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Wasabi fatto in casa, una ricetta alla portata di tutti

Tiziana Colombo: per voi, Nonnapaperina

Ricetta proposta da
Tiziana Colombo

Wasabi
Ricette per intolleranti, cucina orientale
Ricette vegetariane
Ricette senza glutine
Ricette senza lattosio
preparazione
Preparazione: 10 min
cottura
Cottura: 00 min
dosi
Ingredienti per: 4 persone
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4/5 (5 Recensioni)

Salsa wasabi: la salsa verde giapponese che sorprende il palato

Chi ha provato almeno una volta la salsa wasabi lo sa: il suo gusto non passa mai inosservato. Questa salsa verde giapponese accompagna spesso sushi e sashimi, ma nasconde una storia e delle caratteristiche molto più profonde rispetto a quello che si vede sulle tavole dei ristoranti asiatici. Molti la chiamano semplicemente wasabi salsa, ma in realtà il vero wasabi si ottiene da una radice rara e preziosa, diversa dalla comune crema di rafano che troviamo nella grande distribuzione.

Scoprire l’origine della salsa verde piccante giapponese significa immergersi in un mondo ricco di tradizioni, rituali e gesti tramandati di generazione in generazione. In Giappone, infatti, il wasabi viene trattato quasi con rispetto: la sua radice viene grattugiata al momento, e il risultato è una crema dal profumo fresco e pungente, capace di esaltare anche il sapore più delicato del pesce. Anche la consistenza gioca un ruolo importante: il wasabi autentico è *cremoso* ma leggero, mai invadente, e lascia in bocca una sensazione unica, diversa dalle salse occidentali.

La salsa wasabi è famosa per la sua piccantezza immediata, ma breve. Rispetto al peperoncino, il suo effetto è pungente ma svanisce rapidamente, lasciando il palato pulito e pronto per nuovi sapori. Questo la rende ideale per accompagnare sushi, sashimi, ma anche piatti di carne e verdure, regalando un tocco orientale a ricette di ogni tipo.

Negli ultimi anni, la salsa verde giapponese è diventata sempre più popolare anche in Italia. Si trova in molte varianti: dalla versione classica a quella con l’aggiunta di maionese o yogurt per un gusto più delicato. Proprio per questo, è importante distinguere tra la vera radice di wasabi e le alternative più comuni a base di rafano e coloranti. Se sei curioso di provare la differenza, cerca nei negozi specializzati il wasabi fresco: scoprirai una dimensione nuova di questa salsa, tutta da gustare, anche in abbinamento a piatti diversi dal sushi.

Lasciati conquistare dalla salsa wasabi, un piccolo grande segreto della cucina giapponese che sa come sorprendere, incuriosire e rendere ogni piatto più originale. Preparati a scoprire tutti i suoi usi, le curiosità e i consigli utili nelle prossime sezioni!

Ricetta wasabi

Preparazione wasabi

Per preparare il wasabi iniziate dal cren (o rafano). Raschiate e lavate molto bene le radici, poi asciugatele bene e grattugiatele finemente. In una ciotola mettete il rafano grattugiato, l’aceto di riso, la soia, lo zucchero e l’olio di sesamo.

Mescolate molto bene il vostro composto prima di metterlo nel barattolo e coprite il tutto con olio di sesamo. Conservate in frigorifero il prodotto che non utilizzate nell’immediato.

Ingredienti wasabi

  • 2 radici di cren o rafano
  • 5 ml. di salsa di soia
  • 45 ml. di aceto di riso
  • 15 gr. di zucchero di canna
  • 2 ml. di olio di sesamo.

Salsa wasabi: varianti per intolleranze e regimi alimentari

Quando si parla di salsa wasabi fatta in casa, il primo pensiero va a chi deve prestare attenzione alle intolleranze o segue una dieta specifica. Gli ingredienti scelti per questa versione, come le radici di cren o rafano, rendono la salsa verde giapponese più accessibile anche a chi non può consumare il wasabi originale per ragioni di reperibilità o sensibilità individuale. In più, l’assenza di latticini o derivati animali rende questa preparazione adatta a una vasta gamma di esigenze alimentari. La salsa wasabi proposta qui non contiene glutine né tracce di latte, e questo è un vantaggio per chi soffre di celiachia o intolleranza al lattosio.

Uno degli aspetti più importanti di questa salsa verde piccante giapponese è la sua semplicità: con pochi ingredienti genuini, si ottiene un risultato saporito e leggero. L’uso dell’olio di sesamo, rispetto a burro o margarina, la rende *perfetta* anche per chi segue una dieta vegana o vegetariana. Inoltre, la scelta di zucchero di canna al posto di dolcificanti artificiali offre una dolcezza naturale, senza sovraccaricare il sapore della radice.

L’aceto di riso e la salsa di soia, ingredienti tipici della salsa wasabi casalinga, sono di norma senza glutine, ma è sempre importante controllare l’etichetta della salsa di soia: alcune varianti tradizionali possono contenere tracce di frumento. Scegliendo una versione certificata gluten free, si evita qualsiasi rischio, rendendo la salsa adatta anche a chi ha esigenze particolari.

In questa salsa verde giapponese non compaiono né uova né ingredienti allergenici comuni come crostacei o arachidi. È quindi una preparazione versatile, capace di adattarsi a molteplici diete senza rinunciare al gusto deciso che la rende famosa. Anche chi segue un’alimentazione a basso contenuto di grassi può tranquillamente gustare questa ricetta: la quantità di olio di sesamo è minima, e ogni cucchiaio regala profumo senza appesantire. La salsa wasabi diventa così un condimento *inclusivo*, perfetto per chi ama sapori forti ma non vuole preoccupazioni a tavola.

Un focus sul wasabi

Il wasabi è una pasta verde dal sapore piccante, utilizzata nella cucina giapponese. Questa pasta viene abbinata al sashimi o al sushi. Nel sushi viene applicata tra il pesce e il riso, mentre nel sashimi viene sciolta nella salsa di soia. Viene soprannominato namida, cioè “lacrime”, perché se usato in quantità eccessiva può far lacrimare gli occhi. Possiede proprietà antibatteriche e digestive, che si rivelano davvero utili quando si mangia del pesce crudo. E’ importante sapere che sul mercato il wasabi è reperibile sotto forma di pasta o di polvere e perde il proprio aroma una volta essiccato. Purtroppo è rarissimo che in un sushi bar venga servita  questa salsa verde giapponese originale.

Dato l’elevato costo è soggetta a falsificazioni, fatte con polvere di rafano colorato, cui viene aggiunto del wasabi essiccato per cercare di riprodurre l’odore tipico del prodotto fresco. Il rafano, invece, è una crucifera originaria dell’Europa orientale, particolarmente coltivata nei paesi nordici. Per quanto le sue foglie verdi possano dare una buona insalata, viene utilizzata soltanto la grossa radice biancastra, piccantissima per la presenza di aromi volatili, simili a quelli della senape.

Le proprietà del rafano o cren

Vale la pena parlare del rafano , o cren che dir si voglia. D’altronde è l’ingrediente principale del Wasabi. Questa radice aromatica, nota in molti Paesi e con diversi nomi (hor­seradish in inglese, kren in tedesco, raifort in francese), pare sia utilizzata in cucina da millenni, anche se oggi meno di un tempo. Ciò dipende in parte dal fatto che il rafano è ottimo appena grattugiato, quando il suo aroma appare accentuato. Successivamente, anche se diluito in buon aceto, perde fragranza e sapore nel giro di pochi giorni. Le salse industriali a base di rafano convincono meno delle altre, e anche le preparazioni casalinghe non sono adatte a una lunga conservazione. 

Con il nome di cren, di origine tedesca, il rafano è ancora usato nel Veneto, in Venezia Giulia e in Alto Adige, dove lo si compera al mercato in tranci, che si conservano bene nel cestello del frigorifero per un paio di settimane. Grattugiando il rafano si ottiene un trito fresco e forte, da stemperare parzialmente in aceto o nel latte. In Gran Bretagna e in America viene impiegato per produrre la horseradish sauce, servita con le carni alla griglia e il roast beef. Nei Paesi di lingua tedesca il rafano si unisce anche alle mele grattugiate come guarnizione a carni di maiale e salsicce. Questa pianta aromatizzante, se ingerita in piccola quantità stimola la secrezione gastrica e intestinale, facilitando così la digestione, mentre, se presa in notevoli quantità, è nociva. In generale, non ha particolare valore nutritivo.

rafano

La salsa di soia, uno degli ingredienti del wasabi

Uno degli ingredienti principali della pasta wasabi è la salsa di soia. Ciò non deve stupire, infatti la salsa di soia è una preparazione base della cucina giapponese e la si trova un po’ ovunque. E’ molto aromatica e vanta un gusto spiccato, dunque il suo impatto è sempre determinante. Almeno in questo caso, però, arricchisce senza coprire. Cosa dire sulla salsa di soia? In primo luogo, è molto complessa sul piano nutrizionale. Molti manifestano perplessità rispetto a questa preparazione a causa delle elevate concentrazioni di sodio. In effetti, 100 ml. di salsa di soia apportano ben 5 grammi di sodio. Va detto, però, che la salsa di soia è abbastanza concentrata, dunque si utilizzano pochi millimetri alla volta. In ogni caso è sufficiente qualche accorgimento per ovviare al problema. Per esempio, si potrebbe evitare di aggiungere sale, se la ricetta coinvolge anche la salsa di soia.

In compenso, la salsa di soia è ricca di nutrienti. Contiene l’8% di proteine, che è una quantità straordinaria se si considera che è servita in forma liquida. E’ ricchissima di sali minerali, come il potassio, una sostanza che incide sulla circolazione del sangue. Stesso discorso per il calcio e soprattutto per il fosforo, che favorisce la concentrazione e la memoria. Dal punto di vista energetico, la salsa di soia non impensierisce: 100 ml. di soia non vanno oltre le 70 kcal. Va rimarcato, infine, l’apporto di sostanze che combattono i radicali liberi, e quindi importanti per la prevenzione del cancro.

Le peculiarità dell’olio di sesamo

La presenza dell’olio di sesamo nella ricetta della salsa verde giapponesei potrebbe sembrare un’aggiunta arbitraria, in realtà fa parte del procedimento originale. Senza olio di sesamo, il wasabi non sarebbe realmente tale. Perché proprio l’olio di sesamo? E’ una questione di sapori e sentori. Il sesamo produce note aromatiche che si abbinano perfettamente con il rafano (cren) e con la soia. Nondimeno, si apprezza il profilo nutrizionale, infatti è ricco di grassi buoni, che giovano alla salute del cuore e della circolazione, prevenendo patologie acute e potenzialmente fatali come infarto e ictus. Non mancano i sali minerali, come dimostrano le quantità significative di ferro, fosforo, magnesio e persino acido silicico. L’olio di sesamo gioca un ruolo anche nella medicina naturale, in quanto viene impiegato per attenuare i dolori e le infiammazioni. Anche in questo caso, si ravvisa una quantità importante di sostanze antiossidanti.

Ricette con rafano ne abbiamo? Certo che si!

4/5 (5 Recensioni)
Riproduzione riservata

4 commenti su “Wasabi fatto in casa, una ricetta alla portata di tutti

  • Lun 20 Set 2021 | Nick ha detto:

    tu di cucina ne capiasci come me di cibernetica

    • Lun 20 Set 2021 | Tiziana Colombo ha detto:

      Caro Nick ti ringrazio comunque anche se hai messo una critica poco costruttiva.

  • Gio 7 Ott 2021 | Jessica ha detto:

    Ciao.mangio rafano da quando sono piccola e mio padre,di origini Lucane,fa una torta salata al rafano buonissima.grattuggiato poi sulle orecchiette al pomodoro ti apre tutti i sensi.io lo adoro!! Ma qualcuno mi può confermare il suo utilizzo anche nel sud Italia? Oltre alla mia famiglia d’ origine e al nord io nn ho mai conosciuto altri che lo utilizzassero.Grazie

    • Ven 8 Ott 2021 | Tiziana Colombo ha detto:

      Jessica io conosco la rafanata che si preparare nella zona di Matera. Ha un sapore molto forte e deciso.

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