Baklava: dolce greco e turco tra storia, ricetta e varianti
Il baklava, un dessert diverso da quelli nostrani
Il baklava è un dolce sorprendente, che a prima vista può ricordare le torte salate della nostra tradizione. La sua forma stratificata e i fogli sottili di pasta lo rendono simile a una quiche o a una sfogliata rustica. Tuttavia, basta un morso per scoprire un universo di dolcezza: miele profumato, spezie calde e frutta secca croccante. Non appartiene alla cucina italiana, ma proviene dalla cucina greca e turca, con una diffusione che ha conquistato tutti i Balcani e il Medio Oriente.
Proprio questa diffusione ne spiega la varietà di nomi: Baclava, Baclawas, Baklawas o Baklavas sono solo alcune delle versioni che circolano nei diversi paesi. Ognuna racconta la stessa storia con piccole differenze di pronuncia e di preparazione, segno di quanto questo dolce sia radicato nella cultura popolare. Ogni regione, ogni famiglia, porta con sé un’interpretazione personale, arricchita da ingredienti locali e rituali tramandati nel tempo.
Tra gli elementi che restano immutati spiccano i fogli sottilissimi di pasta fillo. È una base leggera e fragile che, una volta cotta, diventa croccante e dorata, capace di racchiudere al suo interno un cuore di frutta secca e spezie. Pistacchi, noci, mandorle si alternano a seconda della tradizione, mentre il miele o lo sciroppo zuccherino legano gli strati in un abbraccio profumato. L’equilibrio tra croccantezza e morbidezza rende il baklava diverso da qualsiasi dolce della nostra pasticceria.
Preparare il baklava è un gesto che si riserva alle grandi occasioni. Non solo perché richiede pazienza e cura, ma perché porta con sé il valore della condivisione. Portarlo in tavola davanti ad amici e parenti significa regalare sorpresa ed emozione: il contrasto tra l’aspetto simile a una torta rustica e il gusto dolcissimo conquista sempre. È un dolce che diventa spettacolo e memoria, ideale per celebrare i momenti che contano davvero.
Ricetta baklava
Preparazione baklava
- Per la preparazione della Barlava sciogliete il burro in un pentolino e lasciate raffreddare.
- Occupatevi ora dello sciroppo portando a bollore l’acqua, lo zucchero e aggiungendo poi la scorza di limone, l’acqua di rose e il miele.
- Poi fate intiepidire il tutto prima di filtrare. Ora sgusciate i pistacchi e le noci. Versate in una terrina le noci e i pistacchi tritati e aggiungete la cannella. Mescolate e tenete da parte.
- Spennellate il fondo di una teglia con il burro fuso. Adagiate un primo foglio di pasta fillo e spennellate con il burro fuso e ripetete l’operazione per 3 fogli di pasta fillo e ogni volta spennellate con il burro fuso.
- Dopo il terzo strato versate il composto preparato e stendete altri fogli di pasta fillo imburrati ogni volta. Procedete in questo modo fino a colmare la teglia.
- Spennellate la superficie con il burro e cuocete in forno già caldo a 180° per 15 minuti.
- Infine fate raffreddare la Baklava e solo allora distribuite lo sciroppo in modo che penetri al di sotto della superficie.
- Tagliate a rombi o in quadrati monoporzione e servite e buon appetito! Questo dolce turco è molto particolare ma piace!
Ingredienti baklava
- 9 fogli di pasta fillo
- 300 gr. di noci
- 100 gr. di pistacchi
- 1 cucchiaino di cannella in polvere
- 3 dl. di acqua naturale
- 200 gr. di zucchero semolato
- 100 gr. di miele di acacia
- q. b. di succo di limone e acqua di rose
- 80 gr. di burro chiarificato
La ricetta del baklava, un dolce tipico greco-turco
Il baklava è un dolce tipico greco e turco che ha attraversato i secoli e le culture. Ricco di miele, frutta secca e pasta fillo croccante, è diventato un simbolo di convivialità e di festa. Si prepara con gesti lenti e pazienti, strato dopo strato, fino a ottenere un dessert che sorprende per armonia e intensità. Non è solo un dolce, ma una storia fatta di mani che impastano, di famiglie che si riuniscono e di tavole imbandite in occasione di ricorrenze importanti.
Il baclava, come viene chiamato in alcune regioni, si distingue per la capacità di adattarsi ai contesti locali. La ricetta baklava turca predilige i pistacchi e uno sciroppo zuccherino più abbondante, mentre la ricetta baklava greca esalta il miele e i profumi agrumati. Nei Balcani e in Albania, invece, diventa un dolce tipico delle grandi occasioni. Ogni variante racconta la stessa storia con accenti diversi, mantenendo intatto lo spirito originario: celebrare la vita e la condivisione.
Oggi il baklava si trova in tante forme: dai rotolini di baklava firmati da Sara Papa, alla torta baklava servita come dessert moderno nei ristoranti. È apprezzato anche come dolce arabo, simbolo di ospitalità e di accoglienza. Non sorprende che sia uno dei dolci più amati del Mediterraneo, capace di unire popoli e generazioni con la sua dolcezza inconfondibile.
Un viaggio nelle origini del dessert
Raccontare la storia del baklava significa attraversare secoli di scambi culturali. Alcune fonti sostengono che già gli Assiri, intorno all’VIII secolo a.C., conoscessero una ricetta simile: strati di pane sottile con miele e noci. Con l’Impero Bizantino la tecnica della pasta sottile si perfezionò e nacque la fillo, base del dolce odierno. L’Impero Ottomano fece del baklava un simbolo di corte, servito ai sultani nei momenti solenni e donato ai giannizzeri durante il Ramadan come gesto di gratitudine.
In Grecia il baklava è entrato nel cuore delle famiglie come dolce tipico greco delle feste religiose. A Pasqua e a Natale, il vassoio di baklava non manca mai, portando dolcezza e auguri di prosperità. In Turchia la tradizione è ancora più forte: la città di Gaziantep ha reso celebre il baklava turco al pistacchio, riconosciuto persino come patrimonio UNESCO. Nei Balcani e in Albania è parte delle celebrazioni matrimoniali e delle grandi riunioni di famiglia, dove il dolce rappresenta un augurio di abbondanza.
Il dolce turco baklava non ha quindi un’unica origine, ma un mosaico di radici. Ogni popolo lo ha adattato, portando la propria identità in una ricetta che oggi unisce anziché dividere. La sua diffusione dimostra come il cibo sappia attraversare confini e diventare patrimonio collettivo.
Ingredienti e segreti della ricetta
Gli ingredienti baklava sono pochi, ma la loro qualità è fondamentale. La pasta fillo è la base, sottile come un velo, capace di diventare croccante in cottura. Ogni foglio va spennellato con burro chiarificato o con alternative vegetali. La frutta secca costituisce il cuore del dolce: noci, pistacchi, mandorle o nocciole vengono tritate e aromatizzate con spezie come cannella e chiodi di garofano. Infine, lo sciroppo di miele o zucchero, spesso profumato con limone o acqua di rose, lega tutti gli strati.
La ricetta baklava cambia da paese a paese. In Turchia si esaltano i pistacchi, in Grecia il miele diventa protagonista, nei paesi arabi lo sciroppo è più leggero. Anche la forma varia: quadrati, rombi o piccoli rotolini. In Italia alcuni chef reinterpretano il baklava trasformandolo in una torta scenografica o in monoporzioni. Ogni variante conserva lo spirito di festa che da sempre accompagna il dolce.
Scegliere ingredienti freschi è essenziale. I pistacchi di Gaziantep, le noci greche, il miele profumato di agrumi: ognuno porta con sé un sapore che arricchisce la ricetta. Non basta seguire le dosi, serve anche sensibilità nel bilanciare dolcezza e croccantezza, per evitare che il dolce diventi troppo pesante o troppo asciutto.
Quando il dolce incontra le intolleranze
Il baklava, nella sua versione tradizionale, non è adatto a tutti. Contiene glutine nella pasta fillo, lattosio nel burro e frutta secca tra gli ingredienti principali. Per fortuna oggi esistono alternative che permettono di adattare la ricetta baklava alle diverse esigenze. La fillo senza glutine consente ai celiaci di gustarlo senza rinunce. Il burro può essere sostituito con margarina vegetale o con burro delattosato, mantenendo fragranza e doratura. Per la frutta secca, chi ha allergie specifiche può optare per semi di zucca, girasole o cocco, creando varianti originali.
Una difficoltà particolare riguarda l’intolleranza al nichel. Pistacchi e noci ne contengono quantità elevate, rendendo il dolce poco indicato. In questi casi si possono sostituire con pinoli, meno ricchi di nichel e capaci di donare comunque aroma e croccantezza. Sul sito di Nonnapaperina è disponibile una guida agli alimenti che contengono nichel, utile per chi vuole orientarsi tra gli ingredienti sicuri.
Preparare un baklava greco o turco senza glutine, lattosio o con frutta secca alternativa non significa rinunciare al gusto. È un modo per rendere il dolce inclusivo e accessibile a tutti, mantenendo intatto il suo valore simbolico: la gioia della condivisione.
Il ruolo del baklava nelle feste e negli abbinamenti
Il baklava è un dolce che accompagna i momenti più importanti della vita. In Grecia si prepara per Pasqua e Natale, in Turchia per il Ramadan, nei Balcani per matrimoni e ricorrenze. In tutti i casi porta con sé un messaggio di abbondanza e felicità. Non è un dolce da tutti i giorni, ma una presenza speciale nelle occasioni solenni.
Gli abbinamenti completano l’esperienza. In Turchia si serve con tè nero o alla menta, in Grecia con caffè forte e aromatico, nei paesi arabi con latte speziato. Nei ristoranti europei viene spesso proposto con vini dolci come il passito o il moscato, che esaltano la ricchezza del dessert. Ogni bevanda equilibra la dolcezza intensa e ne valorizza le sfumature.
Oggi il baklava dessert ha conquistato anche la cucina contemporanea. In piccoli quadrati, diventa un finale raffinato di un menu gourmet. Ma resta fedele alla sua natura: un dolce pensato per essere condiviso, capace di portare calore e un pizzico di meraviglia a chi lo assaggia.
Tagliare il baklava prima della cottura non è un vezzo artistico, ma una necessità fisica. Una volta cotta, la pasta fillo diventa così friabile che tentare di tagliarla la frantumerebbe in mille pezzi irregolari, rovinando il dolce. A tal proposito utilizzate un coltello a lama liscia e molto affilata, bagnandola leggermente con acqua fredda o burro per facilitarne lo scorrimento.
L’architettura del baklava
La vera magia del baklava non risiede tanto nel ripieno, quanto nella meticolosa architettura della sua crosta. In un’epoca in cui la velocità domina tutto, persino la cucina, questo dolce impone di rallentare. Il riferimento è alla sovrapposizione dei fogli di pasta fillo, un rito che richiede pazienza certosina e una comprensione profonda della chimica degli alimenti. Ogni foglio, sottile quasi quanto la carta velina, deve essere idratato singolarmente non con acqua, che lo renderebbe molliccio, ma con una materia grassa nobile.
Qui entra in gioco un dettaglio fondamentale per chi soffre di intolleranze o cerca una digeribilità superiore: l’uso del burro chiarificato. A differenza del burro tradizionale, che contiene acqua e proteine del latte (caseine), il burro chiarificato è grasso puro che resiste a temperature molto alte senza bruciare.
Non è un dettaglio di poco conto, infatti il baklava deve cuocere a lungo per asciugare ogni traccia di umidità interna. In questo caso usare un burro normale rischierebbe di conferire un retrogusto amarognolo di bruciato e piccole punteggiature nere antiestetiche sulla superficie dorata. Inoltre, la rimozione delle proteine del latte rende questo ingrediente molto più tollerabile per chi ha una sensibilità al lattosio, pur mantenendo un profilo aromatico ricco e avvolgente, che l’olio o la margarina faticano a replicare.
Una questione di equilibrio
Se la pasta fillo è il corpo del dolce, lo sciroppo ne è l’anima. Tuttavia, la sua preparazione nasconde insidie che possono compromettere l’intero lavoro. Non si tratta semplicemente di sciogliere lo zucchero nell’acqua, ma di ottenere una soluzione satura che non cristallizzi una volta raffreddata. Per evitare che il baklava diventi granuloso già dopo un giorno, bisogna aggiungere un elemento acido, come il succo di limone. Il limone non serve solo per l’aroma, ma agisce anche per invertire parzialmente il saccarosio, impedendo alle molecole di zucchero di riaggregarsi in cristalli.
Ma il vero segreto, custodito gelosamente dalle nonne greche e turche, risiede nella gestione delle temperature al momento dell’unione tra solido e liquido. Esiste una regola aurea: lo sciroppo deve essere freddo (o a temperatura ambiente), mentre il dolce deve essere bollente, ossia appena uscito dal forno. Questo contrasto termico violento è la chiave di volta della ricetta. Se entrambi fossero caldi il dolce diventerebbe una poltiglia molliccia e informe, mentre se fossero freddi lo sciroppo rimarrebbe in superficie senza penetrare nel cuore del ripieno.
Oltre il baklava
La tradizione dolciaria greca va ben oltre la semplice pasta fillo, basti pensare al Galaktoboureko, un capolavoro dove la frutta secca lascia il posto a una ricca crema di semolino aromatizzata al limone, racchiusa in un guscio dorato. Altrettanto celebre è il Kataifi, visivamente inconfondibile per la sua pasta a fili sottilissimi che avvolge il ripieno come una matassa.
Esiste poi un intero filone di biscotteria secca e dolci da forno, che scandisce il calendario ortodosso e le stagioni. Pensiamo ai celebri Kourabiedes, dei biscotti canditi al burro e mandorle che si sciolgono in bocca (immancabili sulle tavole natalizie), o ai Melomakarona, dei dolci tipici intrisi di miele e profumati con scorza d’arancia e chiodi di garofano. A tal proposito vi invito a provare i miei Melomakarona senza glutine, una vera delizia adatta a tutti.
Un posto d’onore spetta anche all’uso della Mastice di Chios, una resina aromatica unica al mondo con denominazione DOP, utilizzata per dare un retrogusto inconfondibile a creme, gelati e al soffice Tsoureki, il pane dolce pasquale. Una piccola precisazione: i dolci greci non sono concepiti per essere consumati in grandi quantità, ma per accompagnare il rito del caffè greco L’amarezza della bevanda crea infatti il contrasto perfetto, ripulendo il palato e bilanciando lo sciroppo zuccherino.
Curiosità, calorie e varianti moderne
Chi si chiede quante kcal baklava abbia scoprirà che non è un dolce leggero: 100 grammi apportano circa 400-450 calorie. Ma il segreto è nella moderazione: piccoli pezzi serviti con il tè o con il caffè bastano a soddisfare la voglia di dolce senza esagerare. Da sempre, infatti, il baklava si gusta in porzioni ridotte, come gesto di piacere e non di eccesso.
Tra le curiosità, c’è la torta baklava, pensata come centro tavola per banchetti. Oppure i dolci turchi che ne derivano, varianti con meno miele e più sciroppo. Nei matrimoni greci il baklava è un augurio di prosperità, mentre nei paesi arabi accompagna i momenti di convivialità. In Italia ha trovato spazio come dolce greco al miele, reinterpretato con ingredienti locali e gustato come simbolo di vicinanza culturale.
Il baklava compare anche in film e romanzi ambientati in Medio Oriente, dove diventa un segno immediato di ospitalità. È un dolce che parla di casa, di accoglienza, di calore. E continua a reinventarsi, mantenendo intatta la sua identità.

Dalla tradizione alla tua cucina
Se dopo questo viaggio ti è venuta voglia di impastare, sei nel posto giusto. Il baklava nasce da gesti semplici: fogli sottili di fillo, una farcia profumata di frutta secca, e lo sciroppo caldo che scende come una carezza. È un dolce che chiede calma, perché ogni strato racconta un pezzetto di storia. Con pochi accorgimenti puoi portare a casa tua gli stessi profumi che abbiamo incontrato tra Grecia e Turchia, mantenendo il carattere del dolce greco e adattandolo ai tuoi gusti.
Per iniziare con sicurezza segui la nostra guida: qui trovi la ricetta baklava con passaggi chiari e tempi ben indicati. Ti aiuta a capire come gestire la pasta fillo, come distribuire il ripieno e quando versare lo sciroppo per ottenere la giusta croccantezza. Se preferisci un gusto più deciso, scegli pistacchi e miele intenso; se cerchi equilibrio, unisci noci e un tocco di limone nello sciroppo. Piccole scelte che fanno la differenza, senza snaturare l’identità del dessert.
Se in famiglia ci sono esigenze specifiche, puoi adattare i passaggi con qualche sostituzione mirata. Fogli di pasta fillo senza glutine, burro chiarificato o alternative vegetali, pinoli al posto di frutta secca più “impegnativa”: strumenti utili per portare in tavola il baklava anche quando serve attenzione in più. Ricorda solo di rispettare i tempi di riposo: lo sciroppo deve penetrare con calma, così ogni morso risulta armonioso e non eccessivo.
Prenditi il tempo che serve, prepara il vassoio e condividi. Il resto lo farà il profumo: aprirà ricordi, farà nascere sorrisi e renderà il tuo dolce turco baklava il momento più atteso della serata.
Il nemico giurato del baklava è il frigorifero (a meno che non faccia molto caldo). L’ambiente umido e freddo del frigo tende a far cristallizzare lo zucchero e ammorbidire la crosta, facendogli perdere la sua caratteristica texture. Il metodo migliore per conservarlo è in un contenitore ermetico a temperatura ambiente, da mettere in un luogo fresco e asciutto. Se viene preparato correttamente con il giusto shock termico, lo zucchero agisce da conservante naturale.
Alla scoperta della pasticceria turca
La cucina turca è una delle migliori cucine al mondo, e il baklava ne è un esempio. Questa cucina spicca per il connubio tra salato e dolce, o tra acidulo e aspro. E’ una cucina molto varia come è dimostrano dalle tante preparazioni di pasticceria, a tal proposito ecco alcune ricette davvero interessanti.
Ay Coregi. E’ un sorta di pane dolce che ricorda il croissant, anzi alcuni storici credono che ne abbia ispirato proprio forma e gusto. Viene realizzato con farina, zucchero, uvetta, noci, mandorle e nocciole. Questo tipo di pane dolce viene spesso aromatizzato con la cannella, o arricchito con un po’ di anice.
Torpil. Ad alcuni ricorda il cannolo siciliano, ad altri le code d’aragosta della pasticceria napoletana. Si tratta, però, di una pasta millefoglie arrotolata intorno a un ripieno di crema pasticceria, realizzata con abbondante burro.
Paskalya. E’ un altro tipo di pane dolce che viene preparato durante la Pasqua, infatti è tipico della comunità cristiana in Turchia. Spicca per la presenza del mahaleb, ovvero dei semi della pianta del ciliegio, che vengono integrati nell’impasto.
FAQ sul baklava
Cosa vuol dire baklava?
Il nome “baklava” deriva da una cerimonia in voga durante l’impero ottomano, nota con il nome di “Baklava Alay”. In questa occasione il sultano regalava ai soldati un dolce simile al baklava attuale.
Come conservare il baklava?
Molti conservano il baklava in frigorifero, ma in realtà si commette un grave errore. Il freddo, infatti, nuoce alla texture del dolce, lo irrigidisce e ne disperde gli aromi. E’ consigliabile dunque conservarlo a temperatura ambiente, in un luogo asciutto e fresco.
Cosa c’è dentro il baklava?
Il baklava contiene un ripieno molto dolce a base di frutta secca, noci, pistacchi e cannella.
Quando si mangia il baklava?
Il baklava è un dolce popolare ma non è legato a una ricorrenza specifica. Tuttavia, viene consumato soprattutto durante la domenica e nei giorni di festa, un po’ come accade con i nostri dolci. Se viene porzionato per bene funge anche da dolcetto per i compleanni, quasi come se fosse un pasticcino.
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