è estrema si possono assumere farmaci chelanti, che di fatto disintossicano il corpo dalla sostanza incriminata. Per la celiachia vale lo stesso discorso, solo che in questo caso ci si ferma all’eliminazione del glutine. E’ infatti uno sforzo meno gravoso di quanto si pensa, dal momento che esistono molti alimenti che possono sostituire al meglio i cibi full-gluten. Discorso diverso, invece, per l’intolleranza al lattosio. Nella fattispecie è possibile evitare latte, latticini e formaggi freschi, o puntare sulle varianti delattosate. La rimozione del lattosio è un’operazione banale, che altera solo un po’ il gusto. Il procedimento consiste nell’immissione dell’enzima lattasi nel latte. Tale enzima, che manca negli intolleranti, di fatto “scompone” il lattosio. Il lattosio si trasforma poi in glucosio e galattosio, sostanze digeribili da chiunque.Lo stile di vita di chi soffre di intolleranze alimentari
Chi soffre di intolleranze alimentari o allergia va incontro a un drastico peggioramento della qualità della vita? Il senso comune suggerisce di sì. Se l’unica terapia possibile, eccettuati i casi speciali (es. immunoterapia) è rinunciare agli alimenti che provocano i sintomi, si fa presto a concludere che questi disturbi privano di uno dei piaceri della vita, ossia mangiare ciò che si vuole. Il ragionamento ha una sua fondatezza, ma corrisponde al vero solo se chi ha ricevuto una diagnosi “si lascia andare” e non reagisce con furbizia di fronte a un problema in effetti piuttosto grave. La verità è semplice: si può convivere con le intolleranze e con le allergie senza compromettere il proprio rapporto con il cibo. Insomma, si può evitare di scambiare le sofferenze fisiche (sintomi da intolleranze e allergie) con le sofferenze psicologiche. Il segreto sta nel cambiare il proprio approccio all’alimentazione, intraprendendo un percorso di conoscenza degli alimenti. La natura offre tanti alimenti in grado di sostituire quelli che, per una intolleranza o un’allergia sono off limits. Nella stragrande maggioranza dei casi sono buoni, nutrienti e porgono il fianco alla buona cucina. Per intraprendere questo percorso e portarlo a termine sono necessari alcuni “ingredienti”. In primo luogo è necessario metabolizzare la diagnosi sul piano psicologico. Non è un processo immediato, ma prima o poi tutti se ne fanno una ragione. Secondariamente è necessario sviluppare una forma mentis diversa e più aperta a nuovi sapori, che vanno oltre gli approcci diversi da quello “mediterraneo classico”. E’ un caso, ma buona parte degli alimenti “agibili” provengono da altri contesti, e lo stesso si può dire delle ricette che ne fanno uso. Infine, è bene sviluppare una vera cultura della condivisione. Coinvolgere il prossimo nel proprio percorso di crescita, o più banalmente condividere i pasti “anti-intolleranze” restituisce una dimensione di normalità e cambia la percezione che i “sani” hanno degli intolleranti e degli allergici.Alcuni dettagli sull’intolleranza al lattosio e sulla celiachia
Cosa significa, nello specifico, convivere con questi disturbi? Rispondo alla domanda limitando il campo di indagine a quelli più diffusi: l’intolleranza al lattosio e la celiachia. D’altronde, ne so qualcosa, visto che sono affetta da entrambe. Attualmente, dopo aver intrapreso un percorso di conoscenza e di evoluzione del mio rapporto con il cibo, posso dirmi soddisfatta. Per me questi disturbi non sono un problema in quanto ci convivo non solo sul piano psicologico, ma anche come stile di vita, applicando in modo oculato eventuali rinunce. Per esempio, affronto l’intolleranza al lattosio sostituendo il latte e i suoi derivati con versioni vegetali, come il latte di mandorla, il latte di cocco e il latte di soia. In alternativa, posso tranquillamente consumare prodotti delattosati, che sono buoni come quelli “normali” sebbene un po’ più costosi. La celiachia mi ha imposto un cambio di marcia pesante, che mi ha portato a scoprire tanti alimenti e a esprimere un livello di creatività in cucina per me inedito (ho sempre amato sperimentare). Sostituiscono la farina di frumento con quella di riso e di mais, come fanno tutti, ma allo stesso tempo consumo - e preparo deliziose ricette – con farine diverse e più esotiche. Qualche esempio? La farina di amaranto, la farina di quinoa, la farina di fonio etc. Non è uno sforzo, ma piuttosto un piacere. Anche perché nella stragrande maggioranza dei casi aggiungono un tocco di fantasia ai piatti. Senza considerare le loro proprietà nutrizionali, che sono spesso più accentuate rispetto delle farine standard. Non di rado contengono anche molte proteine e sono ricche di sali minerali e di vitamine. Per quanto concerne l’apporto calorico non ci sono grosse differenze, del resto la farina è sempre farina!
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A Cucinarea, ogni mese ospitiamo corsi di cucina che si concentrano su menu eleganti e sofisticati. Avrai l'opportunità di imparare direttamente da chef rinomati e specializzati, che ti guideranno nella preparazione di piatti che lasceranno i tuoi ospiti a bocca aperta. I nostri corsi sono un perfetto equilibrio tra intrattenimento e apprendimento, svolgendosi in un ambiente accogliente e raffinato, ideale per chiunque desideri migliorare le proprie abilità culinarie. I corsi sono articolati in due fasi: una dimostrazione pratica dello chef e una fase di degustazione, durante la quale potrai gustare e condividere i piatti appena preparati, trasformando l'apprendimento in un vero piacere.
Sala riunioni e convegni: unisce eleganza e funzionalità
La nostra sala riunioni è progettata per ospitare una vasta gamma di eventi aziendali e convegni. Spaziosa e ben arredata, questa sala offre un ambiente ideale per incontri di lavoro, presentazioni e iniziative speciali. È il contesto perfetto per promuovere il networking, l'aggiornamento professionale e il rafforzamento dello spirito di squadra. Le nostre sale possono essere configurate per incontri tra dirigenti, trattative d'affari, o eventi sia formali che informali. Grazie all'offerta gastronomica di alto livello, ogni incontro diventa un'occasione memorabile.
Servizio di chef a domicilio: trasforma la tua casa in un ristorante di alta classe
Il nostro servizio di chef a domicilio porta la cucina di alta qualità dei migliori ristoranti direttamente nella tua casa. Questa modalità di servizio sta guadagnando sempre più popolarità, permettendoti di godere dell'ebbrezza di avere uno chef personale senza lasciare il comfort domestico. Gli chef a domicilio sono professionisti esperti che adattano i loro menu per creare eventi memorabili, sia che si tratti di cene formali che di incontri più casuali. La preparazione dei piatti avviene sotto i tuoi occhi, rendendo ogni occasione un momento speciale e personalizzato. Ogni evento gestito dal nostro chef diventa un'occasione unica, attentamente progettata per soddisfare le esigenze specifiche di ogni cliente.
Team building: crescita e divertimento
Il team building è una serie di attività pensate per rafforzare lo spirito di squadra e migliorare la coesione tra i membri di un team. Attraverso sfide cooperative e divertenti, i partecipanti lavorano insieme per raggiungere obiettivi comuni, migliorando la comunicazione e l'interazione. Le nostre attività di team building sono progettate per essere non solo efficaci ma anche coinvolgenti, creando un ambiente positivo e stimolante. Queste esperienze sono cruciali per formare team affiatati e motivati, che si traducono in prestazioni migliori sul lavoro.
Le sale eventi: location perfette per momenti indimenticabili
Le nostre sale eventi offrono lo spazio ideale per ogni tipo di festa o celebrazione. Ogni dettaglio è pensato per creare un ambiente che non sia solo un luogo, ma un punto di partenza per costruire ricordi preziosi. Che si tratti di un incontro intimo o una grande celebrazione, le nostre sale sono adattabili per realizzare l'evento che i nostri clienti hanno sempre sognato. Dalla disposizione degli spazi all'illuminazione, ogni elemento è modulabile per soddisfare le esigenze più specifiche.
Location per shooting fotografici
Cucinarea offre anche spazi ideali per shooting fotografici e produzioni video. I nostri spazi sono progettati con grande attenzione allo stile e all'arredamento, creando ambientazioni uniche che arricchiscono ogni tipo di servizio fotografico o produzione video. Dallo stile sobrio ed elegante della sala convegni, ideale per video istituzionali, all'ambiente vivace della cucina, perfetto per video culinari, ogni angolo di Cucinarea è pensato per essere fotogenico e funzionale.
Ebook scaricabili gratuitamente
In questa sezione potrete scaricare gratuitamente alcuni ebook che, sono sicura, vi saranno di grande aiuto in cucina.
Ebook, un formato perfetto per imparare divertendosi Qui su Nonnapaperina.it ho preparato per voi una sezione piena di ebook da scaricare gratuitamente. Gli ebook sono pieni di contenuti esposti in modo leggero e gradevole. Reputo, infatti, che questo formato sia l’ideale per imparare divertendosi, senza necessariamente appesantire il contenuto con testi troppo corposi. D’altronde, sono pensati per essere visualizzati con facilità anche dal cellulare, ovunque vi troviate.
Tutti gli ebook riprendono un tema e lo approfondiscono. Dopo una prima parte introduttiva e descrittiva, presentano alcune ricette ad hoc, corredate di indicazioni precise e immagini che mostrano il risultato finale. Troverete ovviamente una dettagliata lista di ingredienti (con particolare riferimento al dosaggio) e la preparazione della ricetta esposta in modo semplice ed alquanto creativo.
Perché quindi scaricare gli ebook? In primo luogo perché sono gratis, secondariamente perché rappresentano una risorsa per migliorare le proprie “performance” in cucina, senza doversi sorbire complicati e lunghi manuali. Avete solo l’imbarazzo della scelta, vista l’abbondanza dei temi che ho affrontato in questi anni.
Gli ebook tematici
Come ho già specificato, gli ebook sono principalmente “tematici”, ovvero affrontano un alimento, un pasto della giornata o un evento. Ho scelto questo approccio in quanto mi è sembrato quello più utile, in grado di fornire un valido aiuto a chi è alla ricerca di soluzioni per soddisfare una specifica esigenza.
Non mancano ovviamente gli ebook dedicati alle festività. In particolare, ho affrontato il tema della cucina natalizia, ma ho dedicato un ebook anche a feste meno tradizionali ma ormai radicate dalle nostre parti, come Halloween. Altri ebook si concentrano su uno specifico alimento, come la zucca, un ortaggio che merita di essere apprezzato non solo per il gusto e per le proprietà nutrizionali, ma anche per la sua versatilità. Quest’ultima qualità emerge anche solo sfogliando l’ebook, ricco di ricette molto diverse tra di loro.
Ho parlato anche dei pasti in sé. Per esempio, ho dedicato un ebook ai dessert, argomento che appassiona tutti colori che si cimentano in cucina. Inoltre, ho dedicato un ebook alle colazioni, a rimarcare l’importanza di questo pasto, e ai contorni (soprattutto insalate).
Un compromesso tra tradizione e sperimentazione
Tutti gli ebook procedono da un’attenta selezione di ricette. Ho cercato di raggiungere un equilibrio tra tradizione e sperimentazione, fondendo i due approcci. Reputo, infatti, che la tradizione vada rispettata, ma vadano lasciati margini per la creatività. L’importante è replicare lo “spirito” di un piatto tradizionale, a prescindere dalle sostituzioni che possono coinvolgere gli ingredienti.
In tutti gli ebook ho dato ampio spazio alle ricette anti intolleranze alimentari. Spesso vedrete ricette realizzate con basi senza glutine, con creme senza lattosio e con alimenti a basso contenuto di nichel. Inoltre, si potrebbe considerare questa scelta come una sorta di auto-limitazione. In realtà si tratta di un pregiudizio, e non è certo l’unico quando si indaga il rapporto tra il senso comune e le intolleranze alimentari.
Infondo, il messaggio che questi ebook vogliono lanciare è il linea con ciò che cerco di trasmettere con Nonnapaperina.it, ossia è possibile sconfiggere le intolleranze alimentari con la buona cucina e con un approccio creativo, che può essere condiviso con chiunque (intolleranti e non). Insomma, le ricette sono pensate a uso e consumo di celiaci e intolleranti in generale, e sono godibili anche da tutti gli altri. Un terreno comune che regala grandi soddisfazioni, a prescindere da disturbi e patologie. Fammi sapere che ne pensi!.
Don’t worry be happy
Non preoccuparti e sii felice. Questo è il mio motto.
Ricordo ancora quando, molti anni or sono, mi diagnosticarono non una ma ben tre intolleranze: al lattosio, al nichel e al glutine. Una dopo l’altra, senza nemmeno il tempo di metabolizzare la notizia. Mi sentivo perduta, mi prendeva il magone al solo pensiero di dover rinunciare ai miei piatti preferiti. Se è vero che anche il cibo è fonte di felicità, sentivo di averla persa per sempre.
Ben presto ho scoperto che la cucina è la chiave per uscirne e non perdere nulla nella vita. Sono sempre stata appassionata di cucina e del buon cibo. Ho sempre manifestato interesse per le ricette della tradizione italiana e per quelle estere. Inoltre, non mi sono mai tirata indietro quando si trattava di sperimentare. Proprio l’apertura mentale al nuovo mi ha salvata. Ho capito ben presto che là fuori c’era una marea di alimenti ancora alla mia portata, e infinite ricette con cui valorizzarli.
Nonnapaperina.it nasce proprio per questo scopo, ossia condividere con voi non solo le ricette per intolleranti, ma anche un approccio diverso alla gestione della malattia. Un approccio che non punta a limitare i danni, ma a trovare la felicità in una cucina solo all’apparenza diversa. In tutto ciò mi ha spinto il senso di condivisione, che non mi è mai mancato, ma anche la consapevolezza di poter fare del bene, contribuendo alla serenità altrui.
Nonnapaperina.it nel suo piccolo è la dimostrazione di come le intolleranze alimentari possano essere sconfitte proprio sul terreno in cui sembrano avere vita facile: l’alimentazione. In realtà le difficoltà della vita sono un’occasione per mettersi in gioco. Un paradosso buffo, ma che trova conferme nella vita reale: le difficoltà spingono a mettersi in gioco, e mettersi in gioco significa superare le difficoltà.
Mi rivolgo a tutti coloro che hanno ricevuto di recente una diagnosi di intolleranza alimentare, di allergia alimentare o di celiachia. Sentitevi in diritto di dispiacervi per tutto il tempo necessario, prendetevi tutto il tempo che vi serve per elaborare la notizia. Dopo, però, rialzatevi e reagite. Anche perché potete farlo. La soluzione è a portata di mano e anche divertente, ossia ripensare la cucina, l’alimentazione e il proprio rapporto con il cibo.
Vi consiglio anche di abbandonare prima possibile i pensieri negativi che, certamente, stanno affollando la vostra mente. Lo so perché ci sono passata anche io. Un esempio? La convinzione che la condizione di intollerante alimentare segni un solco rispetto al prossimo e alle altre persone è molto consistente. D’altronde, non potete mangiare alcune delle cose che gli altri mangiano tutti i giorni!
E’ un pensiero negativo e falso. In primo luogo, il concetto di intolleranza alimentare è entrato stabilmente nell’immaginario collettivo, dunque nessuno si stupisce di una persona che soffre di questo disturbo. Oggi più che mai lo stigma della malattia è superfluo e fuori luogo. Secondariamente gli alimenti a disposizione degli intolleranti e le ricette che su di essi si basano sono buoni per tutti, anche per chi non soffre di problemi del genere. Insomma, la “ghettizzazione” non ha senso di esistere, men che meno quella in cui il presunto malato relega se stesso.
Anzi, molti accolgono con gioia la possibilità di sperimentare nuovi piatti in cucina. Un dolce realizzato con una farina alternativa può suscitare maggiore interesse rispetto a un dolce classico. E poco importa se si toccano le corde dell’appartenenza. Non è certo un alimento a fare di un piatto il simbolo della tradizione!
Stesso discorso per la paura di provocare fastidi agli altri nelle occasioni sociali, quando si va a mangiare fuori tutti assieme. Quello delle intolleranze alimentari non è affatto un tabù, dunque tutte o quasi le attività di ristorazione offrono alternative a chi soffre di intolleranza al lattosio, al nichel, o per chi è affetto da celiachia e da allergie. Per questo motivo vi consiglio di fare come me, anche se la diagnosi vi ha sconvolto e vi ha preso in contropiede. Non preoccupatevi, siate felici. La soluzione c’è ed è molto concreta.
Ho aperto questo mio excursus sulle intolleranze alimentari e allergie alimentari con un riferimento alle mie diagnosi. In realtà la mia storia da questo punto di vista è un po’ più lunga e complessa. Vale la pena raccontarla, in quanto può offrire qualche spunto per superare certi passaggi forse un po’ più ardui. Il giro di boa più importante è avvenuto a qualche mese di distanza dalle prime diagnosi, quando ero già venuta a patti con la mia nuova condizione.
Ebbene, non ero più intollerante al nichel, ma ero proprio allergica. La notizia non mi ha sconvolto più di tanto in quanto si trattava pur sempre di evitare o gestire il nichel. Tuttavia, ho scoperto sulla mia pelle che l’allergia porta ad una sensibilità ancora più spiccata. Azzerare il nichel è impossibile, dunque mi sono sottoposta inizialmente a una terapia iposensibilizzante, che punta a introdurre nel mio corpo quantità di nichel dapprima minime, e poi via via più elevate, in modo da abituare l’organismo.
La terapia è fallita, in quanto la mia estrema sensibilità alla sostanza non lasciava margini di manovra. Ho provato quasi subito con una terapia chelante, che invece consiste nella disintossicazione naturale da alcuni metalli, nichel in primis. Questo rimedio ha funzionato, in quanto in poco tempo ho smesso di accusare i sintomi e ho potuto sospendere i cortisonici (che i sintomi li tenevano a bada).
Cosa dimostra la mia storia? Semplicemente, anche quando gli ostacoli sembrano insormontabili, esiste sempre una soluzione. Nel campo dell’alimentazione il mio caso è abbastanza particolare, eppure sono qui, soddisfatta della mia dieta e del mio rapporto con il cibo.
Cosa può fare per voi Nonnapaperina.it
Ho già introdotto il motivo per cui ho intrapreso il progetto di Nonnapaperina.it, ossia condivisione della mia esperienza e la possibilità, per tutti, di fruire di soluzioni a portata di mano per un’alimentazione a prova di intolleranze alimentari. Tanto vale, quindi, parlare un po’ del sito e dare qualche consiglio per “viverlo” al meglio. Ad esempio, per la vita di tutti i giorni, fate riferimento alla sezione “ricette per intolleranti”. Ne trovate a bizzeffe, tutte categorizzate per portata (primi, secondi etc.), momento della giornata (colazione, pranzo, cena), funzione (basi, impasti, creme, salse) e molto altro ancora.
Non trascurate, però, anche la sezione sulle festività. Se il principio cardine del progetto è la condivisione, allora la palla passa presto a voi, quindi condividete liberamente le ricette con i vostri cari e con i vostri amici. E quale migliore occasione di una festività, sia essa il Natale, la Pasqua o la Festa della Mamma? Non di rado le ricette hanno un ché di artistico. I piatti porgono il fianco a un concetto “elevato” di cucina, che coinvolge non solo il senso del gusto, ma pone le basi per un’esperienza a tutto tondo. Il tutto a uso e consumo degli intolleranti alimentari, o degli amanti del buon cibo in generale.
Il consiglio, comunque, è quello di spaziare. Il sito è basato sul principio dell’ipertesto, ossia ciascuna ricetta ne richiama altre, e molte altre ancora. Lasciatevi trasportare e vi sembrerà realmente di intraprendere un viaggio nella cucina anti-intolleranze alimentari, nella sua versione più “friendly” e divertente! Buona degustazione a tutti!
Intolleranze alimentari e allergie si sconfiggono a tavola
Quello delle intolleranze alimentari e delle allergie rischia di diventare un problema di ordine sociale se non viene gestito con attenzione. In primis per le dimensioni del fenomeno. Si stima, infatti, che circa il 10% della popolazione soffra di un qualche disturbo legato all’assorbimento di sostanze alimentari e, allo stesso tempo, in grado di generare sintomi più o meno importanti. Sul banco degli imputati vi sono l’intolleranza al lattosio e la celiachia, che sono le patologie in assoluto più diffuse, ma vanno prese in considerazione anche l’allergia e la sensibilità al nichel.
Per inciso, la distinzione tra intolleranza e allergia è fondamentale ai fini medici. I sintomi sono infatti diversi per tipologia o per intensità (o per entrambi). A fare il bello è il cattivo tempo è in particolar modo l’allergia, che coinvolge il sistema immunitario e quindi determina una sintomatologia spesso e volentieri sistemica. Le intolleranze alimentari, invece, producono prevalentemente sintomi gastrointestinali. Discorso a parte per la celiachia, che tecnicamente non è un’allergia, ma coinvolge ugualmente il sistema immunitario.
La distinzione tra intolleranza e allergia, tuttavia, assume una posizione di secondo piano per quanto concerne gli approcci terapici, o per meglio dire “di gestione”. Al netto di alcune eccezioni, che riguardano i casi di “scarsa tollerabilità”, intolleranze e allergie vanno trattate allo stesso modo, ovvero evitando le sostanze che creano i disturbi. Nella quasi totalità dei casi, infatti, non esiste una terapia risolutiva e quindi la guarigione è un’ipotesi da escludere.
Ne è consapevole chi viene raggiunto da una diagnosi di intolleranza o allergia. L’impatto emotivo della diagnosi è molto forte proprio per l’impossibilità di raggiungere una guarigione completa. Sia chiaro, il disorientamento iniziale è fisiologico e giustificato. Tuttavia, deve essere destinato a durare poco, ovvero il tempo necessario a prendere atto della buona notizia riguardante intolleranti e allergici: convivere con questi disturbi si può! E’ possibile quindi convivere con i disturbi alimentari senza rinunciare ai propri piatti preferiti e senza dire addio al proprio stile alimentare.
Non surrogati ma scelte alimentari consapevoli
Le intolleranze alimentari e le allergie si combattono non solo con le armi della medicina, ma anche attraverso un cambio di mentalità, che a sua volta coinvolge il modo di intendere la cucina. Il trucco è semplice, basta non guardare agli alimenti anallergici e anti-intolleranze come a dei surrogati degli “alimenti normali”. Gli alimenti per intolleranti sono infatti alimenti dotati di una propria specificità e in grado di offrire molto sul piano organolettico e visivo.
Chi soffre di intolleranze alimentari e di allergia non dovrebbe replicare il consumo di latte, pane o altri alimenti, ma dovrebbe valorizzare gli alimenti a cui può attingere in tutta sicurezza. Adottare questo approccio significa innanzitutto svincolarsi dal ruolo del “malato”, focalizzandosi in realtà su altri alimenti.
Ad aiutarci in questo senso c’è la natura con le sue molteplici varietà. Gli alimenti che fanno al caso del celiaco, o all’intollerante al lattosio, sono numerosi e spesso buoni e belli da vedere; inoltre sono molto versatili in quanto possono dare inizio a molte ricette davvero sfiziose. Non lo sono solo per chi soffre di queste patologie, ma anche per tutti gli altri. Le implicazioni dal punto di vista sociale sono evidenti.
Col mio sito di cucina porto avanti esattamente questa filosofia. Non è solo uno spazio per conoscere ricette, ma anche un vero e proprio manifesto per chi vuole affrontare le intolleranze alimentari con armi meno tediose di quelle esclusivamente sanitarie. In quest’ottica la farina di riso non è un surrogato della farina tradizionale, ma un elemento a parte con cui realizzare ricette deliziose, che si abbinano con una grande varietà di ingredienti. E lo stesso, ovviamente, si può dire delle farine di amaranto, di fonio, di quinoa etc. Un discorso simile può essere fatto anche per l’intolleranza al lattosio. Al netto della possibilità di delattosare il latte, le varianti vegetali godono di una propria dignità gastronomica e porgono il fianco a un interessante approccio creativo in cucina.
Tra l’altro, questo cambiamento forzato pone le condizioni per un viaggio attraverso le cucine alternative e gli alimenti più esotici. Ecco che si capovolge la prospettiva: intolleranze e allergia non sono solo una condizione gestibile, ma anche un’occasione di arricchimento.
Intolleranze alimentari e socialità, un falso problema
Un altro dei motivi per cui la diagnosi di intolleranza o allergia fa molta paura, gettando nello sconforto chi ne soffre, riguarda le implicazioni per la vita sociale. Chi ha ricevuto una diagnosi da poco è convinto nella maggior parte dei casi che la sua patologia inciderà negativamente sulle occasioni di socialità, sia dal punto di vista psicologico – emotivo che dal punto di vista pratico. Il timore è quello di sentirsi diversi e in qualche modo lontani dai canoni della normalità, questo può portare a disagi anche tra parenti e amici.
In realtà sono paure infondate. In primo luogo una condizione patologica non corrisponde a una condizione di “anormalità” (al netto dell’inconsistenza semantica del termine). Secondariamente basta un minimo di organizzazione e di consapevolezza per gestire anche le occasioni di socialità. Anzi, quando queste si svolgono fuori di casa, ossia nei locali adibiti alla ristorazione, la questione è addirittura più semplice. I gestori infatti sono nella maggior parte dei casi preparati ad accogliere clienti con intolleranze e allergie. In ogni caso basta informarsi prima e scegliere di conseguenza.
Ma il problema non si pone nemmeno se si mangia a casa di altri, o se si invitano a casa propria delle persone. In primo luogo perché le diagnosi di questo tipo non fanno scalpore in quanto sono ormai molto diffuse. In secondo luogo perché i piatti per chi soffre di intolleranze alimentari sono in realtà buoni per tutti, anche per chi non soffre di alcun disturbo. Al netto di tutto ciò, se si pone attenzione al tema della contaminazione alimentare, cucinare per intolleranti alimentari (o per allergici) è più semplice di quanto si possa immaginare.