Giardini imperiali, Food Hall, Golden Gai e Katsudon
Katsudon, un piatto entrato ormai nell’immaginario collettivo
Poteva mancare questo piatto???? Vi presento il katsudon, un piatto della cucina giapponese famoso anche all’estero in quanto protagonista del manga “Yuri on Ice”. E’ la ricetta preferita dal protagonista, che la prepara per celebrare le sue vittorie sportive. Sul profilo prettamente gastronomico può essere definito un secondo, vista le massicce dosi di carne che propone. Tuttavia, può essere considerato anche un pasto completo, alla luce della presenza del riso (che nella cultura giapponese è considerato un accompagnamento) e di alcune verdure.
In realtà, il katsudon è una derivazione del tonkatsu, nota come la “cotoletta alla giapponese”. Questa è realizzata con la carne di maiale, che viene impanata con il panko, una sorta di pane bianco. Il katsudon si compone del tonkatsu, viene servito su un letto di riso bianco cotto al vapore condito con una salsa a base di cipolle e uova caramellate nel celebre brodo dashi.
Ricetta katsudon
Preparazione katsudon
Per preparare il katsudon dovrete iniziare dal tonkatsu, per la preparazione potete fare riferimento alla ricetta del tonkatsu che ho preparato qui sul sito. Poi seguite i seguenti passaggi.
- Versate il riso nelle ciotole di portata.
- Tagliate i tonkatsu a strisce spesse un centimetro.
- Adagiate su ciascuna porzione di riso il tonkatsu.
- A parte fate bollire il brodo dashi insieme al sake.
- Al primo bollore incorporate la salsa di soia, lo zucchero, la cipolla e quattro uova sbattute leggermente.
- Quando le uova si sono rassodate, spegnete il fuoco.
- Versate il composto sopra i tonkatsu e servite.
Ingredienti katsudon
- 4 tazze di riso per sushi cotto al vapore
- 4 tonkatsu
- 1 tazza di brodo dashi
- 5 cucchiai di sakè dolce da cucina
- 2 cucchiai di salsa di soia
- 1 cipolla
- 1 cucchiaino di zucchero.
Quale riso utilizzare per il katsudon?
Il riso gioca un ruolo importante nella ricetta del katsudon, per quanto figuri ufficialmente come contorno. D’altronde, il riso nella cucina giapponese fa le veci del pane in quanto è una fonte di carboidrati utilizzata per accompagnare le pietanze. Ovviamente solo alcune varietà sono in grado di esercitare correttamente questa funzione, nello specifico sono adatte tutte le varietà che hanno una grana importante, per la capacità di non scuocere e di mantenere una consistenza decisa.
In questo caso il riso perfetto è il Kome, che si consuma soprattutto in Estremo Oriente. Potreste avere qualche difficoltà a reperire questo tipo di riso al supermercato, quindi vale la pena menzionare qualche valida alternativa. Per esempio, potete scegliere anche il riso Basmati che ha le stesse proprietà e viene molto utilizzato nella cucina indiana. Al limite, può andare bene anche il riso comune, che vanta proprietà ordinarie e risulta molto versatile.
Il ruolo del sake nel katsudon
Al netto dell’importanza conferita al riso, i protagonisti della katsudon sono due: il tonkatsu (ovvero la cotoletta) e il condimento. Il condimento è molto corposo, denso e saporito. Viene realizzato con cipolle e uova, che vengono caramellate insieme al brodo e ad altri elementi di supporto.
Tra questi figura il sakè, il celebre alcolico tipico della cucina giapponese che viene utilizzato anche per le preparazioni più complesse. Il sakè, nonostante alcuni aspetti simili, non fa le veci del nostro vino. Se quest’ultimo viene impiegato per sfumare o ridurre, il sake viene impiegato per insaporire e per favorire il processo di caramellizzazione.
Reagisce al calore, un po’ come fa lo zucchero, quindi conferisce una consistenza viscosa alla crema nonché un sentore vagamente dolce. Non preoccupatevi per il tenore alcolico, il sake non raggiunge in media i 15 gradi. Ovviamente non dovrete esagerare con le dosi: bastano cinque cucchiai di sakè per tutte e quattro le porzioni. Inoltre, dovreste utilizzare solo il sakè da cucina, che è molto più dolce rispetto a quello da consumo durante i pasti.
Il dashi, il brodo della tradizione giapponese
Il protagonista della salsina che funge da condimento di questo piatto molto sostanzioso è il brodo dashi. Si tratta di un brodo molto particolare, dal gusto sapido e allo stesso tempo molto delicato. E’ utilizzato allo stesso modo dei nostri brodi vegetali e di carne, dunque funge da supporto. In questo caso specifico favorisce la caramellizzazione e conferisce alla crema una consistenza cremosa e liquida allo stesso tempo. Come preparare il dashi? Benché sia disponibile in forma liofilizzata, un po’ come accade con il nostro dado, si può facilmente preparare in casa.
Sono necessari un po’ di acqua, i funghi shiitake (che sono molto delicati) e l’alga kombu. E’ necessario anche il katsuobushi, che è una specie di tonno essiccato pronto per essere grattugiato.
Il procedimento è semplice: mettete l’acqua sul fuoco e immergete i funghi e le alghe. Quando bolle, togliete gli ingredienti e aggiungete il katsuobushi, facendo attenzione affinché non cuocia in quanto emanerebbe dei sentori amari. Infine, togliete anche il katsuobushi e filtrate il tutto.
Come preparare il tonkatsu?
Giunti a questo punto vale la pena parlare del tonkatsu, che è il piatto forte del katsudon. Si tratta di carne panata giapponese. Per il tonkatsu si usa la lonza di maiale, o anche la carne di vitello che ha una consistenza simile. La carne viene prima battuta e poi modellata per acquisire l’altezza originaria. Viene poi passata prima nell’uovo e poi nel panko, che è una sorta di mollica di pane bianco. Il panko, inoltre, va ridotto in briciole e sottoposto a vapore in modo che si inumidisca.
La carne viene poi fritta in olio bollente, fatta riposare e fritta di nuovo. Tra una cottura e l’altra la carne deve essere coperta con carta assorbente e rimanere integra. E’ un accorgimento essenziale in quanto il calore continuerà a cuocere la carne.
Il tonkatsu viene servito con le verdure grigliate e condito con l’omonima salsa di soia. In alternativa, viene impiegato per composizioni più complesse, come nel caso del katsudon.
Il ritorno a Tokyo, ancora un giro in città
Giardini imperiali, Food Hall di Isetan e Golden Gai. Tra le grandi venerazioni dei giapponesi spicca anche il Monte Fuji, al confine tra le prefetture di Shizuoka e Yamanashi. Tornati a Tokyo abbiamo partecipato ad un vero pellegrinaggio per onorare una grande tradizione che i nipponici portano avanti con devozione e sentimento.
E come ogni giorno non sono mancate le pause gourmet in pieno stile giapponese che, ogni volta, mi sorprendono e mi catturano per la loro essenza pura e rigorosa. E poi ancora giri in città tra alcuni dei quartieri più particolari, tra colori, fashion ed eleganza, che da queste parti non manca mai, e la visita guidata ad uno dei luoghi icona per il food della città come i grandi magazzini Food Hall di Isetan.
La vista del Monte Fuji
Una nuova e affascinante esperienza: la vista del Monte Fuji, uno dei luoghi più suggestivi del Paese. Il vulcano, con i suoi 3.776 metri, si staglia imponente su tutto il landscape circostante in uno spettacolo di colori davvero unico. Il Monte Fuji è la montagna più alta del Giappone ed è considerata una delle “tre montagne sacre” del Paese insieme al Monte Tate e al Monte Haku, a tal punto che gli shintoisti ritengono doveroso almeno una volta nella vita farvi un pellegrinaggio.
Si puo’ fare la “scalata” e garantiscono che non è difficile da fare. I sentieri segnati lungo il monte sono diversi e per chi non vuole arrivare fino in cima, per cui servono almeno cinque ore di cammino, ci sono dei mini tour organizzati che conducono fino alla Quinta Stazione. Ci si ferma a quota di 2300 metri di altitudine per ammirare la cima del Monte Fuji e tutta la straordinaria bellezza del vulcano. Un’esperienza che vi consiglio di provare.
Non poteva mancare una visita ai Giardini Imperiali
l Palazzo Imperiale, anticamente denominato castello di Edo, è ancora oggi circondato dal fossato originale. Porte imponenti e antiche torri di guardia appaiono sul muro di cinta a intervalli regolari. Il Nijubashi, un elegante ponte a due archi conduce all’ingresso principale aperto al pubblico in alcune occasioni. Il Giardino Orientale (Higashi Gyoen) ospita i resti del vecchio castello di Edo. Diverse varietà di fiori abbelliscono il giardino in ogni stagione, offrendo al visitatore un’atmosfera di relax ideale.
Nel Museo Nazionale d’Arte Moderna sono conservate opere del XX secolo. Il Museo della Scienza si sviluppa su cinque piani in cui propone mostre tridimensionali che trattano i campi della scienza moderna, da quella spaziale a quella agricola. A fianco a questi due musei, si trova il Parco Kitanomaru, solcato da un lungo sentiero. Potrete passeggiare nel Parco Chidorigafuchi che si trova lungo il fossato del palazzo, famoso per la bellezza dei suoi ciliegi in fiore nella stagione primaverile.
Food hall di Isetan, una vera delizia per il palato
Nel pomeriggio siamo tornati in città e abbiamo seguito la visita guidata alla Food hall di Isetan. Un vero colosso in Giappone nonché il department store più in e famoso di tutto il Paese. È la casa del lusso, delle grandi firme e dei migliori brand internazionali, molti dei quali anche italiani. Ma secondo voi mi sono fermata a fare shopping nei piani dedicati alla moda? Certo che no! Mi sono subito fiondata nei piani sotterranei che come si usa da queste parti sono tutti dedicati alla gastronomia, un vero spasso!
Come piace fare tanto a me quando sono in giro mi sono rifatta gli occhi e ho cercato di captare e ricordare ogni minimo dettaglio. Una carrellata di cibo e pietanze varie in un inebriante profumo e varietà di colori spaziando dal dolce al salato. Dalla frutta ai piatti tipici giapponesi, tra cui il bento (il classico pranzo da asporto servito in un vassoio contenitore), dal pane fresco fino ad una infinità di dolci che però ricordano molto lo stampo occidentale. Una vera delizia per un’appassionata come me!
Non poteva mancare una visita al Golden Gai
Per finire la giornata siamo andati al Golden Gai. Entrare in uno dei bar o delle taverne di Golden Gai è un’esperienza imperdibile per chi si trova a Shinjuku la sera e vuole bere qualcosa. I locali sono piccolissimi e normalmente i posti si limitano a 5 o 6 sgabelli che circondano il counter dove vengono serviti bevande e snack. L’atmosfera è quindi molto intima e presuppone la volontà, per chi sceglie questa location per trascorrere la serata, di comunicare con gli altri avventori. Ci si muove pertanto quasi sempre in piccoli gruppi alla ricerca di un posto non ancora affollato o anche da soli, per fare nuove conoscenze. Complice l’alcol e le dimensioni dei locali, infatti, i giapponesi che frequentano Golden Gai sono straordinariamente affabili.
Ricette giapponesi ne abbiamo? Certo che si!
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