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Su filindeu in brodo di pecora: perchè costa cosi tanto?

su filindeu in brodo di pecora

Su Filindeu: ricetta, storia e varianti per chi ha esigenze alimentari

Su Filindeu è un nome che racconta pazienza, gesti lenti e memoria che nasce a Nuoro, tra mani esperte che tirano i fili di semola fino a ottenere veli sottili. Nel tempo, il su filindeu diventa simbolo di festa e comunità: una pasta “filata” che sorprende per eleganza e calore.

La lavorazione richiede esperienza: si bagna l’impasto, si avvolge, si allunga, si sovrappone in trame ordinate formando più strati. Poi si lascia asciugare sui telai. Il risultato è un nastro leggero che, nel piatto, abbraccia un brodo caldo di pecora con pecorino grattugiato. È cucina di casa, gentile e accogliente, da gustare insieme.

Il Su filindeu si prepara con semola di grano duro, acqua e sale, disposto a strati sottili su telai. Tradizionalmente si serve in brodo di pecora con pecorino.

Nel nostro racconto trovi idee per chi segue esigenze particolari: proposte senza glutine, attenzioni al lattosio e suggerimenti pratici per chi è sensibile al nichel. Non sostituiscono il parere del professionista, ma offrono spunti utili per portare a tavola un piatto speciale. *Ci piace pensare al piatto come a un abbraccio: fili sottili che uniscono ricordi, stagioni e tavolate.*

Le foto di Luca Floris: il gesto antico del su filindeu

Queste immagini raccontano mani pazienti e tempo lento. Il su filindeu nasce così: fili sottili, luce naturale, rispetto. È la pasta che parla, mentre il brodo di capra attende in silenzio.

Guardando Luca Floris si ritrova la memoria delle cucine di una volta. Il tavolo di legno, il profumo della semola, i movimenti sempre uguali. È un rito antico che diventa fotografia.

Foto gentilmente concesse da Luca Floris. Per approfondire: sufilindeunugoresu.it.
© Luca Floris – tutti i diritti riservati. Nota editoriale: pubblicate con autorizzazione dell’autore.

La trama nasce da un impasto lavorato con acqua tiepida e sale. Si crea un cordone, si allunga in fili sottili, si piega e si ripete fino a ottenere strisce regolari. Ogni strato riposa su telai rotondi di canna. Quando asciuga, diventa un velo pronto ad accogliere il brodo.

La ciotola classica unisce brodo di pecora, pecorino e, secondo usanze di casa, piccoli accorgimenti che danno equilibrio. Il piatto si prepara nelle occasioni importanti, con un’attenzione che rende speciale anche la porzione più semplice. Qui conta la maestria artigiana: non c’è fretta, c’è ascolto dell’impasto.

Il su filindeu è tradizione viva. Con il su filindeu si celebra la comunità, mentre il su filindeu in brodo racconta casa, tempo condiviso e gesti tramandati con cura.

Lavorazione: cosa rende unico l’impasto

Semola di grano duro e acqua danno un impasto morbido ma tenace. Le mani umide aiutano a stendere i fili, con movimenti continui e leggeri. Gli strati si dispongono a croce, ruotando il telaio per un reticolo ordinato. L’asciugatura all’aria ferma la forma. In cottura, i veli si spezzano con delicatezza e scivolano nel brodo bollente per pochi istanti.

Una grattugiata di pecorino chiude il piatto. Nelle case si preferisce un pecorino dal gusto rotondo, che accompagna senza coprire. La dose giusta sta nell’equilibrio: versate poco alla volta, assaggiate e regolate.

Occasioni d’uso e abbinamenti

Perfetto per serate fresche, cene tra amici e pranzi della domenica. Fa da primo completo con un secondo leggero, oppure diventa piatto unico se il brodo è ricco. In menù sardo si abbina a salumi tipici, formaggi e verdure di stagione. Con un bianco isolano dalla buona freschezza, l’insieme è armonioso e pulito.

Consiglio della nonna
Tenete un po’ di brodo caldo a parte. Se la pasta assorbe troppo, aggiungetelo al momento: la ciotola resta morbida fino all’ultimo cucchiaio.

Diete e intolleranze (senza glutine, senza lattosio, nichel)

Per chi evita il glutine: la lavorazione a fili sottili è impegnativa con miscele senza glutine. In casa funziona una buona pasta fine senza glutine, spezzata e cotta direttamente nel brodo, così da ricreare l’effetto “veli”.

Per chi evita il lattosio: la preparazione tradizionale prevede pecorino. Scegliete un pecorino stagionato DOP  e quindi senza lattosio. In alternativa, un formaggio vegetale delicato, grattugiato al momento, dosato con misura.

Per chi è sensibile al nichel: base di semola e brodo di pecora. In caso di sensibilità, valutate con il professionista farine e paste che rientrano nel vostro piano. Come orientamento pratico ispirato ai contenuti di Nonnapaperina, preferite ingredienti semplici, lavorazioni brevi e rotazioni adeguate; scegliete utensili di qualità e riducete aggiunte superflue. Utile consultare l’approfondimento sugli alimenti che possono contenere nichel: guida Nonnapaperina.

Nota utile (nichel)
Personalizzate con il vostro professionista: brodo semplice, pasta del vostro protocollo e condimenti essenziali. Tenete un diario di tolleranza per capire cosa funziona meglio.

Varianti casalinghe: brodi, profumi e formati

Pur restando fedeli allo spirito del piatto, potete variare il brodo. La versione classica prevede pecora; molte famiglie usano brodo di manzo o di gallina, limpido e ben sgrassato. Per una lettura vegetariana, va bene un brodo di verdure dolci (carota, patata, porro) con un tocco di erbe.

Sul formaggio, meglio dosi leggere e ripetute, per non coprire la pasta. Se amate le consistenze, aggiungete crostini sottili tostati in padella con olio e un pizzico di erbe. Restate sobri: l’armonia nasce da pochi elementi in dialogo.

Memoria e contemporaneità

La forza del piatto sta nei fili. Guardarli sciogliersi nel brodo, mentre si diffonde un profumo di casa, crea un momento di quiete. È cucina che mette insieme persone diverse, tra chi ha preparato il brodo e chi ha portato il formaggio buono. Ogni forchettata racconta un pezzo di Sardegna e un’idea di tavola condivisa.

Ricetta del su filindeu in brodo di pecora

Ingredienti per 4 persone

  • 160 g di su filindeu,
  • 600 g di carne di pecora,
  • 1 l di acqua,
  • 50 g di sedano,
  • 50 g di carota,
  • 80 g di cipolle,
  • 120 g di patate,
  • 40 g di pomodori secchi,
  • 15 g di prezzemolo,
  • 100 g di pecorino sardo acidulo grattugiato.

Preparazione

Preparate il brodo posizionando la carne di pecora in una pentola capiente insieme all’acqua, ai pomodori secchi, al sedano, alla carota e al prezzemolo tritato. Cuocete a fuoco dolce per circa 4 ore con il coperchio. Negli ultimi 30 minuti aggiungete le cipolle e le patate, lasciando insaporire e ottenere la giusta consistenza. Filtrate il brodo, riportatelo a bollore in una casseruola pulita, quindi cuocete il su filindeu spezzato in pezzi da 2-3 cm per circa 2-3 minuti. Servite la minestra ben calda con abbondante pecorino sardo grattugiato.

Curiosità e consigli utili
Usate ciotole spesse riscaldate: aiutano a mantenere la temperatura. Tenete il brodo caldo a parte per regolare la densità al momento. Per versioni senza glutine, preferite formati fini: il risultato in ciotola sarà più vicino al profilo originale.

Faq del su filindeu

Che cos’è il  su filindeu in poche parole?

È una pasta sarda fatta con semola, acqua e sale, lavorata in fili sottilissimi e disposta in strati. Si consuma tradizionalmente in brodo di pecora con pecorino.

Posso prepararlo a casa senza esperienza?

La lavorazione artigiana è impegnativa. In casa è più semplice usare una buona pasta fine spezzata, cotta nel brodo e mantecata con formaggio dosato.

Esiste una versione senza glutine credibile?

Sì, si può usare una pasta sottile senza glutine, spezzata e cotta nel brodo, mantenendo l’idea di fili leggeri e la mantecatura finale con il formaggio adatto.

Come regolo il formaggio se evito il lattosio?

Scegli un pecorino a ridotto contenuto di lattosio o alternative stagionate che rientrano nella tua tolleranza personale. Aggiungi poco per volta, assaggia e regola.

Come mi regolo se sono sensibile al nichel?

Personalizza con il tuo professionista: scegli pasta e condimenti che rientrano nel tuo piano, tieni il brodo semplice e consulta la guida Nonnapaperina sul tema nichel.

Ricette sarde ne abbiamo? Certo che si!

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