Figu Morisca, il liquore sardo ai fichi d’India
Figu Morisca, un liquore quasi sconosciuto
Il Figu Morisca è un ottimo liquore ai fichi d india tipico della Sardegna che solo di recente ha iniziato a diffondersi anche nel resto d’Italia. E’ un po’ il simbolo della tradizione sarda, che si basa sulla valorizzazione dei frutti che crescono rigogliosi nelle sue zone collinari. Nello specifico, il Figu Morisca è realizzato con il fico d’India, un frutto che viene consumato principalmente a crudo, e raramente entra a far parte di ricette, se si escludono alcuni gusti di gelato o di granita. Il fico d’India della Sardegna presenta una sua specificità, dovuta principalmente al particolare microclima dell’isola, quindi risulta più buono rispetto agli altri fichi d’India e tendenzialmente più dolce. Da qui, l’opportunità di utilizzarlo per preparare un liquore. Per quanto riguarda il procedimento, esso è simile a quello dei liquori per infusione.
Ricetta liquore di fichi d india o Figu Morisca
Preparazione figu morisca
Per la preparazione del Figu Morisca iniziate trasferendo l’alcool in un contenitore capiente a chiusura ermetica. Lavate con cura i fichi d’India, indossando i guanti per non pungervi, poi asciugateli accuratamente e togliete le due estremità. I fichi devono essere maturi. Ora tagliate i fichi e riduceteli a spicchi, infine trasferiteli nel recipiente con l’alcool, chiudete ermeticamente e fateli riposare al buio per 1 settimana in un luogo fresco; ricordatevi, però, di mescolare di tanto in tanto il contenitore.
Terminata la macerazione passate allo sciroppo. Fate bollire una soluzione di acqua e zucchero, poi fate raffreddare completamente.
Filtrate il liquido contenete i fichi d’India e l’alcool, ripetendo l’operazione per 2 volte. Mescolate lo sciroppo con il liquido che avete filtrato e imbottigliate. Mettete il liquore in frigorifero e servite dopo una settimana.
Se avete la fortuna di raccogliere i fichi d’india direttamente dalla pianta vi raccomando di munirvi un paio di guanti da lavoro così da evitare di pungervi mentre li staccate dai rami. Il rischio è quello di bruciarsi con la buccia del frutto, le foglie e il liquido bianco che si trova sulla punta del frutto. E non dite che non vi avevo avvisato!
Ingredienti figu morisca
- mezzo kg di fichi d’India
- mezzo lt. di alcool alimentare 95° per liquori
- 250 gr. di zucchero
- mezzo lt. di acqua naturale.
L’unica differenza del Figu Morisca rispetto ai più famosi limoncello e nocino, è che in questo caso a essere posti in infusione non sono le bucce (come per il limoncello) o il nocciolo (come nel nocino), bensì la polpa vera e propria. E’ una scelta obbligata, dal momento che la buccia dei fichi d’India è sostanzialmente inutilizzabile, e il nocciolo lascia spazio ai semini interni. E’ però una scelta che premia molto dal punto di vista organolettico. In particolare la polpa dei fichi d’India, dopo essere stata tagliata a spicchi, viene fatta macerare nell’alcool per una settimana. L’alcool, in virtù di questo processo, assorbe buona parte del succo del fico d’India, colore e sapori compresi. Successivamente, viene filtrato due volte e unito allo sciroppo. Importante è anche la fase finale, che prevede un riposo in frigorifero dalla durata di pochi giorni.
Quali fichi d’India usare per questo liquore?
Il miglior Figu Morisca è quello realizzato con i fichi d’India della Sardegna. Tuttavia, potreste avvertire qualche difficoltà nel reperirli, se non abitate nell’isola. Per fortuna il liquore “riesce” anche se utilizzate altre varietà di fichi. Tuttavia occorre la massima attenzione nel valutare il grado di maturazione, che dovrebbe essere non troppo avanzato. L’obiettivo è di favorire la macerazione, ma allo stesso tempo evitare che il liquore assuma un sentore troppo dolciastro.
Per quanto concerne il colore, vanno bene sia i fichi rossi che quelli gialli. Io vi consiglio, però, quelli gialli, che hanno un sapore molto più corposo.
Quale tipo di alcool scegliere per il liquore di fico d india? Essendo un liquore ad infusione, la componente alcolica riveste un ruolo importate in quanto il liquore non è frutto di fermentazione. In estrema sintesi, dovreste optare per l’alcool alimentare al 95%, che potete acquistare in tutti i supermercati.
Gli usi del fico d’india sono molteplici, ma i più conosciuti sono naturalmente quelli culinari. Oltre al consumo del frutto fresco, è da tempo infatti invalso l’uso di trasformare i fichi d’india in gustose confetture o addirittura ricavarne un inebriante liquore. La confettura è talvolta utilizzata come condimento della sebada, al posto del più tradizionale miele o dello zucchero, offrendo così al palato un’inconsueta variazione sul tema.
Non solo marmellate “classiche”: anche la confettura di fichi d’india merita (più di) un assaggio!.Eh, sì, anche se molti non ci credono, esiste persino la confettura di fichi d’india. In fondo, nel mondo mangiano davvero tante cose e, se lo fanno, ci sarà un motivo! Non siete d’accordo? In effetti, almeno una ragione c’è sempre. Non a caso, vi ho parlato spesso di alimenti “strani” e di ricette che sembrerebbero “impensabili”, e vi sarete resi conto che, in realtà, la maggior parte delle volte si tratta di cibi e piatti più che buoni, che regalano inoltre importanti benefici per la salute e un consistente valore nutrizionale.
Parliamo dell’alcool alimentare
Anche la ricetta del liquore alle nespole prevede l’alcool alimentare. E’ un ingrediente necessario alla preparazione di molti liquori, dunque vale la pena descriverne le caratteristiche e gli usi. In primis va specificata la differenza tra l’alcool alimentare e l’alcool denaturato, un altro prodotto di uso comune. La differenza risiede nel trattamento, che per l’alcool alimentare è di norma naturale, in quanto basato sulla fermentazione di soluzioni zuccherine. Per quanto concerne il denaturato, l’alcool viene – in aggiunta – sottoposto a un procedimento che lo rende imbevibile. Il motivo è semplice, ossia svincolarsi dalla tassazione sugli alcolici destinati al consumo e conservare tutte le proprietà dell’alcool, che – è bene ricordarlo – è un ottimo disinfettante, un discreto solvente e un buon detergente.
Dunque, l’alcool denaturato è destinato all’uso esterno, mentre l’alcool alimentare è destinato al consumo. In genere quest’ultimo viene impiegato per la produzione di liquori, soprattutto per quelli di rapida preparazione o che prevedono l’impiego di alimenti che non fermentano. Nella stragrande maggioranza dei casi, si tratta di immergere e far riposare l’ingrediente principale nell’alcool alimentare per un certo periodo di tempo, e aggiungere successivamente un normale sciroppo di zucchero. In mezzo, vi saranno poi varie operazioni di filtraggio.
In questo contesto, l’alcool alimentare esercita ulteriori proprietà, che si rivelano utili per rendere il consumo della bevanda più comodo o duraturo. Per esempio, l’alcool alimentare è un formidabile antigelo. Da qui deriva la possibilità di conservare i liquori ad alta gradazione in congelatore, in modo da consumarli veramente freschi e senza il timore che si ghiaccino. L’alcool alimentare è anche un’efficacissimo conservante. Di base impedisce la proliferazione batterica, proprio per questo i liquori con una certa gradazione non si deteriorano mai. Per quanto concerne le proprietà organolettiche, l’alcool alimentare ha un sapore dolciastro ma tenue. E’ comunque pungente – anzi molto pungente – per via della fortissima carica alcolica. L’odore è impercettibile, l’aspetto limpido e simile a quello dell’acqua.
Spesso nell’alcool alimentare è presente la dicitura 90 o 95%. Si tratta di un valore soglia importante, che indica la quantità di etanolo presente. Un alcool alimentare al 90 o 95% esprime il massimo della potenzialità in termini di solvenza, azione antigelo e conservante. Non si segnalano differenze, da questo punto di vista, tra l’alcool 90-95% e un ipotetico alcool 100%. Allo stesso tempo, proprio perché non completamente puro, incide in maniera equilibrata sul piano organolettico.
Alcuni consigli per un sciroppo davvero buono
Per quanto concerne lo sciroppo del Figu Morisca, invece, fate attenzione allo zucchero. Infatti, dovreste utilizzare solo lo zucchero bianco finissimo. Lo scopo, da questo punto di vista, è duplice: da un lato consentire la formazione di uno sciroppo perfettamente uniforme, dall’altro fare in modo che incida sul piano organolettico rendendo più dolce il liquore.
Non vi consiglio di utilizzare lo zucchero bruno di canna, in questo caso, infatti, vi ritroverete con dei sentori di caramello, che non hanno molto a che vedere con il fico d’India. Occhio, infine alle dosi, l’ideale è utilizzare 500 grammi di zucchero ogni litro di acqua. Dosi inferiori di zucchero determinerebbero un liquore troppo acidulo, dosi superiori, invece, generano un sentore troppo dolciastro.
Ricette con fichi d’india ne abbiamo? Certo che si!
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