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Ricetta antica: Sigul o Sugolo o Budino di uva

Tiziana Colombo: per voi, Nonnapaperina

Ricetta proposta da
Tiziana Colombo

Sigul o Sugolo o Budino di uva
Ricette per intolleranti, Cucina Italiana
Ricette vegetariane
Ricette senza glutine
Ricette senza lattosio
preparazione
Preparazione: 10 ore 30 min
cottura
Cottura: 30 min
dosi
Ingredienti per: 4 persone
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5/5 (2 Recensioni)

Avete mai mangiato il “Sigul”, in italiano Sugolo o Budino di uva?

Ebbene io no, ma grazie alla Nonna Anna (mia suocera) ho scoperto che è un semplicissimo budino a base di mosto. Sfatiamo subito due luoghi comuni, cioè che le donne moderne non amano stare in cucina e che “suocera e nuora” equivale a dire cane e gatto. Io adoro cucinare e accetto di buon grado i consigli di mia suocera. Solo quelli!

In questi giorni mi ha svelato un segreto che si tramanda da anni di generazione in generazione: la ricetta del sugolo.

Per chi non dovesse conoscere questo nettare degli dei, un breve cenno storico: il sugolo è una crema dalla consistenza simile a quella di un budino, ottenuta principalmente dal mosto d’uva e farina.

Ricetta Sugolo

Preparazione Sugolo

Lavate molto bene l’uva cambiando più volte l’acqua,sgranatela e mettetela a cuocere in una pentola con la stecca di cannella senza aggiungere acqua.

Quando l’uva sarà ben sfatta passatela con il passapomodoro. Pesate il succo ottenuto e calcolate per ogni quarto di liquido l’aggiunta di un cucchiaio colmo di farina e quasi 2 di zucchero (dipende dalla dolcezza dell’uva).

In una pentola a misura versate zucchero e farina e pian piano il succo mescolando senza lasciare grumi. Mettete sul fuoco e fate cuocere finchè il composto si addensa come fosse una crema.

Versare il composto d’uva in uno stampo da budino bagnato con acqua e lasciarlo raffreddare per almeno 10 ore in frigorifero prima di servirlo a tavola.

Ingredienti Sugolo

  • 1 chilo di uva
  • 4 cucchiai  di farina di riso
  • zucchero (a discrezione)
  • 1 stecca di cannella

Sugolo (sigul, sugulì): origine padana e varianti locali

Il sugolo – detto anche sigul, sugulì o budino d’uva – nasce fra Lombardia ed Emilia-Romagna come dolce povero di vendemmia. Si prepara con mosto d’uva, zucchero e un addensante: pochi ingredienti che raccontano l’autunno agricolo e riportano in cucina i profumi della pigiatura appena conclusa.

Ogni area custodisce la sua sfumatura: c’è chi usa mosto finemente filtrato per una texture setosa, chi preferisce la rusticità lasciando micro-polpa e talvolta parte delle bucce; qualcuno profuma con una scorza di limone o una punta di cannella. L’idea resta la stessa e non cambia nel tempo: concentrare il frutto in una crema lucida, pulita e dal sapore nitido.

Servito tiepido o freddo, liscio o con biscotti sbriciolati, il sugolo è un dessert di memoria che parla di famiglia e di stagioni. È facile da adattare a esigenze moderne – anche in versione senza glutine – senza perdere identità: pochi gesti accurati e il mosto si trasforma in un dolce essenziale, elegante e profondamente territoriale.

Quale uva scegliere e come trattare il mosto

Il risultato dipende soprattutto dal mosto d’uva. Le uve rosse – come Lambrusco, Ancellotta o Croatina – regalano un colore intenso, profumi vinosi e un tannino gentile che dà profondità al budino d’uva. Le uve bianche portano invece un profilo più delicato e floreale, ideale se cerchi un dessert più leggero. Con una maturazione piena del frutto, la dolcezza naturale è più alta e potrai ridurre lo zucchero aggiunto.

Se utilizzi un succo d’uva casalingo o non filtrato, valuta la texture che desideri: per un risultato setoso passalo finemente con colino o garza; se preferisci carattere e una vena “contadina”, lascia una minima quantità di polpa che accentua profumo e colore. In cottura mantieni un sobbollire costante e dolce: i bollori violenti spengono gli aromi e scuriscono inutilmente la crema.

Assaggia sempre il mosto prima di dolcificare: l’acidità e la dolcezza cambiano con l’annata e la varietà. Modula lo zucchero a piccoli step finché l’equilibrio ti convince e aggiungi una presa di sale per allargare i sapori e dare rotondità. Così il sugolo conserverà freschezza, nitidezza aromatica e una piacevole pulizia al palato.

Come addensare: farina, amidi e versione senza glutine

Tradizionalmente il sugolo si addensava con farina (anche 00). Oggi, per una versione senza glutine, funzionano benissimo amido di mais o farina di riso: regalano lucidità e una bocca setosa, mantenendo intatto il profumo del mosto d’uva. In alternativa puoi usare una piccola quota di fecola di patate se desideri una texture più compatta.

Sciogli sempre l’addensante a freddo in poco mosto fino a ottenere una crema liscia, poi versa a filo nel resto mescolando con una frusta: così eviti i grumi. La cottura dev’essere a fiamma dolce, mescolando di continuo, finché la crema vela il dorso del cucchiaio e forma il classico nastro. Evita bollori prolungati: rovinano colore e profumo.

Per uno sformato più deciso aumenta leggermente la quantità di amido (oppure prolunga di poco la cottura); per un dessert al cucchiaio morbido resta sul dosaggio base e raffredda in coppette. Non servono latticini: il dolce è naturalmente senza lattosio e si adatta facilmente a diverse esigenze alimentari.

Sugolo (budino d’uva): la dolcezza della vendemmia

Il sugolo, o budino d’uva, era la golosità di stagione che seguiva la vendemmia: famiglie con vigneto, o semplicemente chi riusciva a procurarsi il mosto d’uva appena dopo la pigiatura, lo portavano in tavola tra canti e rituali di fine raccolto. Un gesto semplice, domestico, capace di trasformare il mosto nuovo in un dessert lucido e profumato che sa d’autunno.

Questo budino non è solo buono: è memoria viva. La ricetta passa di mano in mano, intrecciando cucina e racconti familiari; è il modo in cui nonne e madri hanno custodito una tradizione contadina, adattandola ai tempi senza perderne l’anima. Prepararlo oggi significa tenere aperto un ponte tra passato e presente, condividendo sapori, storie e gesti.

La base resta il mosto d’uva, con la sua dolcezza naturale e il profilo intenso: addensato con cura diventa un dolce insieme delicato e ricco. Richiede pazienza e fuoco dolce, ma ripaga con una cremosità che conforta. In un mondo che corre, il sugolo celebra la stagionalità e il valore delle tradizioni: un piccolo rituale di casa, da rinnovare e tramandare.

Errori comuni e come evitarli

Il primo inciampo è la formazione dei grumi: succede quando l’amido incontra il calore senza essere stato sciolto bene a freddo. Lavora sempre una parte di mosto freddo con l’addensante finché diventa latteo e liscio, poi uniscilo al resto mescolando di continuo. Tieni la fiamma dolce e muovi una frusta, non il cucchiaio: la frusta rompe subito gli addensamenti. Se qualche grumo dovesse comunque comparire, leva dal fuoco e passa il composto con un frullatore a immersione per pochi secondi, quindi riporta a sobbollire fino al punto “nastro”.

Il secondo problema riguarda consistenza e lucidità. Se il sugolo risulta troppo fluido, non aggiungere subito altro amido: prolunga invece la cottura a fiamma dolce, mescolando, finché vela bene il dorso del cucchiaio. Solo se resta ancora lento, sciogli un cucchiaino di amido in poco mosto freddo e aggiungilo a filo, riportando al bollore lieve per un minuto. Se al contrario è troppo sodo o granuloso, stempera con poco mosto caldo, mescolando energicamente fino a recuperare setosità. Evita bollori violenti: ingrigiscono il colore e “spaccano” la trama, lasciando una sensazione farinosa in bocca.

Il terzo nodo è il sapore: un sugolo piatto o scomposto nasce da zucchero dosato “alla cieca” o da mosto poco maturo. Assaggia sempre prima di dolcificare e ricorda che una presa di sale allarga i profumi. Se l’acidità è alta, aggiungi lo zucchero a piccoli step; se il profilo è troppo dolce, bilancia con poche gocce di limone. Per evitare la pellicola in superficie durante il raffreddamento appoggia la pellicola a contatto con la crema; se vuoi sformarlo, versa in stampi leggermente inumiditi e raffredda bene: estrai solo quando è completamente freddo, passando una lama bagnata lungo il bordo per un distacco pulito.

Ai tempi dei miei nonni il sugolo era la merenda dei bambini

La descrizione delle antiche tecniche di produzione del vino e della preparazione del sugolo offre un affascinante scorcio nella vita rurale di un tempo. Questi metodi artigianali, che coinvolgevano l’uso delle mani e dei piedi per manipolare l’uva, rappresentano un’arte tramandata di generazione in generazione e mettono in evidenza il profondo legame tra l’agricoltura e la tradizione culinaria.

La produzione del vino in queste fattorie e nelle case dei contadini era un’attività laboriosa e colma di rituali. La pigiatura dell’uva con i piedi e la fermentazione delle vinacce sono esempi di pratiche che riflettevano il rispetto per il processo di produzione e la valorizzazione di ogni parte dell’uva.

Il sugolo, preparato con il mosto prelevato dopo la prima pestata dell’uva, è un dolce che rappresenta l’essenza della cucina contadina, caratterizzata dalla semplicità degli ingredienti e dalla creatività nell’utilizzo di ciò che era disponibile. Il fatto che il sugolo potesse essere utilizzato come sostituto delle merendine commerciali evidenzia il suo valore nutrizionale e la sua autenticità.

Questa narrazione evoca un senso di nostalgia per un’epoca passata, quando la vita era più legata alla terra e alla produzione locale. Il cibo era preparato con ingredienti freschi e conosciuti, e il tempo trascorso in cucina era una forma di connessione con la storia familiare e la cultura locale.

Anche se le tecniche di produzione del vino e la preparazione dei dolci possono essere cambiate nel corso degli anni, è importante apprezzare queste tradizioni culinarie e conservare il ricordo delle pratiche artigianali che hanno contribuito a definire la cucina di un’epoca passata.

Due parole sull’uva

L’uva non ha certo bisogno di presentazioni, dal momento che è uno dei frutti più importanti della storia, che ha segnato e segna tuttora intere culture culinarie, gastronomiche e non. Ad ogni modo, dal punto di vista botanico, l’uva è frutto della Vitis vinifera, pianta tendenzialmente rampicante che può crescere un po’ in tutti i climi, purché temperati e meglio ancora se mediterranei

Il frutto viene utilizzato soprattutto per la produzione di vino, ma può essere definito anche da “tavola”. Inoltre può essere impiegato per preparare numerose ricette, come vedremo in seguito. Sull’uva si conosce ancora molto poco, per esempio non si ha l’oggettiva consapevolezza di quanto faccia bene alla salute. L’uva contiene, infatti, molte vitamine del gruppo B, la vitamina A e C, e molti sali minerali come il calcio, il ferro, il magnesio, il fosforo e il potassio. L’uva è soprattutto ricca di antiossidanti, su tutti spicca il resveratolo, un fenolo non flavonoide che, tra le altre cose, esercita anche una funzione antinfiammatoria.

Quante varietà di uva ci sono?

Ci sono numerose varietà di uva, ognuna con le sue caratteristiche distintive di sapore, aspetto e utilizzo. Ecco alcune delle varietà più conosciute di ognuna di queste categorie:

Bianca:

  • Thompson Seedless: Una varietà di uva bianca nota per il suo sapore dolce e la sua buccia sottile. Spesso utilizzata per fare l’uva passa.
  • Chardonnay: Questa varietà è comunemente utilizzata nella produzione di vini bianchi secchi. Ha una buccia verde e produce vini con note di frutta e burro.
  • Muscat Blanc: Le uve Muscat Blanc sono famose per il loro aroma intenso e profumato. Sono spesso utilizzate per produrre vini dolci e aromatici.
  • Sauvignon Blanc: Questa varietà produce vini bianchi secchi e freschi, con un caratteristico aroma erbaceo e agrumato.
  • Riesling: Le uve Riesling sono utilizzate nella produzione di vini bianchi aromatici, spesso con note di frutta e fiori.

Rossa:

  • Red Globe: L’uva Red Globe è caratterizzata da una buccia spessa e un sapore dolce. Ha un colore rosso intenso e si trova spesso come uva da tavola.
  • Crimson Seedless: Questa varietà ha uve di colore rosso acceso e un sapore dolce e succoso.
  • Concord: Le uve Concord sono famose per il loro sapore muschioso e sono spesso utilizzate per fare il succo d’uva.
  • Zinfandel: Questa varietà è associata principalmente ai vini rossi californiani. Produce vini con note fruttate e speziate.
  • Merlot: Le uve Merlot sono utilizzate nella produzione di vini rossi morbidi e fruttati, con una buccia di colore blu scuro.

Rosata:

  • Black Muscat: Questa varietà di uva rosata è conosciuta per il suo sapore aromatico e dolce. Spesso utilizzata per produrre vini dolci e profumati.
  • Ruby Seedless: Le uve Ruby Seedless hanno un colore rosato e un sapore dolce e succoso. Sono una scelta popolare come uva da tavola.
  • Pink Muscat: Simile al Black Muscat ma con una tonalità più chiara di rosa. Produce vini rosati dolci e aromatici.
  • White Zinfandel: Una varietà di uva rosata che viene spesso utilizzata per produrre vini rosati leggeri e dolci.

Queste sono solo alcune delle varietà di uva bianca, rossa e rosata disponibili in tutto il mondo. Ogni varietà ha il suo unico profilo di sapore e può essere utilizzata in vari modi, dalla consumazione come frutta fresca alla produzione di vino e altri prodotti alimentari. Ricordo che l’uva ha un’alto contenuto di nichel per cui le persone intolleranti la mangino con cautela e a rotazione

E dell’uva fragola vogliamo parlarne?

L’uva fragola, conosciuta anche come “uva fragolina” o “uva americana,” è una varietà particolare di uva che merita una menzione speciale. Questa varietà di uva, che deve il suo nome al fatto che il suo sapore ricorda vagamente quello delle fragole, si distingue per la sua dolcezza e il suo aroma unici.

L’uva fragola è spesso apprezzata per il suo gusto distintivo e la sua consistenza croccante. Le piccole uve, che possono variare dal rosa al viola al rosso, sono popolari come snack o come frutta da tavola. La loro dolcezza naturale le rende una scelta ideale per chi ama i frutti dolci e succosi.

Questa varietà di uva può essere utilizzata in cucina per preparare dolci, marmellate o aggiungerla a insalate di frutta per un tocco di freschezza. La sua combinazione di sapore e aspetto attraente la rende una scelta versatile per molte preparazioni culinarie.

Come per qualsiasi alimento, è importante notare che le persone con allergie alimentari o sensibilità dovrebbero prestare attenzione quando consumano nuovi alimenti, compresa l’uva fragola. Tuttavia, per coloro che possono gustarla, questa varietà di uva offre un’esperienza gustativa unica che va oltre l’aspetto tradizionale dell’uva.

In sintesi, l’uva fragola è una varietà affascinante che aggiunge un tocco di originalità e sapore alla vasta gamma di varietà di uva disponibili. Con il suo gusto dolce e il richiamo alle fragole, è un’opzione deliziosa per chi ama i frutti freschi e gustosi.

Sugoli di uva fragola

Laura Barile di Alchimia per il  Contest – Le intolleranze? Le cuciniamo invece la fa in questo modo

Ed ecco la ricetta degli Sugoli di uva fragola

Ingredienti per 6 persone

  • 1400 gr uva fragola peso del grappolo intero
  • 4 cucchiai farina di riso
  • 2 cucchiai zucchero semolato

Preparazione

Lavate l’uva fragola, separate gli acini e cuoceteli in una pentola antiaderente per almeno mezz’ora o comunque fino a quando tutti gli acini si sono “crepati”.

Setacciate l’uva cotta con l’aiuto di un passaverdure e ricavate così un succo. Con 1,4 kg di uva si ricava circa 1 litro di succo.

Versate il succo nella stessa pentola di cottura e aggiungete, versando a pioggia e mescolando con una frusta, la farina e lo zucchero. Fate cuocere circa 5 minuti, sempre mescolando.

Versate i sugoli negli stampini monodose o in uno stampo da budino e fate raffreddare in frigorifero per almeno un’ora.

Ricette con uva ne abbiamo? Certo che si!

5/5 (2 Recensioni)
Riproduzione riservata

6 commenti su “Ricetta antica: Sigul o Sugolo o Budino di uva

  • Sab 27 Ago 2022 | gioi ha detto:

    si può surgelare?

  • Gio 1 Set 2022 | Sonia ha detto:

    Buongiorno se mi posso permettere suggerisco che chi ha in casa un estrattore lo può usare tranquillamente veloce e non sporchi nulla.Dopo aver estratto il succo l,ho filtrato con un colino a maglie strette,perfetti e buonissimo

      • Ven 26 Set 2025 | Paola ha detto:

        Mia mamma faceva i sughi d’uva e di ppo averli versati nei piatti piani li faceva seccare e diventavano gommosi . I non ci riesco voa del fare?

        • Dom 28 Set 2025 | Colombo Tiziana ha detto:

          Ciao Paola, è chiaro il ricordo: quei “sughi” stesi nei piatti che poi diventano morbidi-gommosi. Il segreto è un trio semplice: mosto ben ridotto, poco amido, asciugatura lenta.

          Partenza tipo: 1 L di mosto filtrato. Si lascia andare piano finché resta circa 700 ml. A parte si sciolgono 60–65 g di amido di mais in poco mosto freddo, poi si unisce al caldo e si mescola 3–5 minuti finché “vela” il cucchiaio. Si versa su piatti appena unti o su carta forno, spessore 3–4 mm. Per asciugare: forno ventilato 50–60°C con sportello appena aperto 2–4 ore, poi riposo notturno; in alternativa aria asciutta 24–48 ore, girando quando “tira”. Pronto quando si stacca e si piega senza creparsi. Si conserva a strati, con carta forno, in frigo (prodotto fresco).

          Se lo vuoi “da cucchiaio” (budino d’uva, sìgoli): per 1 L di mosto 65 g amido e 40–80 g zucchero a gusto; cottura 5–8 minuti, poi in coppette (spessore 1–1,5 cm).

          Non ti riesce? Di solito è questo: mosto poco concentrato (riduci di più), troppo amido (scala di 10–20%), strato troppo spesso (tieni i 3–4 mm) o umidità alta in casa (meglio forno/essiccatore).

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