Il legame tra stress e intolleranze alimentari esiste?
Il legame tra stress e intolleranze alimentari esiste? Lo stress può determinare un’alterazione della permeabilità intestinale che lascia le porte aperte all’ingresso di frammenti di cibo indigerito, batteri, metalli e alla conseguente attivazione del nostro sistema immunitario: le intolleranze alimentari.
Nella maggior parte dei casi ci si riferisce allo stress senza sapere esattamente di cosa si stia parlando: resta un concetto vago, quasi impalpabile, ultimo e inafferrabile responsabile di tutti quegli acciacchi che, pur tormentandoci quotidianamente, in apparenza non hanno ragione d’essere nè tantomeno una causa precisa.
In realtà lo stress è profondamente legato alla natura umana, ne rappresenta addirittura un punto di forza: ci consente di essere attivi, di memorizzare gli eventi della nostra vita, di mantenere efficiente il nostro sistema immunitario e, in ultima analisi, di sopravvivere.
H.Selye scrive: (scienziato che negli anni Venti coniò il termine stress per descrivere la reattività del nostro organismo a seguito di sollecitazioni di qualsiasi natura):
“Nessuno può vivere senza fare esperienza di un certo grado di stress in ogni momento della sua esistenza… stress non è necessariamente negativo; è anche il sale della vita, ogni emozione, ogni attività causa stress.
Ma, certamente, il tuo sistema deve essere preparato ad affrontarlo. Lo stesso stress che può far ammalare una persona, può essere un’esperienza rinvigorente per un’altra”. (H.Selye, “The stress of Life”, 1976, McGraw-Hill).
Ma allora perché ci si riferisce allo stress sempre in termini negativi? Esiste un legame tra stress ed intolleranze alimentari?
Cos’è la permeabilità intestinale?
Avete mai sentito parlare di permeabilità intestinale? Leggendo questo articolo, capirete di cosa si tratta e in quale modo ha a che fare con lo stress e intolleranze alimentari. Per capire esattamente di cosa stiamo parlando, dobbiamo partire dall’inizio e, principalmente, dal momento che sussegue la nascita. Dopo quest’ultima, l’organismo del bambino si avvale del giusto nutrimento grazie all’allattamento. In seguito, si procede con lo svezzamento, e quindi all’introduzione graduale dei vari cibi all’interno della sua alimentazione.
Questa gradualità è fondamentale, in quanto l’apparato digerente si abitua alle nuove sostanze e consistenze, ma anche il sistema immunitario inizia ad agire e a rafforzarsi. Anch’esso comincia ad “abituarsi” alla presenza di alcune molecole alimentari, che ovviamente prima non conosceva. Tuttavia, sempre per capire cos’è la permeabilità intestinale, è opportuno considerare che queste molecole possono essere assorbite dall’organismo solamente se si presentano in dimensioni ridotte.
In caso contrario, rimangono nel tratto intestinale per più tempo e fino al momento in cui non saranno state sminuzzate in maniera tale da favorire il corretto assorbimento. Ad ogni modo, per far sì che questo processo avvenga nel modo giusto, è necessaria la presenza di una mucosa integra: grazie a questa condizione, si evita che sostanze patogene o nocive possano entrare in circolo nell’organismo.
La mucosa dell’intestino e il suo epitelio si presentano quindi come un filtro, che dovrebbe lasciar passare solamente le sostanze benefiche per il corpo. Quando queste parti non rispondono alle suddette caratteristiche, si parla di permeabilità intestinale e, pertanto, della possibilità di un passaggio di sostanze tossiche o nocive all’interno dell’organismo.
Danni all’epitelio e conseguenze da considerare
Per colpa di farmaci, alimentazione scorretta, sostanze tossiche o infezioni di vario tipo, l’integrità dell’epitelio viene molte volte compromessa, portando l’intera mucosa a non svolgere più la sua basilare funzione di filtro e a presentare la condizione di permeabilità intestinale. Le relative conseguenze sono queste: le sostanze nocive si immettono nella circolazione del sangue, il sistema immunitario non le riconosce e, per difendere il corpo, inizia a produrre anticorpi che si rivoltano contro le molecole sconosciute.
Quando si riscontrano degli elevati livelli di questi anticorpi (immunoglobuline IgG), si tende erroneamente a parlare di intolleranze alimentari e di “allergie ritardate”, anche perché quello che avviene in questi casi all’interno del corpo è molto simile a ciò che succede quando si soffre di celiachia. La verità è che numerosi studi hanno rivelato che in molti casi si tratta invece di permeabilità intestinale, e quindi di una lesione della barriera presente nell’intestino, ma non di intolleranze a determinati alimenti.
Ad ogni modo, anche in questa eventualità è necessario agire. Infatti, questa condizione può causare danni all’intestino stesso, ma anche al resto dell’organismo. Non a caso, è stato appurato che la permeabilità intestinale può tramutarsi nella “sindrome dell’intestino poroso”, che può scatenare a sua volta una costante produzione di anticorpi che si scagliano contro gli alimenti; il passaggio dei germi ai vari organi (che può comportare malattie infettive), e persino delle vere e proprie intolleranze alimentari.
Permeabilità intestinale: un problema in crescita
Ultimamente, grazie a numerose e accurate statistiche, è stato appurato che circa il 20% della popolazione sostiene di soffrire di problematiche correlate al cibo. Tuttavia, dopo attenti esami diagnostici, solamente l’1,4-2% è risultato effettivamente allergico o intollerante a qualche alimento. A questo proposito, è utile considerare che quando si tratta di permeabilità intestinale, gli anticorpi inviati dal sistema immunitario sono immunoglobuline IgG e lo stesso vale per le intolleranze.
D’altra parte, per le allergie alimentari, si avvia la produzione di anticorpi della classe E (IgE). In più, è utile considerare che la reazione allergica è immediata, mentre quella delle intolleranze è ritardata, proprio come nel caso della reazione dovuta a lesioni della mucosa dell’intestino. Per questi motivi, la permeabilità intestinale viene spesso confusa con l’intolleranza (che come abbiamo visto può presentarsi come effetto collaterale), ma non possiamo scambiarla con un’allergia. Ad ogni modo, gli esami diagnostici possono aiutare ogni paziente a capire esattamente qual è il suo problema.
Infine, dobbiamo considerare che ancora non abbiamo la certezza di quali siano le reali cause delle intolleranze. Infatti, spesso si pensa all’alimentazione scorretta; alla reazione ad additivi, antibiotici, conservanti e altri riempitivi presenti nei cibi, che vengono riconosciuti come estranei e che stimolano la reazione immunitaria; ma anche a un alterato assorbimento delle molecole alimentari, che fa pensare dunque alla permeabilità intestinale come a una delle principali cause, di cui molte persone ignorano l’esistenza.
Perciò, restiamo in attesa di ulteriori conferme, ricerche e risposte sulle intolleranze alimentari e sul problema della permeabilità intestinale. Per il momento, puntiamo su un’alimentazione corretta e su un attento e adeguato svezzamento dei più piccoli: osservarli fin dai primi assaggi, è sempre un buon modo per accorgersi della presenza di eventuali problematiche!
Differenze tra eustress e distress
Abbiamo appena ricordato come non sia concepibile la vita senza stress e, dal momento che ogni sollecitazione che stimola il nostro organismo (proveniente tanto da dentro che da fuori) rappresenta uno “stressore”, finisce con l’interferire con il nostro equilibrio producendo due risultati: uno con effetti positivi (detto “eustress”), ed uno con effetti negativi (detto “distress”) e che è causa di tanti sintomi di difficile collocazione medica.
Per essere pratici e facilmente comprensibili: quando ci innamoriamo siamo sottoposti ad uno eustress, mentre quando riceviamo una cartella esattoriale il nostro organismo sopporta un distress!
Se del primo non ne avremmo mai abbastanza, del secondo ne faremmo volentieri a meno.
Ma allora dov’è l’inghippo? Basterebbe cercare di ricevere solo, o prevalentemente, stress buono ed evitare quello cattivo (un po’ come si tenta di fare con il colesterolo) e tutta la questione sarebbe risolta.
La difficoltà risiede nello stile di vita che tutti, chi più e chi meno, abbiamo finito con l’adottare e che abbiamo trasferito necessariamente ai nostri figli che, per forza di cose, si sono dovuti adattare ad esso.
Sempre di corsa, sempre al lavoro, moglie, figli, animali domestici, mutuo, scadenze, genitori anziani, e difficoltà di ogni tipo, generano un carico di stressori di proporzioni colossali; finiamo così per sollecitare il nostro organismo ben più dei limiti che la nostra fisiologia ci imporrebbe e questa condizione ha delle conseguenze molto precise sul nostro organismo.
Conoscete i fiori di Bach e le loro potenzialità?
Sono più di 30 i fiori di Bach che vengono utilizzati con l’intento di favorire il benessere psico-fisico, di sbloccare alcune situazioni e di aiutarci a superare paure e problematiche. Questi interessanti rimedi floreali sono ottimi per fare in modo che la forza reattiva di ogni persona possa sbloccarsi, portando così ad un miglioramento generale, in particolare a livello emotivo.
Nella sfera personale e nella vita di tutti i giorni, i fiori di Bach possono essere molto utili e, proprio per questo, ho deciso di parlarne anche nel mio blog. Infatti, quando un individuo scopre di soffrire di intolleranza al glutine, al lattosio e/o al nichel, può trovarsi anche molto in difficoltà: soprattutto quando ce ne diagnosticano più di una, ritrovarsi di fronte ad un grande cambiamento da un punto di vista dell’alimentazione può farci sentire spiazzati e, talvolta, spaventati e depressi…
Questi rimedi floreali possono aiutarci!
Se credete nei rimedi naturali e nella fitoterapia, saprete benissimo che la natura può aiutarci persino quando si tratta di intolleranze alimentari. Nel caso dei fiori di Bach, ad opera di Edward Bach, l’aiuto arriva in particolare per quanto riguarda la nostra reazione dopo una diagnosi. In base a come ci sentiamo, possiamo scegliere il nostro fiore: per ogni stato mentale, esiste sempre il rimedio floreale più idoneo, e quindi il fiore che può darci una mano a superare quel determinato e particolare periodo.
Oltre a questo, è ovvio che i fiori di Bach ci spingono a conoscere meglio il nostro carattere e a migliorarci in maniera più ampia. Naturalmente, non sono stati studiati per curare una malattia in sé per sé, ma appunto per portarci ad ottimizzare il nostro stato mentale e per consentirci di reagire al più presto, anche quando sembra che siamo destinati a non riuscirci.
L’intento di questi rimedi è quindi quello di provocare un cambiamento positivo dentro di noi, che poi andrà indubbiamente ad influire “all’esterno” e nella nostra vita di tutti i giorni.
Alla scoperta di alcuni fiori di Bach che possono aiutarci…
Come abbiamo detto, ogni fiore ha la sua potenzialità. Facendo qualche esempio, supponiamo che la diagnosi della celiachia abbia scatenato in noi un periodo di ansia, tensione, stress e voglia di fuggire dal problema. In questo caso, tra i fiori di Bach può essere d’aiuto l’Agrimony, utile per ritrovare la pace interiore e la serenità, ma anche per superare paura di quello che non sappiamo riguardo alla nostra situazione e l’angoscia portata magari da una dieta restrittiva.
Per superare invece un momento di scoraggiamento, potremo preferire l’Elm. Tra gli altri fiori di Bach utili nel nostro caso troviamo anche il Gentian, che ci aiuta a rafforzare la nostra capacità di affrontare gli ostacoli e ad acquisire una maggiore sicurezza in noi stessi, e il Gorse, ottimo per acquisire forza d’animo e per affrontare le problematiche e le situazioni con il giusto atteggiamento. Detto questo, vi chiedo: come vi sentite dopo la vostra diagnosi? Ce la potrete fare e con le mie ricette spero di esservi d’aiuto!
Cosa fare?
Questo ostinarci ad “andare oltre” rispetto le nostre reali possibilità ci costringe ad accumulare nel corso del tempo gli effetti di un perenne distress.
Le prime conseguenze di questa condizione del tutto innaturale sono a carico del nostro apparato gastrointestinale: digeriamo male, ci sentiamo spesso gonfi, soffriamo di bruciori di stomaco, diventiamo stitici ma soprattutto alteriamo la nostra flora batterica intestinale (oggi chiamata microbiota) e con essa la superficie che accoglie questi batteri per noi così utili: l’intestino.
Questa condizione rappresenta un grosso rischio perché ci espone al pericolo di uno scollamento tra le giunzioni, cioè i legami, che mantengono strettamente connesse le cellule di cui il nostro intestino è costituito (gli enterociti).
Si tratta di una condizione detta “sindrome dell’intestino gocciolante”, che consiste in un’alterazione della permeabilità intestinale che lascia le porte aperte all’ingresso di frammenti di cibo indigerito, o non completamente digerito, batteri, metalli e alla conseguente attivazione del nostro sistema immunitario: le intolleranze alimentari.
Tanti medici abbinano stress e intolleranze alimentari
La prima cosa da fare è identificare gli alimenti responsabili di questa attivazione attraverso un esame del sangue, attraverso una metodica scientificamente validata, iniziare una dieta a rotazione e ripristinare un corretto ambiente batterico intestinale, così da consentire agli enterociti di rinsaldare quei legami che impediscono a molecole estranee di oltrepassare la barriera intestinale e stimolare una risposta immunitaria indesiderata.
È evidente che in parallelo andrebbe rivisto lo stile di vita, bisognerebbe associare aduna dieta personalizzata delle tecniche di rilassamento e gestione dello stress e l’assunzione di integratori specifici.
Ecco spiegato il legame tra stress e intolleranze ed ecco chiaramente tracciata la strada per intervenire con soddisfazione nella risoluzione di tutti i sintomi non patologici che tanto compromettono la qualità della nostra vita.
Si ringrazio il Dott. Daniele Orlandoni per questa spiegazione esaustiva
(Consulente anti-aging, naturopata, esperto in gestione dello stress e alimentazione funzionale)
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