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Quando l’intolleranza alimentare diventa una fobia

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Intolleranza alimentare o malattia immaginaria?

Sempre più persone soffrono di una particolare intolleranza alimentare o anche più di una. Le cifre sono in aumento, ma sempre più spesso si tratta di malattie immaginarie e diagnosi sbagliate, nonché di persone che si affidano a test o esperimenti “fatti in casa” che consentono loro di capire a quale alimento sarebbero intolleranti. Ma qual è la verità?

Le statistiche parlano chiaro: ogni anno sono milioni gli esami inaffidabili eseguiti in Italia. Spesso si tratta solo di una fobia o, appunto, di un’intolleranza immaginaria, causata dai risultati di prove non professionali. Queste ultime comporta quasi sempre un risultato positivo e, grazie alle loro diagnosi errate, si contano circa 8 milioni di persone colpite da intolleranze alimentari, ovvero una cifra ben diversa da quella che è la realtà! Ma come facciamo a capire se si tratta solo di una fobia?

I test sull’intolleranza alimentare: fidarsi oppure no?

Ad un incontro dell’Expo dal Siaaic, la Società Italiana di Allergologia, Asma ed Immunologia Clinica, sono state presentate le linee guida che servono per effettuare e interpretare i test diagnostici offerti a coloro che temono di essere allergici o intolleranti a qualche alimento. Ovviamente, è emerso che la soluzione migliore è sempre quella di affidarsi ad un professionista, in quanto i test fai-da- te non sono in grado di stabilire se si tratta di una semplice intolleranza oppure no.

Purtroppo, le persone che cercano di capire se soffrono di una particolare intolleranza alimentare oppure no, hanno davvero dei problemi a digerire un determinato alimento. Pertanto, corrono subito ai ripari cercando una rapida diagnosi, ma senza considerare che i test che trovano online o nei magazine cartacei non bastano e non devono essere presi troppo in considerazione: queste diagnosi sbagliate scatenano delle paure infondate.

Infatti, molti di coloro che si affidano semplicemente a queste prove “fittizie”, rischiano di impelagarsi in un circolo di fobie che ruotano intorno ad uno specifico alimento (che magari non è neanche il diretto colpevole del loro malessere) e spesso decidono autonomamente di intraprendere delle diete scorrette e prive di sostanze fondamentali per il proprio organismo.

In poche parole, come avrete capito, prima di farsi trascinare in uno stile di vita sbagliato e pieno di preoccupazioni, è sempre opportuno recarsi direttamente da un nutrizionista, ovvero un professionista competente in materia e munito di tutta la strumentazione adatta per effettuare una diagnosi corretta e fornire al paziente una consulenza personalizzata.

Cosa fare se si sospetta di soffrire di una determinata intolleranza?

Anche se non dobbiamo fare test fai-da-te, se si sospetta di essere intolleranti a qualche alimento, è opportuno agire. La prima cosa da fare è iniziare a tenere un diario alimentare, dove si andranno a segnare non solo i pasti effettuati, ma anche le relative reazioni (corretta o scorretta digestione, pesantezza, sfoghi cutanei, nausea, etc.). Questi dati potranno aiutare il medico a vederci più chiaro e a capire quali alimenti potrebbero essere la causa del vostro malessere.

Una volta che il professionista avrà capito se si tratta di un’intolleranza alimentare, saprà dirvi anche come comportarvi, evitandovi tutte quelle inutili fobie e preoccupazioni causate spesso dai risultati dei test poco professionali. Infine, tenete conto che alcune intolleranze sono ereditarie: scavando un po’ nel passato dei vostri familiari potrete ottenere ulteriori risposte.

La nutricondria: un’ossessione per le intolleranze

Potete definirvi “nutricondriaci” se vi auto-diagnosticate intolleranze alimentari a qualche cibo come ad esempio i lieviti,  i latticini e ad alimenti contenenti il glutine, senza averne la completa certezza. Ma cosa s’intende esattamente con il termine nutricondria? Ne hanno discusso vari esperti, dichiarando che ci troviamo davanti a un notevole gruppo di persone che si rapporta con il cibo in modo a dir poco ansioso, sostenendo di soffrire di una qualche intolleranza ed eliminando i cibi “colpevoli”, senza però consultare il medico.

A volte, basta un leggero gonfiore allo stomaco o alla pancia, e la nutricondria si fa avanti: una persona su tre crede di essere intollerante al lattosio e altre al glutine. Ad oggi, risulta che solo il 15% dei soggetti che dichiara un’intolleranza ha eseguito il test diagnostico che ha confermato la condizione ipotizzata. In pratica, è una piccola forma di ipocondria strettamente correlata all’alimentazione, che si trasforma spesso in una pericolosa dieta fai-da-te.

La pericolosità del fenomeno

Al momento, possiamo definire la nutricondria un vero e proprio fenomeno, nonché un “trend” pericoloso e nocivo per la salute fisica e mentale dell’individuo. Infatti, molte persone, nella convinzione di soffrire di una qualche intolleranza, eliminano dalla propria alimentazione interi gruppi di alimenti. Questo può comportare notevoli carenze da un punto di vista nutrizionale, nonché rendere la dieta non abbastanza variegata ed equilibrata.

La cosa che più preoccupa è che chi ne soffre, nella sua convinzione, talvolta mette in discussione persino ciò che viene detto dal medico, credendo che la diagnosi non corrisponda alla realtà. Questo è uno dei più evidenti sintomi della nutricondria. Secondo degli studi recenti, questo “nuovo disturbo” è in costante aumento, e porta con sé numerose problematiche per l’organismo umano.

Riproduzione riservata
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2 commenti su “Quando l’intolleranza alimentare diventa una fobia

  • Dom 24 Lug 2016 | Preti Paola ha detto:

    Io ho passato 11 anni senza una vita, i migliori ho fatto medici di tutti i tipi e razze, nessuno in grado di fare una diagnosi certa ancora oggi
    Fobie e stress sono molto comode quando un medico ti presenta la fattura e poi dice mi raccomando mi faccia sapere.

    • Dom 24 Lug 2016 | Tiziana ha detto:

      Paola io ho passato 20 anni con lo stesso problema e ora si puo’ dire che riesco a gestire la situazione e sto bene. Ho trovato un professore che prima di presentare la fattura ha voluto capire cosa mi faceva stare cosi male. Medici di ogni genere mi avevo dato delle cure palliative ma che non portavano alla soluzione. Medici che non sapendo che pesci pigliare davano colpa a fobia e stress. Lei non è sicuramente fobica.

      Ora che conosco il problema pero’ devo ammettere che ci sono persone che fanno diventare l’intolleranza una fobia vera e propria e poi scopri che non hanno fatto nulla per approfondire e curarsi nel modo corretto e questo danneggia molto chi ne soffre veramente. Ci sono persone che si dichiarano allergiche e poi dopo 5 minuti che parli con loro scopri che non è cosi.Non so se sono riuscita a farle capire cosa intendo dire.

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