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Il potassio, un minerale fondamentale per il nostro organismo

potassio

Potassio: cos’è, a cosa serve, quanto assumerne

Il potassio è un elemento essenziale per l’organismo. Il potassio in natura è molto diffuso e, in forma pura, è un metallo morbido e argenteo. Parliamo di potassio perché interviene nell’equilibrio dei liquidi, nella trasmissione degli impulsi nervosi e nella contrazione muscolare. In parole semplici, aiuta cellule e tessuti a “comunicare” e a mantenere un buon ritmo quotidiano.

Dal punto di vista chimico è indicato con la sigla K. Nella crosta terrestre rappresenta in media poco più del due per cento in peso, un valore che conferma la sua ampia presenza in rocce e suoli. Questa diffusione si riflette anche nel cibo: frutta, verdura, legumi e tuberi sono ricchi di K, ma contributi arrivano anche da pesce e latte.

In breve
Assunzioni adeguate: 3.500 mg/die per adulti, uguale in gravidanza; 4.000 mg/die in allattamento. Bambini e ragazzi: valori più bassi e crescenti con l’età (EFSA 2016).
Benefici principali: supporto a pressione del sangue, funzione neuromuscolare ed equilibrio dei liquidi (WHO/NIH).
Attenzione: chi ha problemi renali o assume farmaci che “risparmiano” il potassio deve parlarne con il medico (NIH).

Nel corpo, il potassio lavora in squadra con sodio e magnesio. Un apporto adeguato di K favorisce l’eliminazione del sodio in eccesso con le urine e contribuisce a mantenere valori di pressione equilibrati. Non serve inseguire integratori: una dieta varia copre i fabbisogni nella maggior parte dei casi.

Quanto assumerne? Le indicazioni europee più aggiornate parlano di 3.500 mg al giorno per adulti, lo stesso valore in gravidanza, e 4.000 mg in allattamento. Per l’età pediatrica gli adeguati intakes aumentano con la crescita: da circa 800–2.700 mg tra 1 e 14 anni, fino a 3.500 mg dai 15 anni in su. Questi valori derivano soprattutto dagli effetti osservati su pressione e rischio di ictus, con benefici quando l’apporto è sufficiente.

Benefici: pressione, muscoli, nervi

Un introito adeguato di potassio può aiutare a mantenere la pressione del sangue su livelli favorevoli. Il meccanismo è duplice: favorisce la vasodilatazione e l’escrezione di sodio, con effetto sul volume dei liquidi. Inoltre, il potassio è indispensabile per la contrazione dei muscoli, cuore compreso, e per la normale trasmissione degli impulsi nervosi.

Quando l’introito è molto basso, possono comparire crampi, affaticamento e alterazioni del ritmo del cuore. Viceversa, eccessi da supplementi o da diete particolari in persone predisposte possono far salire la kaliemia. Ecco perché l’approccio alimentare resta la via preferibile.

Lo sapevi?
Aumentare potassio dai cibi e allo stesso tempo moderare il sodio è la combinazione più studiata per la salute della pressione. Verdure, frutta, legumi e patate con buccia sono scelte ottimali.

In cucina, molte preparazioni aiutano a preservare il minerale. Tagli, ammolli e bolliture prolungate disperdono parte del potassio nell’acqua di cottura. Brodi e minestre, che “trattengono” l’acqua, ne riducono la perdita. Anche la cottura al vapore è un’alleata.

Fonti alimentari: idee pratiche

Tra le fonti generose ricordiamo: patate, banane, albicocche, avocado, kiwi, spinaci, bietole, legumi (lenticchie, fagioli, ceci), pomodori e passata, frutta secca e semi. Anche pesci come salmone e merluzzo, e lo yogurt, contribuiscono. Alternare più famiglie di alimenti migliora il profilo complessivo di fibre, vitamine e minerali.

Un piatto-tipo? Insalata tiepida di patate e fagiolini, olio buono e erbe; oppure riso integrale con ceci, pomodorini e spinaci saltati. Per la colazione, yogurt con frutta fresca e frutta secca.

Consiglio della nonna
Se lessi patate o verdure, riusa l’acqua di cottura per minestre o salse: parte del potassio si è trasferita lì. Piccoli gesti, grandi risultati.

Ricorda che le porzioni contano: una patata media cotta con buccia o una tazza di legumi apportano quote significative. Varia durante la settimana, senza fissarti su un solo alimento “miracoloso”.

Diete e intolleranze: potassio e nichel

Chi segue diete specifiche o ha sensibilità al nichel chiede spesso: “posso aumentare il potassio senza sforare col nichel?”. La risposta passa dalla scelta degli alimenti. Frutta e verdura sono i pilastri per il potassio; sul nichel, però, esistono differenze importanti tra cibi.

In generale, si modulano quantità e frequenze, facendo attenzione ad alimenti noti per il loro contenuto di nichel. Il percorso è personale e va tarato sui segnali del corpo. Integrare il tema del potassio dentro una dieta “low-nickel” si può, con l’aiuto di un professionista e una buona lista di riferimento.

Domande comuni sulla sicurezza

Serve l’integratore? Nella maggior parte dei casi no: l’alimentazione copre i fabbisogni. Gli integratori di potassio si valutano se il medico li prescrive per motivi precisi. Alcuni farmaci (ACE-inibitori, sartani, diuretici risparmiatori di K) e condizioni renali possono aumentare i livelli: in questi casi si segue il parere del curante.

Esistono limiti massimi? Non è stato fissato un limite superiore da alimenti per le persone sane. Con i supplementi, invece, si usano dosi prudenti e si evita il “fai da te”. Se compaiono sintomi insoliti (debolezza marcata, formicolii, battito irregolare), si contatta il medico.

Uso non alimentare del potassio

Oltre alla tavola, il potassio trova spazio in molti ambiti industriali e tecnologici. Nella pratica non si impiega quasi mai l’elemento puro: entra in composti che possiedono proprietà diverse, utili in agricoltura, vetro, pirotecnica e gestione del calore. È un mondo ricco, che racconta quanto questo minerale sia versatile anche al di fuori della cucina.

Nell’agricoltura, ad esempio, si privilegiano formulazioni studiate per le colture più delicate; nella manifattura del vetro si cercano trasparenza e resistenza; in ambito energetico si sfrutta la capacità di trasferire calore. Di seguito, una panoramica semplice e concreta dei principali usi non alimentari del potassio.

Attenzione pratica
Quando si parla di “igienizzante a base di potassio”, ci si riferisce a composti specifici (per esempio il permanganato di potassio) e a diluizioni corrette. In casa, meglio privilegiare ammollo e accurato risciacquo, evitando il “fai da te” con soluzioni troppo concentrate.
  • Solfato di potassio (K₂SO₄): fertilizzante che apporta potassio e zolfo, indicato anche per colture sensibili ai cloruri.
  • Nitrato di potassio (KNO₃): ossidante storico della polvere nera, oggi presente anche in pirotecnica e in alcuni fertilizzanti.
  • Carbonato di potassio (K₂CO₃): “potassa”, impiegato nella produzione di vetri potassici per migliore fusione e brillantezza.
  • NAK (lega sodio-potassio): fluido di trasferimento termico per sistemi ad alta temperatura grazie all’ampio intervallo di liquidità.
  • Cloruro di potassio (KCl): ingrediente dei sali a ridotto sodio; in ambito clinico entra nelle soluzioni cardioplegiche per l’arresto controllato del cuore durante interventi.
  • “Cristallo di potassio” (allume): astringente e blando antibatterico, tradizionalmente usato post-rasatura e in alcuni deodoranti.

Quanto a igiene domestica e benessere, i pediluvi “con potassio” della tradizione indicano in realtà il permanganato di potassio in soluzioni molto diluite, dal tipico colore rosa chiaro. È un uso esterno, astringente e rinfrescante, che richiede attenzione alle diluizioni e un buon risciacquo finale.

In sintesi, il potassio non è solo nutrizione: nei suoi composti guida la crescita delle piante, migliora il vetro, sostiene tecnologie termiche e offre piccoli aiuti per la cura personale. Un alleato discreto e prezioso, da conoscere e utilizzare con consapevolezza.

Cosa comporta la carenza di potassio

Nel quotidiano, una vera carenza di potassio è poco comune: il potassio abbonda in frutta, verdura e legumi. Tuttavia, può comparire quando l’alimentazione è povera di vegetali, in presenza di perdite importanti di liquidi o per condizioni cliniche specifiche. In pratica, non è solo “quanto ne mangi”, ma quanto ne perdi e come il corpo lo gestisce.

Le perdite aumentano con vomito o diarrea prolungati, uso di alcuni diuretici, sudorazione intensa e non compensata, e in alcune malattie dell’intestino (es. malassorbimento). Anche squilibri ormonali, carenza di magnesio o spostamenti del potassio dentro le cellule (per esempio dopo grandi carichi di carboidrati) possono contribuire. L’allenamento molto prolungato fa sudare tanto: le perdite attraverso il sudore di solito sono moderate, ma possono crescere negli sport di endurance se non si reintegra bene.

In breve
La carenza di potassio (ipokaliemia) è una riduzione del potassio nel sangue: lieve, moderata o severa. Le cause più frequenti sono perdite gastrointestinali, alcuni farmaci, scarsa introduzione o malassorbimento. La diagnosi è medica; l’autosomministrazione di integratori non è consigliata.

I sintomi possono essere “sfumati” e facilmente confondibili: stanchezza marcata, sensazione di fiacchezza, debolezza muscolare, crampi, stitichezza e calo dell’appetito. Talvolta compaiono formicolii o tremori. Se la carenza diventa importante, possono presentarsi alterazioni del ritmo cardiaco e una diuresi aumentata con sete più frequente. Nella maggioranza dei casi, riportare il bilancio alla normalità risolve progressivamente i disturbi.

Che fare? Nelle forme lievi si lavora su idratazione e dieta, aumentando gli alimenti ricchi di potassio e la varietà vegetale. Quando c’è una causa precisa (diarrea persistente, farmaci, malassorbimento), si interviene su quella. Gli integratori possono servire, ma soltanto se indicati dal medico: dosi, tempi e monitoraggi vanno personalizzati, specie se si assumono farmaci che influenzano il potassio o se ci sono problemi renali.

Un’ultima nota pratica: prevenire è più semplice che curare. Nei periodi di caldo, dopo sforzi lunghi o con disturbi gastrointestinali, cura i liquidi e inserisci nel menù porzioni regolari di verdure, legumi, frutta e tuberi. È una strategia dolce, sostenibile, e, soprattutto, efficace per mantenere l’equilibrio del tuo potassio.

Gli effetti dell’abuso di potassio

Se la carenza di potassio porta a conseguenze gravi, lo stesso si può dire del suo abuso. Un consumo straordinario e prolungato di questa sostanza genera effetti collaterali spesso gravi, se non addirittura irreversibili. Gli organi più colpiti sono il cuore, i reni e il fegato. Nella fattispecie, si può assistere all’aumento drastico della pressione arteriosa, con tutto ciò che ne consegue circa il rischio di infarti e ictus. Analogamente, l’assunzione esagerata di potassio può causare, alla lunga, insufficienza renale ed epatica. Gli abusi possono essere evitati facilmente, proprio come può essere evitata la carenza di questo importante minerale. E’ sufficiente mantenere uno stile alimentare sano, che non prevede l’abuso di certi alimenti. Un buon modo per ridurre i rischi è non abbinare alimenti che apportano una quantità eccezionale di potassio.

Allo stesso modo, è bene evitare di consumare troppo caffè e cioccolato, alimenti il cui consumo smodato è correlato ad altri disturbi, ma che possono provocare un aumento di potassio nel sangue. In alternativa, se risulta difficile ridurre il consumo di certi alimenti, si può procedere con un aumento dell’attività fisica. Questa, infatti, aiuta a smaltire il potassio in eccesso attraverso la semplice sudorazione. E’ buona norma, se si sospetta un consumo eccessivo di potassio, è monitorare con attenzione e costanza la pressione arteriosa e i battiti cardiaci.

Dove si trova questo importante minerale?

Come ho già accennato, il potassio è uno dei minerali più reperibili in natura. Si trova soprattutto negli alimenti, in gran parte di origine vegetale. Frutta, verdura e legumi rappresentano una fonte di potassio inestimabile, anche se in misura diversa. Si va dal grammo (per etto) delle albicocche disidratate, ai 260 milligrammi delle zucchine. Molto spesso il potassio si trova insieme al magnesio, in questi casi il potassio e magnesio, se combinati, rappresentano una fonte di energia non indifferente, a tal punto che vengono assunti in coppia nella veste di integratori.

Il potassio negli alimenti di origine vegetale

Ecco una selezione di cibi vegetali che aiutano a coprire il fabbisogno di potassio. Le quantità possono variare in base a varietà, maturazione e cottura, ma restano ottime scelte nella dieta di ogni giorno.

Consiglio pratico
Il potassio è idrosolubile: bolliture lunghe lo disperdono nell’acqua di cottura. Preferisci vapore, forno o microonde e, quando puoi, usa l’acqua di cottura in minestre e salse.
  • Albicocche disidratate. Circa 1,1–1,2 g di potassio ogni 100 g: fonte “concentrata” grazie alla disidratazione. Offrono anche fibre e antiossidanti.
  • Fagioli bianchi. Circa 500–560 mg/100 g cotti. Tutti i legumi sono buone fonti di potassio; i bianchi risultano tra i più ricchi.
  • Spinaci. ~550 mg/100 g. Ricchi anche di fibre e vitamina C. Crudi e cotti sono entrambi validi: se li lessi, meglio cotture brevi o al vapore per trattenere più minerale.
  • Patate con buccia. ~500–540 mg/100 g. Il potassio è distribuito soprattutto nella polpa: pelare e bollire riduce il contenuto; forno e vapore aiutano a preservarlo.
  • Zucchine. ~250–270 mg/100 g. Leggere e versatili, contribuiscono al bilancio di potassio insieme a molta acqua e fibre.
  • Funghi bianchi. ~350–400 mg/100 g. Buon profilo di minerali e composti antiossidanti; ottimi saltati velocemente o al forno.
  • Banane. ~350–390 mg/100 g. Non sono “le più ricche” in assoluto, ma restano una pratica fonte di potassio per spuntini e sport.
  • Uvetta essiccata. ~750–860 mg/100 g. Remineralizzante e comoda in piccole porzioni in yogurt, insalate e porridge.
  • Mandorle. ~730–780 mg/100 g. Molto nutrienti; ottima la quota di grassi insaturi e micronutrienti. Da usare con attenzione alle porzioni.
  • Pomodori. ~250–300 mg/100 g. Contribuiscono al potassio quotidiano e apportano vitamina C e carotenoidi.

*Idea furba*: combina una fonte “concentrata” (frutta secca o disidratata) con verdure fresche o legumi: ad esempio insalata di spinaci, ceci e patate al vapore, oppure yogurt con banana e un cucchiaio di uvetta.

Diete e intolleranze. Se segui un regime “low-nickel”, il tema potassio si può gestire scegliendo varietà e frequenze adatte: punta su rotazioni e porzioni misurate, valutando la tolleranza personale. L’obiettivo è mantenere il minerale in equilibrio senza rinunciare al gusto.

Il potassio negli alimenti di origine animale

Per quanto il potassio si trovi soprattutto negli alimenti di origine vegetale, tale sostanza non è una loro esclusiva. In realtà, benché in quantità minore, il potassio può essere rintracciato anche negli alimenti di origine animale. Il riferimento è, ovviamente, alla carne, al pesce, al latte e alle uova, con le dovute differenze tra le varie specie e tipologie. Le specie ittiche con il maggior apporto di potassio sono il salmone, la trota e la sardine, tutti sopra i 400 milligrammi per etto. Per quanto concerne la carne, la più ricca di potassio è quella di maiale, che sfiora il mezzo grammo ogni 100 grammi.

A seguire la carne di bovino e la carne di pollo, che si attestano rispettivamente sui 300 milligrammi e sui 200 milligrammi. Il latte è all’apparenza povero di potassio, dal momento che garantisce a malapena 150 milligrammi ogni etto. Tuttavia, alcuni derivati possono superare il mezzo grammo. Discorso diverso per le uova, che tra tuorlo e albume superano raramente i 110 milligrammi.

Faq su potassio

Quanta assunzione giornaliera di potassio è consigliata per un adulto?

Le linee guida europee indicano 3.500 mg al giorno per uomini e donne; lo stesso valore in gravidanza e 4.000 mg in allattamento. Per bambini e ragazzi i valori sono più bassi e aumentano con l’età.

Il potassio abbassa la pressione?

Un apporto adeguato può aiutare a mantenere valori di pressione favorevoli perché facilita l’escrezione del sodio e rilassa la parete dei vasi. L’effetto è più evidente se si riduce anche il sale.

Quali sono le migliori fonti alimentari?

Patate, legumi, verdure a foglia, pomodori, frutta come banane, kiwi e albicocche, frutta secca e semi. Anche pesce e yogurt contribuiscono.

Posso prendere integratori di potassio?

Solo se prescritti. Chi assume farmaci specifici o ha problemi renali deve evitare il “fai da te” perché i livelli possono salire troppo.

Come conciliare potassio e dieta povera di nichel?

Si scelgono cibi e frequenze adatti al proprio profilo. Su NonnaPaperina trovi una guida pratica sugli alimenti ricchi di nichel per organizzare il menù in sicurezza.

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