Melon pan: dolce giapponese soffice dentro e croccante fuori
Melon pan e drink omakase
Nel nostro giro tra i piatti di street food giapponese abbiamo assaggiato dolci e salati di ogni tipo. Tra le scoperte che ancora mancavano c’era il melon pan, un piccolo pane dolce dall’aspetto iconico. A prima vista sembra una brioche tonda; al morso rivela un gioco di consistenze che conquista subito.
Il melon pan è un panino dolce, simile a una brioche, cotto al forno. La mollica è soffice e profumata, ricoperta da uno strato sottile di biscotto croccante inciso a griglia. Esistono molte varianti, anche con farciture alla crema o al cioccolato: noi lo abbiamo gustato con crema ed era davvero delizioso.
La serata è proseguita al banco di Gen Yamamoto, un luogo intimo dove i barman servono cocktail giapponesi in sequenza. Abbiamo scelto un percorso di quattro drink in stile omakase: ci si affida al professionista, si ascolta la stagione nel bicchiere e si assaggia con curiosità. Ogni abbinamento risultava misurato, pulito, con un equilibrio che metteva d’accordo tutti.
Il locale accoglie al massimo dieci persone, in un’atmosfera raccolta e silenziosa, lontana dal frastuono del giorno. È il contesto ideale per cogliere le sfumature: il profumo del melon pan ancora in mente, l’eleganza dei cocktail davanti, e quella sensazione giapponese di cura che accompagna ogni gesto.
Ricetta melon pan
Preparazione melon pan
Iniziate dalla pasta biscotto. Preriscaldate il forno a 190 gradi. Foderate una teglia da 20 x 30 cm con la carta forno.
Con una frusta elettrica, montate le uova con lo zucchero finché non saranno gonfie e spumose. Aggiungete le farine setacciandole, amalgamate delicatamente con una spatola per non smontare il composto.
Versate l’impasto nella teglia e infornate per circa 10 minuti. Sfornate, rovesciate la pasta biscotto su un panno pulito ed eliminate delicatamente la carta forno. Lasciate raffreddare.
Ora preparate la pasta brioche. Lasciate il burro a temperatura ambiente e fatelo a pezzettini in modo che quando sarà da incorporare all’impasto sia morbido e soffice. Sciogliete il lievito di birra in una bicchiere di acqua tiepida insieme a una punta di zucchero.
Nella ciotola della planetaria, inserite la farina insieme allo zucchero e poi cominciate ad impastare a velocità 2 con il gancio aggiungendo i liquidi: prima il lievito, poi il latte ed infine l’acqua.
Quando l’impasto sarà omogeneo inserite il primo quarto di burro. Continuate ad impastare a velocità 3 fino a che il burro non è completamente assorbito e poi inserite il burro in piccole parti, facendo attenzione che il composto sia sempre ben incordato.
Se necessario, per non scaldare troppo il composto, fate delle piccole soste fra l’inserimento del burro. Una volta inserito tutto, lavorate per un paio di minuti a velocità 4 e lasciate lievitare al caldo il composto coperto da una pellicola trasparente.
Quando la lievitazione avrà raddoppiato l’impasto (ci possono volere dalle 2 alle 4 ore a seconda della temperatura di lievitazione che comunque non deve superare i 28°C) dovete dividerlo in tre parti e stenderlo a forma di tre rettangoli.
Spalmate su ogni cerchio la marmellata di limoni e poi arrotolate la pasta su se stessa formando sei palle. In uno stampo tondo, foderato di carta forno e spolverato di farina, adagiate le palline formate una accanto all’altra e lasciate lievitare ancora per circa un’ora.
Prendete dal frigo la base biscotto ed impastatela un po’ tra le mani. Stendete piccole parti dell’impasto con un mattarello. Vi consiglio di porre l’impasto da stendere in mezzo a due fogli di carta forno.
Con una formina tonda ricavate 6 cerchi. Lavorate ogni ”biscotto” tra le mani in modo da allargarlo leggermente e renderlo più sottile. Questo passaggio è abbastanza complicato e delicato, magari ci vorranno più prove.
Provate ad allargare il tondo mantenendo la sua forma iniziale, tenendolo con pollice ed indice di una mano nel centro, per girarlo e tirandolo (e quasi pizzicandolo) con il pollice e l’indice dell’altra mano mentre gira.
Coprite ogni panino con la base biscotto. Se un cerchio troppo grande dovesse rompersi, potete usare due cerchi biscotto per ogni panino, mettendone uno sotto ed uno sopra.
Non schiacciate troppo il panino, sennò lo renderete troppo denso, limitando la sua lievitazione.
Create delle incisioni leggere sulla pasta biscotto e rotolate i melonpan nello zucchero semolato. Fate lievitare in forno spento con la luce accesa ancora per almeno 1 ora.
Rimuovete i melonpan dal forno e accendetelo a 180°. Quando avrà raggiunto la temperatura cuocete i melonpan per circa 15-20 minuti, finché saranno leggermente dorati.
Rimuoveteli subito dal forno e fateli raffreddare. Farcite con la confettura o con il gelato solo al momento del servizio.
Ingredienti per la pasta biscotto
- 3 uova medie
- 65 gr. di zucchero di canna
- 40 gr. di farina di riso
- 15 gr. di amido di mais
- 10 gr. di amido di tapioca
Per la pasta brioche
- 220 gr. di farina di riso
- 155 gr. di farina di quinoa
- 2 uova intere + 1 tuorlo
- 40 gr. di zucchero semolato
- 1 pizzico di sale fino
- 70 gr. di burro chiarificato
- 100 gr. di acqua tiepida
- 170 gr. di latte di mandorle tiepido
- 10 gr. di lievito di birra fresco
Ricetta melon pan giapponese: storia, texture e idee di farcitura
Origini e significato del nome
Il melon pan è un pane dolce nato in Giappone tra primo e secondo Novecento, quando alcune tecniche europee arrivarono nei forni nipponici e si fusero con gusti locali. La forma rotonda e il reticolo inciso in superficie creano il celebre aspetto “a melone”. In realtà, la versione classica non profuma affatto di melone: l’associazione nasce solo dall’estetica. Questo dettaglio racconta molto dello stile giapponese, dove l’armonia tra forma e consistenza guida l’esperienza d’assaggio.
Il nome spiega bene questa storia di incontri. “Melon” richiama l’aspetto esterno, mentre “pan” discende dal portoghese “pão”, eredità dei contatti seicenteschi con i mercanti lusitani. La lingua ha custodito il termine, i forni lo hanno reso quotidiano, e la cultura pop lo ha trasformato in icona: dal banco del combini alla vetrina di un panificio artigianale, il melon pan è un piccolo rito che unisce generazioni.
Oggi lo si trova ovunque in Giappone, apprezzato da studenti, famiglie e viaggiatori. Si mangia a colazione, come merenda o come dolce da passeggio. La sua popolarità non dipende da una farcitura spettacolare, ma da una sensazione precisa: mordere una crosta sottile e zuccherina e incontrare subito una mollica soffice e profumata. È un contrasto che invita a un secondo boccone.
La nostra guida, invece, entra nel merito di storia, texture, varianti e accortezze per intolleranze, con riferimenti interni utili per chi cerca soluzioni senza glutine e senza lattosio.
La doppia consistenza che conquista
La magia del melon pan vive tutta in un equilibrio di texture. All’esterno, un velo di “biscotto” abbraccia un piccolo pane lievitato; all’interno, una mollica morbida profuma di latte e vaniglia. Il primo morso spezza la crosta zuccherina e fa cedere la mollica, creando una sensazione limpida e piacevole. Non è un dolce eccessivo, ma un dolce gentile, capace di restare nella memoria grazie al gioco croccante-soffice.
Il guscio nasce da una semplice pasta tipo frolla, stesa in dischi sottili e adagiata sul panino già formato. Una leggera incisione a griglia disegna il motivo “a melone”, mentre un velo di zucchero completa la superficie. In cottura, il reticolo si definisce e il “biscotto” asciuga al punto giusto, firmando il carattere del dolce.
La mollica, invece, richiede attenzione a idratazione, grassi e lievitazione. Una proporzione corretta permette di ottenere un interno arioso e soffice, capace di sostenere eventuali farciture leggere. È qui che il melon pan mostra la sua duttilità: resta buonissimo da solo, ma accoglie volentieri creme e gelati senza perdere identità.
Questo equilibrio non nasce dal caso. La tradizione giapponese ama le consistenze pulite e i contrasti netti, e il melonpan ne è un piccolo manifesto quotidiano. Per questo, nelle nostre prove, abbiamo lavorato su impasti che rispettano l’idea originale e la rendono accessibile anche a chi segue una ricetta melon pan con accortezze per intolleranze.
Il “biscotto” esterno: farine e amidi che fanno la differenza
Il guscio croccante è la firma del melon pan. Per ottenere quel “crack” sottile e pulito, funzionano bene ingredienti semplici: uova, zucchero di canna e un mix di farine e amidi leggeri. Nella nostra esperienza, la farina di mais bianco offre una base neutra e naturalmente senza glutine, con una friabilità pulita che non sovrasta i profumi.
L’amido di mais supporta l’effetto friabile e rende la masticazione più fine, mentre l’amido di tapioca aggiunge struttura e contribuisce alla croccantezza. Il risultato è un disco sottile che si adagia sul pane senza scivolare e che, in cottura, crea il famoso reticolo scolpito ma non rigido. La crosta resta croccante, mai dura.
Questo strato “tipo frolla” non deve essere spesso. Una stesura uniforme permette al guscio di asciugare in modo omogeneo e di rompersi con eleganza. Il reticolo inciso ha anche un ruolo tecnico: favorisce la dilatazione controllata e mantiene la forma rotonda senza crepe disordinate. È un dettaglio estetico e funzionale insieme.
In termini di aromi, basta poco: una nota di vaniglia, un pizzico di scorza agrumata, una dolcezza misurata. L’obiettivo non è stupire con la forza del sapore, ma esaltare la texture. Qui la semplicità vince. È il segreto che rende il melon pan riconoscibile al primo morso e amato da chi cerca dolci delicati.
La mollica: morbidezza pulita e profumi leggeri
Il cuore del melon pan è una mollica soffice, regolare e profumata. Per restare fedeli allo spirito del dolce e al tempo stesso inclusivi, lavoriamo con farine naturalmente senza glutine, come riso e quinoa, bilanciate con liquidi e grassi. L’acqua tiepida aiuta il lievito di birra fresco a esprimersi in modo lineare, mentre piccole dosi di zucchero e sale definiscono il gusto.
Per chi evita il lattosio, il burro chiarificato è una scelta interessante: regala profumo e una sensazione rotonda, mantenendo la ricetta senza lattosio. In alternativa, latte di mandorla e grassi vegetali leggeri accompagnano bene l’impasto, pur con un profilo aromatico differente. L’essenziale è rispettare la delicatezza del pane.
La riuscita passa anche da tempi e riposi. Una lievitazione regolare rende la mollica elastica e pronta ad accogliere lo strato di “biscotto” senza deformarsi. L’obiettivo non è creare alveoli eclatanti, ma una trama fine e ordinata, capace di cedere con dolcezza al morso e di sostenere farciture leggere.
Così si ottiene quella sensazione che ha fatto la fortuna del melon pan: un interno che profuma di latte e vaniglia, avvolto da un guscio sottile e zuccherino. È una dolcezza elegante, non invadente, che rimane nella memoria più per la texture che per l’intensità del sapore. Una dolcezza davvero quotidiana.
Varianti, ripieni e stagionalità
La versione classica del melon pan è già completa, ma le varianti raccontano la creatività dei forni giapponesi. Negli ultimi anni ha preso piede la farcitura con gelato, che mette in scena un bel contrasto caldo-freddo nelle versioni servite al momento. Anche una semplice pallina alla vaniglia esalta la fragranza del guscio e la morbidezza della mollica.
Restano intramontabili le farciture con creme leggere e confetture. Una traccia dolce e pulita, ad esempio una confettura di frutta, valorizza il pane senza coprirlo. Altre interpretazioni aggiungono cacao o tè matcha al “biscotto”, oppure profumano l’impasto con una lieve nota “melone” nella glassa, quando si desidera richiamare il nome in modo giocoso.
Il bello è che ogni stagione può suggerire sfumature diverse: agrumi invernali per la scorza, frutti rossi primaverili nelle creme, accenti di tè verde per un tocco erbaceo estivo. La forma rotonda e la griglia restano il segno riconoscibile, mentre piccoli dettagli fanno cambiare ritmo e carattere al dolce, mantenendo l’anima originale.
In tutte le varianti, la misura conta più dell’effetto speciale. Il melonpan vive di equilibrio tra delicatezza e croccantezza; una farcitura eccessiva snatura l’esperienza, mentre una pennellata precisa la esalta. È qui che si riconosce la mano di chi lo prepara e la sensibilità di chi lo assaggia.

Diete, intolleranze e un melon pan croccante
Molte persone cercano un melon pan adatto a specifiche esigenze. Le prove di laboratorio ci hanno portato a soluzioni senza glutine e senza lattosio che rispettano texture e profumi. La scelta degli amidi nel “biscotto” e di farine leggere nella mollica è centrale, così come l’uso del burro chiarificato o di alternative vegetali dal gusto delicato.
Se segui una logica a ridotto contenuto di FODMAP, conviene prestare attenzione alle porzioni e alla farcitura, preferendo ripieni semplici e dosi moderate. Per un quadro d’insieme, puoi leggere il nostro approfondimento dedicato alla dieta FODMAP, con indicazioni generali e spunti pratici che aiutano a orientarsi senza rinunciare al piacere.
Gli ingredienti scelti per crosta e mollica hanno un impatto diretto sull’esperienza. Rimandiamo alle nostre schede su farina di mais bianco e amido di mais per valutare proprietà e usi in cucina. Chi desidera una dolcezza più leggera può orientarsi su ripieni fruttati, magari con confetture dalla lista di ingredienti chiara.
L’idea, in fondo, è costruire un dolce armonioso, dove il guscio resta croccante e la mollica morbida, e ogni scelta rispetta il profilo del melon pan. Anche una piccola modifica, come una diversa fonte di grasso, cambia la sensazione al morso: conoscerlo aiuta a personalizzare senza perdere la sua identità.
Memorie di viaggio: Asakusa e il profumo dei dolci per strada
Il ricordo che ci accompagna arriva da Tokyo, tra le lanterne rosse e la folla curiosa. Nel quartiere di Asakusa, la passeggiata verso il Tempio di Senso-ji attraversa una via animata di botteghe e piccoli chioschi. Tra stoffe, ventagli e dolci tipici, il melon pan spunta in vetrina con il suo reticolo lucido, pronto a essere gustato ancora tiepido.
Quell’aria di festa si lega all’idea stessa del dolce: qualcosa di semplice, quotidiano, capace di parlare a tutti. La crosta si rompe con un suono lieve, la mollica cede e avvolge, e la strada riprende a scorrere. È un momento breve, e proprio per questo rimane. Forse è per questo che il melonpan ha conquistato anche chi lo scopre lontano dal Giappone.
Le immagini di viaggi e mercati ci aiutano a capire quanto la cultura del pane dolce sia diffusa e amata. Non servono effetti speciali: basta la precisione di un gesto, un impasto curato e un’idea chiara di cosa si cerca. La forma rotonda, la griglia, il profumo dolce: sono dettagli che creano un linguaggio comune.
Questa guida nasce anche da quei ricordi, tradotti in scelte di ingredienti e in attenzione alla texture. Un dialogo tra memoria e pratica quotidiana, che restituisce al melon pan il suo ruolo di dolce gentile, capace di sorprendere senza alzare la voce.
Nella terra del Sol Levante tra cibo, templi e shopping
Japan Gourmet: Asakusa ,Tempio di Senso-ji e Gen Yamamoto per finire in bellezza. Oggi è il nostro ultimo giorno in Giappone, e non poteva mancare una visita ad Asakusa. Domani si riparte e si torna in Italia. Le ultime ore in terra nipponica potevano trascorrere in modo semplice? Certo che no! Ne abbiamo approfittato per andare ancora una volta alla scoperta di nuovi luoghi, tradizioni e gusto. Così anche il decimo giorno di viaggio non ci ha affatto delusi.
La giornata è iniziata all’insegna dello shopping nel quartiere di Asakusa, simbolo della festosità e dello stare insieme, che si sviluppa lungo il fiume Sumida-gawa. Tutto ruota intorno al Tempio di Senso-ji, cuore di questo luogo, al quale si arriva attraversando la via dello shopping, la Nakamise-dori, un viale lungo circo 200 metri ricco di negozi e bancarelle che vendono moltissimi oggetti tradizionali e souvenir ma anche cibi e dolci tipici che io ovviamente ho assaggiato molto volentieri.
Tempio di Senso-ji, tra lanterne rosse e riti solenni
Il simbolo di Asakusa è la maestosa Porta di Kaminarimon o Porta del Tuono. Rossa e imponente, con i suoi 11,7 metri di altezza, la porta è dedicata al dio del tuono Raijin, una delle due divinità che vi si venerano. Ci ha accolto con le sue enormi lanterne rosse (le più grandi del Giappone) e le sculture di legno del dio Tuono e del dio Vento portandoci fino alla Porta di Hozomon o Porta del Palazzo Tesoro decorata con due statue di Nio, il guardiano di Buddha.
E poi immersione nel Tempio di Senso-ji dedicato alla dea buddista Kannon che incarna la comprensione. Secondo la leggenda questo tempio fu fondato nel VII secolo da tre pescatori che avevano trovato una statuetta di Kannon alta cinque centimetri impigliata nelle loro reti.
Nonostante i tre avessero deciso di rigettarla nel fiume, la statuetta continuava a incappare nelle loro reti e così decisero di dedicargli un tempio, il più antico di Tokyo. Arrivati nella sala “della dea”, la parte più importante del tempio, ci siamo dovuti inchinare in segno di rispetto davanti all’altare, battendo due volte le mani per poi giungerle. Infine, abbiamo deposto in un tronco una monetina in omaggio a Kannon. La statua della dea non è però visitabile. È custodita nella “sala del tesoro” a cui possono accedere solo i monaci.
Faq su melon pan
Il melon pan sa davvero di melone?
No: la versione tradizionale non ha gusto al melone. Il nome nasce dal reticolo inciso che richiama la buccia del frutto. La forza del dolce è la texture.
Qual è la grafia più usata: “melon pan” o “melonpan”?
In italiano è più riconoscibile melon pan con lo spazio. “Melonpan” è una variante diffusa nei contesti informali e nei riferimenti pop.
Perché il guscio è così importante?
Perché la crosta tipo biscotto crea il contrasto con la mollica. È sottile, zuccherina e si rompe con un suono leggero, definendo l’identità del dolce.
Posso usare creme e confetture come ripieno?
Sì, soprattutto ripieni leggeri che non coprono il profumo della mollica. Puoi ispirarti alla sezione confetture per abbinamenti equilibrati.
Esistono versioni adatte a intolleranze?
Sì: con farine naturali senza glutine e grassi privi di lattosio si ottiene un melon pan inclusivo, mantenendo croccantezza e sofficità.
Dove posso approfondire storia e curiosità?
Una panoramica rapida è disponibile qui (leggi su Wikipedia), utile per contesto e terminologia. Nel testo trovi anche link interni pratici.
Ricette giapponesi ne abbiamo? Certo che si!
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