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Diagnosi di celiachia in età adulta e negli anziani

celiachia in eta adulta

La diagnosi di celiachia in età adulta può essere un cambiamento non da poco per una persona. Sicuramente sarà più semplice, per certi versi, rispetto a quella fatta ad un adolescente. Si presuppone che un adulto abbia raggiunto un livello tale di maturità da non avere lo stimolo di sgarrare o dimostrarsi chiuso ed arrabbiato col mondo per una problematica come la celiachia. E’ anche vero però che, in un modo o nell’altro un periodo di fragilità emotiva è più che normale.

Trovarsi magari a 40 anni, durante i quali ci si è creati una routine quotidiana con determinate abitudini alimentari, e vedersi costretto a rivedere un po’ tutto, non è certo una passeggiata. I momenti no, soprattutto all’inizio quando bisognerà metter al corrente chi ci sta attorno che mangiare per voi “non è più come prima”, non sarà la parte più divertente, soprattutto quando inevitabilmente, e vi assicuro che succederà, andrete da qualche zia che vi offrirà una fetta di torta, oppure i colleghi vi inviteranno ad una cena di lavoro in un posto dove non assicurano un menù gluten free, o ancora vi troverete in trasferta e non saprete dove mangiare perché non vi siete informati per tempo.

Scoprire la celiachia in età adulta prevede un cambiamento

Le persone che vi stanno attorno, proprio come voi, dovranno abituarsi a questa novità, magari vi hanno visto crescere e tutt’ora devono ancora comprendere in cosa sia cambiata la dieta alla quale un celiaco è costretto. Ci rimarremo male, ma col tempo passerà, anche se ogni tanto qualcuno con la testa un po’ più tra le nuvole rispetto ad altri si scorderà questo piccolo dettaglio.

L’adulto neo diagnosticato non avrà un genitore come guida, ma dovrà essere lui stesso a rimboccarsi le mani e cercare informazioni, capire cosa è consentito e cosa no, le situazioni a rischio e le soluzioni per aggirare i problemi.

Primo fra tutti nell’ambiente domestico dovrete far comprendere cosa comporta la celiachia e quali sono gli atteggiamenti da evitare stando a tavola con voi per non incorrere in spiacevoli contaminazioni.

In secondo luogo un adulto con il lavoro e gli impegni quotidiani si vede spesso costretto a pranzi fuori casa, qui scatta la necessità di cambiamento. Trovare alternative ai locali dove ci si recava per il pasto e, soprattutto se si viaggia molto, informarsi sempre preventivamente su dove andare e cosa potrete trovare, senza scordare mai di portare con voi quello che io chiamo il “kit d’emergenza sglutinata”: cracker, snack, biscotti, panino. Seppur confezionati e non i prodotti più salutari della terra, possono però tornarci utili in situazioni d’emergenza.

Basta un po’ di organizzazione e informarsi bene

Una cosa che molti sottovalutano a mio avviso è il senso di organizzazione e pianificazione. Io ho un problema? Si. Devo arrangiarmi per avere una soluzione? Si. Allora perché spesso si leggono sui gruppi Facebook o sui blog dedicati alla celiachia frasi del tipo “ho prenotato per andare in vacanza in Moldavia, partirò domani, voi sapete se sono informati sulla celiachia?”.

Non si può prima agire e poi, soprattutto se si va all’estero dove quindi non conosciamo la gestione dei prodotti senza glutine, informarsi il giorno prima della partenza. Documentiamoci per tempo, non all’ultimo secondo. Non si dice di non viaggiare, ma talvolta la frenesia e l’attenzione dedicata ad aspetti più futili ci fanno perdere di vista la condizione di attuali celiaci. Se per una pausa pranzo ci si può arrangiare con una mela ed un pacchetto di cracker, non possiamo invece passare due settimane di vacanza così.

Una volta compresi questi fondamentali si entrerà in una routine quotidiana dove ci abitueremo alla celiachia e col tempo la vivremo senza problemi, ma con naturalezza. I problemi di salute brutti sono ben altri. Don’t worry be happy!

Anziani e celiachia

Gli anziani e la celiachia: i sintomi e la difficoltà nella diagnosi.

Anziani e celiachia: la diagnosi diventa più difficile. Negli ultimi anni le diagnosi di celiachia sono state fatte spesso anche su persone anziane che superavano i 65 anni d’età. Queste diagnosi tardive sono tra quelle che presentano una maggior difficoltà nella loro gestione e nell’accettazione della nuova condizione.

Avete mai pensato se di punto in bianco la vostra nonna settantenne venisse diagnosticata celiaca? Come fareste a farle capire il problema, spiegarle quali sono le farine senza glutine e quelle da evitare, oppure a gestire i rischi legati alla contaminazione?

Non sarebbe certo una passeggiata, non perché la nonna in questione sia stupida, ma perché ci si trova di fronte una persona che per 70 anni non si è mai interessata di glutine, contaminazioni, spighe barrate e prontuari. Trovandosi catapultata nel mondo della celiachia dovrà rivedere un sacco di aspetti ed abitudini che ormai si saranno ben insidiate nella sua mente tanto da risultare meccanici, sia nella scelta dei prodotti al supermercato, quanto nel modo di cucinarli.

Gli anziani aiutiamoli!!

Un ruolo fondamentale in questo contesto credo sia sicuramente quello dei familiari, figli e nipoti in primis. Se anche loro si trovano a contatto con la celiachia per la prima volta avranno però una mente più fresca ed abituata alla ricerca anche mediante internet, potranno quindi creare una sorta di “tabella” da tenere a disposizione dell’anziano con le informazioni basilari. In un primo periodo assisterlo nella spesa per dargli una mano nella scelta dei prodotti, nelle diciture alle quali prestare attenzione e ad eventuali accortezze da seguire.

In cucina vale la stessa regola, verificare, magari non in modo esplicito come per la spesa, ma lasciando che prepari da se, facendogli però notare eventuali errori nella fase di cottura e preparazione degli alimenti. L’attenzione e lo sbaglio per un giovane può succedere, ma pensate ad un anziano che ha sulle spalle 70 anni di metodicità e soprattutto tenete presente che, come direbbe mia nonna, “quando era giovane non c’erano mica tutte queste allergie e intolleranze”.

Non dimostriamoci quindi superficiali, ma aiutiamo i nostri nonni e genitori. Quando noi abbiamo avuto bisogno, loro ci sono stati ed ora che loro sono un pochino più bisognosi di noi, cerchiamo di dare il corretto supporto perché se è vero che ogni fascia d’età ha i suoi problemi post-diagnosi, è anche vero che un bambino ed un adolescente sono delle spugne, hanno una mente più elastica e, per l’età che hanno, sono “programmati” per assorbire quello che gli viene spiegato con facilità, mentre per un anziano non è più così immediato.

Ci servirà una maggior dose di pazienza e soprattutto lui stesso dovrà abituarsi dopo 70 anni di vita a cambiare le sue abitudini in cucina e legate all’alimentazione.

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