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Allergia alla soia: ecco tutto quello che dovreste sapere

allergia alla soia

L’allergia alla soia è più comune di quello che possiamo pensare. Infatti, questo alimento, insieme a latte vaccino, uova, arachidi, noci, grano, pesce e frutti di mare, è una delle cause più comuni di allergie alimentari, almeno per quanto riguarda neonati e bambini, i più sensibili a questo allergene. Negli adulti, infatti, questo tipo di allergia è abbastanza rara: si stima che ne soffra solo lo 0,5% della popolazione mondiale.

Per fortuna, è una delle numerose allergie alimentari che iniziano presto nella vita. Quindi, pur riguardando principalmente i bambini piccolissimi (di solito si sviluppa all’età di tre mesi), si può risolvere crescendo. Di norma, dai 3 anni inizia a svanire, per poi scomparire totalmente verso i 10 anni. Ma andiamo a conoscere nel dettaglio questo tipo di allergia alimentare.

La soia è originaria dell’Estremo Oriente (Cina, Giappone, Indonesia), in cui ha rappresentato e rappresenta tuttora un alimento di base della dieta di quelle popolazioni. La sua coltivazione si è estesa agli inizi del XIX secolo anche agli Stati Uniti e quindi al Brasile, che ne sono attualmente i maggiori produttori mondiali.

La soia, pur appartenendo botanicamente alla famiglia delle Leguminose, ha una composizione nettamente differente: contiene circa il 35% di proteine e il 18% di olio, e per questa sua caratteristica viene definita generalmente “oleaginosa”.

In Occidente la soia viene utilizzata principalmente per l’estrazione dell’olio che, come gli altri oli di semi, è particolarmente ricco di acidi grassi poliinsaturi. Il residuo del- 1′ estrazione dell’olio, molto ricco in proteine (circa 50%), è usato per l’alimentazione del bestiame e per la produzione di farine o di altri derivati proteici, quali i concentrati proteici che contengono circa il 70% di proteine, e gli isolati proteici, che contengono oltre il 90% di proteine.

La farina e il concentrato proteico possono essere usati per la preparazione di proteine strutturate (spezzatino o bistecca di soia). L’isolato proteico può essere impiegato nella preparazione del latte di soia, prodotto cui vengono aggiunti vitamine e sali minerali, e che viene utilizzato in sostituzione del latte vaccino nei casi di intolleranza alle proteine di quest’ultima.

I semi di soia maturi hanno un sapore molto forte e un notevole contenuto in composti dall’effetto nutrizionalmente dannoso: per questa ragione, prima di essere consumati devono essere sottoposti a diversi trattamenti, alcuni di fermentazione, noti fin dai tempi più antichi, attraverso i quali si ottiene la salsa di soia o il miso. Il tofu, particolarmente popolare nella dieta cinese e giapponese e ora diffuso anche negli Stati Uniti, è costituito da un coagulo, un po’ simile alla cagliata del formaggio, e viene ottenuto a partire dai semi di soia.

Ecco come riconoscere l’allergia alla soia e come limitare i disagi

Come tutte le allergie alimentari, anche in questo caso le responsabili sono le proteine, in particolare quelle presenti nei semi della soia. I sintomi di questa condizione sono numerosi, possono variare da lievi a molto gravi e comprendono: diverse reazioni cutanee quali orticaria, eczema, prurito e gonfiore; dolore addominale, diarrea, nausea o vomito; problemi respiratori, affanno e naso che cola; febbre, congiuntivite e shock anafilattico (per fortuna molto raro).

Nei neonati, questi sintomi dell’allergia alla soia si associano al pianto e all’irritabilità. Per evitare problematiche, è opportuno sapere che la soia si trova in molti alimenti trasformati e a volta inaspettati, come ad esempio: brodi vegetali e amidi, condimenti, surgelati, aromi naturali e artificiali, carni congelate, numerosi cibi asiatici e in alcune marche di cereali.

In etichetta potrebbe essere presente in diverse forme e riportata come: salsa di soia, proteine di soia, farina di soia, fibra di soia e noci di soia. Evitare gli alimenti sopra elencati e leggere la lista degli ingredienti può rivelarsi la soluzione per sfatare il rischio dei numerosi sintomi. Pertanto, soprattutto quando si tratta di bambini, queste accortezze sono fondamentali.

Allergia alla soia: ecco i consigli

In poche parole, l’unico modo per evitare i sintomi di questa allergia è di tenersi lontano dalla soia e da tutto ciò che la contiene.  Le persone affette da questa condizione e i genitori dei bambini con questa problematica devono sempre leggere le etichette e familiarizzare con gli ingredienti che contengono soia, senza dimenticare di chiedere gli ingredienti dei prodotti serviti nei ristoranti.

Tuttavia, prima di limitare la propria alimentazione per via dell’allergia alla soia, è opportuno avvalersi della corretta diagnosi. In questa eventualità è possibile, rivolgersi ad un medico allergologo, che ovviamente è la soluzione più giusta. In alternativa, è utile sapere che fare un’auto-diagnosi è abbastanza semplice e che il metodo più efficace consiste nell’eseguire una dieta ad esclusione.

All’atto pratico, quello che dovrete fare è smettere di mangiare i cibi sospetti per un paio di settimane (o evitare di offrirli ai più piccoli) e poi aggiungerli nuovamente nella dieta, uno alla volta, prendendo nota di tutti i sintomi. Questo può essere molto d’aiuto per capire se si tratta proprio di un’allergia a questo vegetale, ma si tratta comunque di un percorso da non fare da soli: la diagnosi fatta da un professionista è sempre la migliore soluzione.

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