Sciatt della Valtellina: storia, gusto e ricetta per tutti
Ricetta sciatt: frittelle croccanti al formaggio della tradizione valtellinese
Gli sciatt sono piccole frittelle croccanti fuori e filanti dentro, preparate con una pastella a base di farina di grano saraceno e cubetti di formaggio. Tipici della Valtellina, si servono caldissimi, spesso su un letto di cicoria o insalata, per creare un contrasto tra caldo e freddo, croccantezza e freschezza. Sono uno dei piatti più amati della cucina montana, perfetti da gustare nelle giornate fredde, magari vicino al camino acceso o come antipasto conviviale in una cena tra amici.
Prepararli è semplice ma richiede attenzione: si taglia il formaggio (meglio se Casera o un altro a pasta semidura) in cubetti piccoli, lo si passa nella pastella e poi si frigge in olio ben caldo. Il segreto? L’olio deve essere profondo e la temperatura stabile, per ottenere una doratura uniforme. Il risultato sono frittelle al formaggio che si sciolgono in bocca, con un gusto pieno e avvolgente. Gli sciatt si servono subito, perché il cuore deve rimanere filante.
Il nome sciatt in dialetto valtellinese significa “rospo”: il riferimento è alla forma irregolare delle frittelle una volta tuffate nell’olio caldo.
Se cerchi un antipasto originale, gli sciatt valtellinesi sono perfetti. Un’esplosione di sapore e tradizione, da preparare quando hai voglia di qualcosa di speciale e goloso.
Ricetta sciatt valtellinesi
Preparazione sciatt
Per preparare gli sciatt iniziate dall’impasto. In una ciotola versate la farina di grano saraceno, il sale e la grappa. Sbattete con una frusta e unite l’acqua frizzante poco per volta. Lo scopo è quello di realizzare un impasto che deve essere morbido e filante. Poi lasciate riposare per un’ora circa l’impasto, rigorosamente a temperatura ambiente. Trascorso questo lasso di tempo, unite il formaggio Casera fatto a cubetti di circa 2 cm.
Ora riscaldate abbondante olio in una padella. Quando è giunto a temperatura, prende un cubetto di formaggio, ricopritelo con la pasta e immergetelo nell’olio bollente . Procedete in questo modo fino ad esaurire tutti gli ingredienti. Infine, friggete gli sciatt fino a quando non vengono a galla. Fate riposare brevemente sulla carta da cucina e servite.
Ingredienti sciatt
- 500 gr. di farina di grano saraceno
- mezzo cucchiaio di sale
- q. b. di acqua minerale frizzante
- 1 cucchiaio di grappa
- 300 gr. di formaggio Casera o Bitto
- q. b. di olio di semi di girasole (per friggere).
Gli sciatt, una ricetta antica
Gli sciatt sono delle frittelle tonde con un cuore di formaggio filante, un piatto tipico della Valtellina. Benché siano simili ai soliti pezzi di rosticceria, in realtà derivano da una tradizione antica, che risale addirittura al Seicento. E’ infatti attribuibile a quell’epoca l’inizio delle colture di grano saraceno in quelle zone, un ingrediente fondamentale degli sciatt originali. In ogni caso la preparazione presenta dei tratti distintivi, e difficilmente riconducibili alla rosticceria moderna. Per esempio, l’impasto non solo è realizzato con il grano saraceno, ma anche con la grappa, che non compare spesso nelle ricette di polpette. Anche il formaggio è tipico della zona, infatti si utilizza il Casera, che è un vanto della tradizione lattiero-casearia della Valtellina. Gli intolleranti al lattosio possono utilizzare il Bitto che è naturalmente senza lattosio. Negli ultimi anni viene considerato una ricetta da streef food.
Da cosa deriva il nome “sciatt”? Le ipotesi sono due. La più letterale riconduce il nome all’equivalente dialettale di “rospo”. Il collegamento potrebbe essere giustificato dal colore degli sciatt, che vira sull’ocra sbiadito, nonché dalla forma che vagamente potrebbe ricordare l’animale. L’ipotesi più complessa vede il termine “sciatt” come la contrazione del termine “sciadatt”, che in dialetto valtellinese significa sciatto, disordinato. Anche in questo caso il richiamo potrebbe essere alla forma rigonfia, che in effetti è abbastanza irregolare.
Origini, Valtellina e il lessico affettuoso di una ricetta
Gli sciatt della Valtellina nascono dove l’aria è tersa e i paesi si stringono tra vigne e prati. La montagna guida la dispensa. Il grano saraceno è amico fedele, perché adattabile e ricco di sapore. In molte case si mescola con farina bianca per una pastella equilibrata.
Il cuore è il Valtellina Casera DOP, tagliato a cubi. La sua anima dolce regge bene il calore e diventa seta al primo morso. Il nome “sciatt” richiama un piccolo rospo. È un modo affettuoso per descrivere la forma un po’ irregolare, nata dall’incontro tra pastella e olio caldo.
La cucina valtellinese ama il senso della misura. Pochi ingredienti, resa massima. La pastella si lavora fresca, l’olio deve essere adatto alla frittura. La tradizione abbina gli sciatt valtellinesi a un’insalatina di cicorino. Il contrasto pulisce il palato e prepara a un altro assaggio.
Ogni paese custodisce un dettaglio. C’è chi usa acqua frizzante ghiacciata, chi aggiunge un goccio di grappa, chi preferisce riposi più lunghi. Il risultato cambia poco nella sostanza. Restano croccantezza, cuore filante e quella gioia semplice che rende questa ricetta sciatt un rito condiviso.
Ricordi, tavole di famiglia e un piatto che mette d’accordo tutti
Gli sciatt valtellinesi arrivano spesso al centro della tavola. Si allungano le mani e si ride. Nelle cucine di montagna la padella racconta storie. Il profumo chiama e i passi si fanno veloci. Le polpettine passano di piatto in piatto, sempre con un sorriso.
In molte case, l’olio si scalda mentre qualcuno apparecchia. C’è chi trita l’insalata, chi controlla la temperatura. Il primo “sciatt” è una prova. Se resta sospeso in superficie e si colora bene, la serata prende il via. È un attimo e il vassoio si svuota.
La cucina valtellinese sciatt si riconosce da questo clima. Non serve ricercare. Conta l’atmosfera, la compagnia, il ritmo delle chiacchiere. Ogni generazione aggiunge un tocco, ma la sostanza non cambia. È un piatto che unisce, accorcia le distanze e scioglie le timidezze.
Capita che qualcuno cerchi “ricetta chat valtellinesi” per errore. Accade spesso online. Il cuore però è lo stesso: cercare sciatt ricetta che sappia di casa. In fondo, sono piccole gioie dorate. E un invito gentile a fermarsi, anche solo per pochi minuti.
Intolleranze: sciatt senza glutine, con lattosio ridotto e opzioni low nichel
Questa ricetta sciatt valtellinesi può adattarsi con facilità. Per chi evita il glutine, la via più semplice è sostituire la farina bianca con farina di riso. Il grano saraceno, se certificato, è un alleato prezioso. Insieme danno corpo alla pastella e una croccantezza pulita.
Per il lattosio, la chiave è la stagionatura. Molti formaggi ben maturati hanno lattosio quasi nullo. Anche il Valtellina Casera DOP, se stagionato, può risultare più gestibile. La tolleranza però è personale. Meglio valutare il proprio limite e scegliere di conseguenza.
Per chi segue una dieta low nichel, servono alcune attenzioni. Si preferiscono farine come riso e mais e si evitano versioni integrali. La pastella può usare acqua frizzante ben fredda. Si riducono additivi superflui e si scelgono condimenti lineari. Ogni persona ha una soglia diversa.
L’olio deve essere idoneo alla frittura e stabile. La cucina resta semplice, con pochi passaggi chiari. Un appunto utile: il riposo della pastella, in frigo, migliora spesso la resa. La crosta risulta più asciutta, il cuore resta morbido. Gli sciatt della Valtellina così incontrano gusti ed esigenze diverse.
Quando servirli, come portarli in tavola e con cosa abbinarli
Gli sciatt valtellinesi stanno bene in aperitivo e come secondo. In inverno scaldano, d’estate fanno festa con insalate fresche. La porzione cambia con l’occasione. Piccoli per un brindisi tra amici, più generosi per una cena informale. Il ritmo lo detta la compagnia.
In tavola amano il cicorino e le erbe amare. Una mela a fettine dona profumo e alleggerisce la frittura. Sono graziosi accanto alla Bresaola della Valtellina IGP. Si crea un dialogo tra sapidità, note fresche e struttura. Il formaggio lega il tutto con eleganza.
Nel calice si può scegliere un Valtellina Superiore DOCG, a base di Chiavennasca. Le sue note rosse accompagnano croccantezza e cuore filante. Per chi preferisce bianco, vanno bene vini agili, con buona freschezza. La birra chiara piace, ma non per tutti gli ospiti.
Per chi limita il nichel, meglio puntare su acqua e vino selezionato, evitando la birra. Il servizio resta semplice. Piatto ampio, carta assorbente nascosta, insalata a lato. Un filo di aceto di mele può dare un tocco vivace. La ricetta sciatt si fa memorabile con dettagli piccoli.
Le proprietà del grano saraceno
Tra i protagonisti della ricetta degli sciatt spicca il grano saraceno, o per meglio dire la farina del grano saraceno. Essa presenta numerosi pregi, anche in confronto alla normale farina di frumento. In primo luogo è naturalmente senza glutine. Una buona notizia per chi soffre di intolleranze alimentari legate al glutine o di celiachia. Ci tengo a precisare che il grano saraceno è apprezzabile da chiunque, anche da chi non soffre di disturbi dell’assorbimento. La farina di grano saraceno si fa apprezzare anche per l’apporto straordinario di fibre, che raggiunge il 3% della sua composizione.
Stesso discorso per i sali minerali, infatti abbonda di potassio, molto utile per la contrazione muscolare. Ottime sono anche le dosi di ferro, che sostengono l’ossigenazione del sangue, così come di calcio e di fosforo, utili rispettivamente alle ossa e alle facoltà intellettive. L’apporto calorico della farina di grano saraceno è leggermente inferiore rispetto alla farina di frumento: siamo sulle 360 kcal per 100 grammi. In occasione di questa ricetta, la farina di grano saraceno viene unita a tutti gli altri ingredienti (eccetto al formaggio e all’olio) per formare un impasto gustoso e dal sapore rustico.

Tutta la bontà del Casera
Un altro ingrediente fondamentale degli sciatt è il Casera, anzi si può affermare che non esista sciatt senza Casera. Si tratta di un formaggio tipico della Valtellina, che ha conquistato da tempo il marchio DOP (Denominazione di Origine Protetta). Dal punto di vista tecnico si tratta di un formaggio semigrasso e a pasta semicotta, realizzato con latte di mucche allevate nella Provincia di Sondrio. Il sapore è caratteristico, ma a suo modo delicato. Man mano che si prosegue con la stagionatura, però, assume note più corpose, che richiamano alla frutta secca. La stagionatura del Casera viaggia mediamente sui sei mesi, se si esclude lo “stravecchio”, che ha una stagionatura superiore ai 12 mesi. Il Casera garantisce sempre e comunque una certa cremosità, una qualità che torna utile nella preparazione degli sciatt.
Il Casera è apprezzato per il suo sapore, ma vanno evidenziate anche le sue proprietà nutrizionali. E’ prodotto con un latte “ricco e genuino”, una qualità che si trasmette al formaggio. Rispetto agli altri formaggi è mediamente più ricco di proteine, vitamina D e calcio. La percentuale di grassi è inferiore al 28%, dunque è nella media dei formaggi della sua categoria. L’apporto calorico, infine, viaggia sulle 350-370 kcal per 100 grammi. In occasione di questa ricetta, il Casera va tagliato a cubetti e ricoperto con l’impasto. Essendo l’impasto abbastanza filante, è possibile immergere i cubetti interamente, che vengono poi fritti in abbondante olio di semi di girasole.
Il contributo della grappa
Tra gli ingredienti più particolari della ricetta degli sciatt della Valtellina figura la grappa. Non è un ingrediente di contorno, ma partecipa attivamente all’impasto. La sua funzione è duplice: da un lato conferire agli sciatt un sapore diverso dalle normali polpette, e anche lievemente dolciastro. Secondariamente, serve a legare meglio l’impasto. Benché se ne utilizzino solo due cucchiai, la sua presenza in termini di sapore e di texture si sente abbastanza. Tra l’altro, non incide certo dal punto di vista alcolico. In primis perché va incontro alle alte temperature, secondariamente perché le dosi sono molto ridotte, e bastano per ben quattro persone.
Un altro ingrediente fondamentale a livello di “stabilità” dell’impasto è l’acqua frizzante. In un certo senso rende il risultato finale più morbido e soffice. In questa fattispecie agisce un po’ come il bicarbonato, che di tanto in tanto viene integrato nelle fritture. Se volete aumentare l’effetto o aggiungere un po’ di sapore, potete sostituire l’acqua frizzante con della birra. Mi raccomando, utilizzate solo una birra bionda consentita, in quanto quella rossa può trasmettere alcuni sentori amarognoli.
Un altro piatto tipico delle Valtessina sono i taroz. E’ un piatto, che si lega alle tradizioni di quella terra, infatti è realizzato esclusivamente con il formaggio Valtellina Casera. Un piatto senza glutine, senza lattosio e idoneo per una dieta vegetariana.
Ricette di piatti da strada ne abbiamo? Certo che si!
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