La sensibilità al glutine non celiachia come riconoscerla?
Ti senti gonfio? Potresti essere sensibile al glutine, si proprio cosi, non è mia intenzione fare del terrorismo psicologico ma solo informare quanto più possibile sulla possibilità che un disturbo banale come il gonfiore addominale, molto spesso sottovalutato e non curato, possa in realtà celare una sensibilità al glutine e non celiachia.
Sì perché, proprio il gonfiore è uno dei suoi principali sintomi. Attenzione, però, sto parlando della sensibilità al glutine e non di celiachia che, non mi stancherò mai di ripeterlo, sono due cose molto diverse. La celiachia, infatti, è una condizione permanente che richiede l’eliminazione completa e definitiva di tutti gli alimenti che contengono glutine; la sensibilità, invece, è temporanea è può essere curata seguendo una dieta chiamata a rotazione in cui gli alimenti che contengono glutine sono eliminati e inseriti a rotazione, sotto controllo medico.
Quello che non cambia in entrambi i casi sono i sintomi della celiachia, che possono essere molto simili a quelli della sensibilità al glutine, e quindi rendere difficile la diagnosi. Dolore addominale, diarrea, mal di testa, perdita di peso o viceversa aumento di peso, stipsi ma anche problemi a livello psicologico come nervosismo, ansia e depressione, sono alcuni dei sintomi più comuni come, d’altronde lo è il gonfiore addominale.
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Quindi, se dopo aver mangiato un panino o una pizza vi sentite gonfi e avvertite uno o più disturbi come quelli elencati sopra (o anche altri) il consiglio è, prima di tutto, di fare un test per eliminare la sensibilità al glutine come possibile causa del vostro disagio.
Cosa fare se scoprite di essere sensibile al glutine? Per prima cosa state per quanto è possibile sereni, è vero dovrete modificare le vostre abitudini alimentari e forse anche un po’ il vostro stile di vita, ma con un po’ di pratica e buona volontà riuscirete a ritrovare la salute senza perdere il gusto della buona cucina.
A quali alimenti bisogna prestare maggiore attenzione? Purtroppo il glutine è insidioso, è contenuto in moltissimi alimenti anche in quelli cui non si penserebbe mai. Così oltre a limitare o eliminate tutti i prodotti da forno, i cereali per la prima colazione, la birra e il whisky, bisogna prestare attenzione ai medicinali, alle salse, ai cibi precotti, ai dolci, insomma è necessario assicurarsi prima di mangiare quasi ogni alimento che sia privo di glutine.
Cosa invece si può mangiare? Via libera a frutta e verdura, carne e pesce, ma anche ad alcuni cereali che naturalmente non contengono glutine, ad esempio, riso, mais, miglio, amaranto, quinoa e grano saraceno. Non dimenticate poi che fortunatamente esistono oggi in commercio moltissime linee di prodotti senza glutine che ci permettono di vivere bene, con gusto e senza troppe rinunce.
Cos’è la sensibilità al glutine?
Di sensibilità al glutine si sente parlare sempre più spesso. Chiarirne le caratteristiche è fondamentale. Per quale motivo? Perché è diversa dalla celiachia. A scoprire le differenze in merito è stato un team di ricercatori dell’Università di Baltimora. La situazione è molto semplice da capire: quando si ha a che fare con la celiachia, il glutine causa una reazione autoimmune. La suddetta attacca direttamente la mucosa intestinale, danneggiandola.
La sensibilità al glutine, invece, ha come principali sintomi dolori addominali ed episodi di affaticamento. Nel novero dei segnali che devono mettere in allarme è possibile includere anche il mal di testa e la cosiddetta “cheratosi pilare”. Di sicuro c’è che questa condizione non provoca danni alla mucosa intestinale.
Senza dubbio meno grave della celiachia, la sensibilità al glutine non va comunque sottovalutata. Inquadrata clinicamente da poco tempo, riguarda direttamente circa 3 milioni di persone in Italia, soprattutto adulti.
Considerando i numeri della sensibilità al glutine , è naturale chiedersi perché sia così diffusa. Non esiste, oggi come oggi, una risposta scientifica definitiva. Alcune ricerche inquadrano come motivo principale la presenza di additivi nelle farine che utilizziamo per preparare dolci e non solo.
Intolleranza al glutine o sensibilità?
L’ intolleranza al glutine è un problema quanto mai diffuso al giorno d’oggi. Non solo, viene anche percepito anche come invalidante, ben oltre i suoi reali effetti sullo stile di vita. Il motivo di tale percezione risiede nell’onnipresenza del glutine nell’alimentazione mediterranea, in particolare nella pizza, nel pane, nella pasta, nei biscotti e in molti altri prodotti di consumo quotidiano. Un’altra problematica riguardante la percezione dell’intolleranza al glutine risiede nel termine stesso di “intolleranza”. In realtà è un’espressione impropria, che richiama a disturbi potenzialmente più gravi come l’intolleranza al lattosio e l’intolleranza al nichel. In un primo approccio si dovrebbe parlare meglio di sensibilità al glutine. La differenza è meno sottile di quanto si possa pensare, in quanto la sensibilità alimentare è un processo potenzialmente reversibile, a differenza dell’intolleranza.
Vi è poi la necessità di distinguere tra la sensibilità al glutine e intolleranza al glutine o celiachia. Per quanto la causa scatenante dei disturbi sia la medesima, ovvero il glutine, e la sintomatologia sia in parte sovrapponibile, sono patologie completamente diverse. Differiscono, infatti, non solo per i meccanismi di attivazione ma anche per la loro gravità. Come avrete già capito, la celiachia è molto più grave della sensibilità. Nello specifico, la celiachia è una patologia autoimmune, simile all’allergia, che coinvolge il sistema immunitario. Le reazioni dell’organismo, pertanto, sono più violente, causano una atrofia dei villi intestinali e possono portare con il tempo a conseguenze oncologiche.
La sensibilità al glutine o gluten sensitivity è invece causata da un deterioramento della mucosa intestinale, che consentirebbe l’accesso non solo al glutine, ma anche ai batteri, scatenando reazioni di tipo infiammatorio. Con il tempo è possibile ripristinare una certa funzionalità della mucosa intestinale, magari dopo un periodo di “riposo” e una ripresa graduale dell’assunzione.
Quali sono i sintomi di intolleranza al glutine
I sintomi tipici della celiachia o intolleranza al glutine e sensibilità al glutine sono molto simili. Le dinamiche legate alla sensibilità al glutine incidono anche sulle sintomatologie. Per quanto vantino alcuni sintomi in comune, celiachia e sensibilità si manifestano con gradi diversi di disagio e coinvolgono in maniera differente gli organi. Conoscere la sintomatologia è comunque importante per avvertire la presenza del problema, e attivarsi nel più breve tempo possibile. Ecco dunque una panoramica dei più frequenti sintomi per sensibilità o intolleranza al glutine .
Disturbi gastrointestinali. Sono gli unici sintomi simili alla celiachia e comprendono: dolori addominali, diarrea, stitichezza e meteorismo.
Cheratosi pilari. La cute in alcune zone appare increspata e restituisce una sensazione di “pelle di pollo”. Ciò accade soprattutto in corrispondenza dei gomiti. La cheratosi pilare è causata dalla carenza di vitamina A, conseguenza indiretta dell’accumulo di glutine non correttamente assorbito.
Emicrania. Di norma, il mal di testa, specie se leggero, è un sintomo troppo poco specifico per associarlo a una patologia in particolare. Tuttavia, esiste un mal di testa da “sensibilità alimentare” che ha caratteristiche proprie, ossia si tratta di un mal di testa acuto e limitato a una parte ben precisa; in genere si verifica mezz’ora dopo i pasti.
Stanchezza. La sensazione di stanchezza che i “sensibili al glutine” avvertono è causata dal surplus di energia richiesto dall’apparato digerente per gestire il glutine, nonché dal suo cattivo assorbimento.
Perdita di equilibrio e formicolii agli arti. Nei casi più gravi, in cui vi è una sensibilità intensa e di lungo corso, il cattivo assorbimento del glutine causa il cattivo assorbimento anche di tante altre sostanze. Si giunge così a una condizione di malnutrizione che colpisce in primo luogo il sistema neurologico.
L’iter per una diagnosi certa. La celiachia come scoprirla
Pensate di soffrire di sensibilità o intolleranza al glutine? Come capire se si è intolleranti al glutine? Non vi rimane che contattare un medico. Il sospetto, infatti, non si deve trasformare in un’autodiagnosi, ma occorre affidarsi a professionisti del settore. Solo un medico, per giunta specialista, può diagnosticare la sensibilità al glutine, o la relativa intolleranza. Anche perché, è bene appurare se si tratta di vera sensibilità o piuttosto celiachia. Rispondere a questa domanda è vitale, in quanto consente di differenziare la gestione del disturbo e adottare soluzioni specifiche. E’ bene evidenziare, infatti, che la celiachia non è reversibile, mentre la sensibilità può esserlo. Ad ogni modo, l’iter diagnostico è composto da varie fasi. La prima consiste nella verifica di un disturbo legato all’assorbimento del glutine.
Si procede pertanto ad eliminare il glutine dalla dieta. Poi si verifica la sintomatologia, se questa scompare allora si è in presenza di un disturbo legato al glutine. Il secondo passo consiste nel comprendere se tale disturbo è causato da una sensibilità o dalla celiachia. In buona sostanza, si prova ad escludere quest’ultima con una serie di esami specifici per la celiachia. Nella stragrande maggioranza dei casi, si procede con il rast test, che analizza la presenza nel sangue di anticorpi specifici per il glutine, essendo la celiachia una malattia del sistema immunitario.
Tuttavia, gli unici esami in grado di certificare senza margine di errore la presenza della celiachia sono la biopsia del duodeno e l’analisi genetica, che vengono riservate essenzialmente ai casi più complicati. Se questi test danno esito negativo, se ne deduce che il disturbo è causato non già dalla celiachia, ma da una semplice sensibilità o da una intolleranza.
Come trattare i disturbi dell’assorbimento del glutine
Giunti alla diagnosi di intolleranza al glutine, o per meglio dire di sensibilità, come si procede? La gestione del disturbo si compone di alcune fasi, di cui la prima è identica a quella che contraddistingue i celiaci: escludere il glutine dalla propria alimentazione. Può sembrare un’impresa titanica visto che il glutine è dappertutto, ma in realtà è meno complicato di quanto si possa immaginare. Anche perché esistono molti alimenti in grado di sostituire le farine tradizionali, come la farina di riso, la farina di mais, la farina di grano saraceno, di amaranto, di fonio ecc… Anzi, questo cambio di registro può essere un’occasione per provare nuovi sapori. Pane, pasta, pizza, dolci e biscotti realizzati con queste farine sono senz’altro diversi, ma non meno buoni.
La seconda fase consiste nella graduale introduzione del glutine, d’altronde stiamo parlando di un disturbo potenzialmente reversibile, dunque è bene provarci. Il meccanismo è quello della disintossicazione e reintroduzione, che va accompagnato dalla massima prudenza. Il decorso dunque è molto diverso dalla celiachia. La celiachia è una diagnosi certa, sebbene meno grave e meno problematica di quanto si possa immaginare. La sensibilità, invece, è un disturbo più leggero (almeno nella maggior parte dei casi) e in parte “guaribile”. Sia chiaro, alcuni non riescono a recuperare la piena funzionalità in termini di assorbimento del glutine, ma per molti vi è un periodo di transizione verso il recupero totale e la possibilità di consumare alimenti contenenti glutine.
Dai sintomi ai primi passi per promuovere il proprio benessere
L’ intolleranza al glutine come si manifesta? Ci sono tantissimi sintomi che possono disturbare la quotidianità di chi soffre di questa p roblematica e che possono metterci in difficoltà ogni volta che arriva l’ora dei pasti. Tuttavia, così come ci sono tanti sintomi, ci sono anche tanti modi di reagire. Certamente, dobbiamo fare di tutto per evitare il glutine, mettendo così da parte sintomatologie e conseguenze come inappetenza, vomito o sintomi intestinali ed extra intestinali, che si presentano subito dopo l’ingestione di alimenti contenenti questa sostanza.
Questo è il caso della celiachia tipica, mentre per quella atipica, che può sorgere con l’età e con tanti tipi di manifestazioni, si parla di problemi allo stomaco, oltre che alla pelle (pruriti e irritazioni). Senza dimenticare che ci sono condizioni che non presentano evidenti sintomi, come la celiachia silente o quella latente.
Dalla diagnosi alla dieta si deve avere un atteggiamento positivo
In ogni caso, modificare la dieta e avere un atteggiamento più positivo possibile sono due fattori che potranno aiutare in maniera evidente. Tra l’altro, come avrete capito leggendo i miei articoli, essere celiaci non vuol dire essere infelici e, allo stesso modo, non significa dover fare continui sacrifici. Infondo, ci sono tantissimi prodotti di qualità sul mercato, reperibili sia nei supermercati che nei negozi specializzati.
Gonfiori, dolori e fastidi di vario genere possono provocare disagi in qualsiasi occasione, eppure, nonostante questo, la dieta senza glutine può essere vissuta con positività e sorriso.
Qualche consiglio per gestire al meglio la sensibilità al glutine
Il senso di scoraggiamento quando si riceve una diagnosi di celiachia è profondo, ma quello che segue alla diagnosi di sensibilità al glutine non è da meno. D’altronde, i percorsi iniziali di gestione al disturbo sono gli stessi: rinunciare ad alcuni alimenti e modificare radicalmente la propria alimentazione. Proprio per questo, si teme di non farcela e di rimanere esclusi da alcune situazioni sociali. Ebbene, sono timori infondati, quindi il primo consiglio è di liberarsi dai pregiudizi. E’ vero, cambiare è difficile, ma ci si abitua presto. E oggi più di ieri sono a disposizione tantissimi alimenti per celiaci e tantissime farine gluten-free. Non dovete dunque rinunciare al pane, alla pasta e alla pizza, ma semplicemente dovrete consumare alcune varianti, un po’ diverse, ma comunque buone.
Il secondo consiglio è connesso al primo e consiste nell’approcciarsi in modo positivo. Il periodo di privazione può essere un’occasione per scoprire nuovi cibi e sapori. Certo, dovrete farvi un certo bagaglio di conoscenza, ma ciò aumenterà anche le vostre capacità in cucina. E’ proprio con l’intento di condividere la mia esperienza che ho scritto il libro “Intolleranza fottiti”. Un titolo forte, che esprime il senso di rivalsa con cui ho affrontato il problema e che spero di trasmettere anche a voi.
Un altro consiglio è quello di parlare, comunicare e approcciarsi in modo trasparente al cambio di alimentazione. In parole povere, non abbiate remore a far sapere che non potete consumare glutine, se state condividendo un pasto o siete al ristorante. La gente è ormai abbastanza sensibile sul tema e vi verrà incontro. Inoltre, le attività di ristorazione sono ormai attrezzate per servire celiaci e chi ha problemi di sensibilità al glutine.
Se vi ritrovate ad avere l’ intolleranza al glutine e lattosio abbinata dovete prestare ancora più attenzione. Gli intolleranti al glutine o celiaci devono eliminare il glutine dalla propria alimentazione. La persona affetta da sensibilità può mangiare con glutine seguendo i consigli del medico curante o del nutrizionista. Celiachia e lattosio sono un binomio sempre più frequente.
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