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Olio extravergine di oliva: icona della gastronomia

Olio extra vergine di oliva

Quando si parla di olio extravergine di oliva pensiamo subito alla tavola di casa, ai profumi familiari e alla cucina dei nonni. È uno dei simboli più forti del cosiddetto “made in Italy”: accompagna pizza, pasta, verdure, carne, pesce e perfino qualche dolce creativo. Non è un semplice condimento, ma un ingrediente base del nostro modo di mangiare, che molti utilizzano ogni giorno, in quasi ogni piatto.

Nella dieta mediterranea l’olio extravergine di oliva è un punto fermo. Viene usato per le fritture, per il condimento a crudo, per marinare, per dare carattere a una bruschetta o a una verdura al vapore. Un semplice filo d’olio cambia completamente il profilo di un piatto e lo rende più ricco.

In questa sezione del sito, dedicata al nostro amatissimo olio extravergine di oliva, scopriremo come si produce, come si conserva nel modo corretto e come usarlo in cucina. Vedremo anche come aromatizzarlo con erbe, agrumi o spezie per renderlo ancora più personale. Un piccolo viaggio tra frantoi, uliveti e ricette di ogni giorno.

L’Italia, secondo produttore al mondo dietro la Spagna

L’Italia è il secondo produttore al mondo di olio di oliva, secondo i dati Coldiretti del 2018. La regione regina è la Puglia, che da sola arriva a circa 87 milioni di chili l’anno. A seguire troviamo altre zone molto vocate, dal Sud alle isole, fino a certe aree del Centro e del Nord che hanno saputo valorizzare i loro uliveti.

Sul podio mondiale, al primo posto, troviamo la Spagna, che sfiora un miliardo di chili l’anno. Il nostro Paese rimane però un riferimento quando si parla di qualità e di varietà di oli regionali. Ogni zona ha un suo carattere, legato al clima, ai terreni e alle cultivar utilizzate.

Olio extra vergine di oliva

Se guardiamo invece al consumo mondiale, il quadro cambia. Grazie ai tanti studi sui benefici dell’olio di oliva, l’uso di questo ingrediente è cresciuto in molti Paesi. In questo caso l’Italia è al primo posto con circa 557 milioni di chili consumati ogni anno. Al secondo posto c’è la Spagna, mentre al terzo troviamo gli Stati Uniti, dove l’olio non fa parte della tradizione ma è entrato sempre di più nelle abitudini quotidiane.

Scopriamo la qualità superiore dell’olio extravergine di oliva

Dentro la grande famiglia dell’olio di oliva italiano, l’olio extravergine di oliva occupa il gradino più alto. Spesso viene indicato in etichetta come olio “evo”. È apprezzato sia in Italia sia all’estero, dove le bottiglie di qualità trovano spazio nelle cucine di ristoranti e appassionati.

Per poter riportare la dicitura “extra vergine di oliva”, il prodotto deve seguire regole chiare. Esistono norme europee che definiscono il metodo di estrazione, i parametri chimici e l’esame sensoriale. Non basta una buona oliva: servono cura nella raccolta, tempi rapidi tra raccolta e frangitura e controlli accurati.

L’olio extravergine ben fatto ha un profumo pulito e un gusto equilibrato. Può essere più o meno intenso, ma non deve avere difetti. Negli articoli di questa sezione entreremo nel dettaglio della produzione, della conservazione e dell’uso in cucina, per capire come riconoscere un buon prodotto e come valorizzarlo nel piatto.

Come conservare l’olio extravergine di oliva

In altri contenuti abbiamo visto come nasce l’olio di oliva e quali elementi distinguono un extravergine valido da un olio comune. Si è parlato di acidità, di spremitura a freddo e di tempi di lavorazione. C’è però un aspetto fondamentale che non va trascurato: la conservazione in casa.

Una bottiglia eccellente può perdere parte del suo valore se viene tenuta nel posto sbagliato o vicino a fonti di calore. Nel tempo l’olio cambia colore, odore e sapore. In casi estremi può sviluppare note sgradevoli e risultare pesante al palato.

Con poche regole semplici, invece, si può fare in modo che l’olio mantenga a lungo le sue qualità. È importante scegliere il giusto punto della cucina, proteggere il contenitore dalla luce e richiudere sempre bene il tappo dopo l’uso. Sono gesti piccoli, ma fanno una grande differenza.

conservare al meglio l’olio

Olio di oliva: attenzione alla temperatura e alla luce nella conservazione

La temperatura è uno dei primi fattori da controllare. L’olio extravergine di oliva non ama il caldo: l’ideale è mantenerlo fra i 10 e i 20 gradi. Per questo motivo la bottiglia andrebbe tenuta lontana da forno, fornelli e altri elettrodomestici che scaldano l’ambiente.

Il freddo moderato crea meno problemi. Se la temperatura si abbassa, l’olio può diventare più denso e formare piccoli cristalli. Si tratta però di un fenomeno reversibile: riportando lentamente la bottiglia a una temperatura più mite, il prodotto torna fluido senza perdere qualità.

Anche la luce diretta può danneggiare l’olio nel tempo. I raggi del sole e le luci molto forti accelerano i processi di ossidazione. Per proteggerlo è meglio usare contenitori scuri o opachi e conservare le bottiglie in un luogo asciutto e buio, come una dispensa chiusa o una cantina ben arieggiata.

L’azione dell’aria e del materiale del contenitore sull’olio di oliva

Conta molto anche il tipo di contenitore. Le bottiglie di vetro scuro, le latte metalliche e i recipienti in acciaio inox sono ottime soluzioni per proteggere l’olio. Anche la porcellana può andare bene, soprattutto per piccoli contenitori da portare in tavola.

L’aria è un altro nemico da tenere d’occhio. Il contatto prolungato con l’ossigeno modifica la composizione dell’olio e accelera l’ossidazione. Il risultato è una perdita di profumo, di freschezza e di piacevolezza al gusto.

Per questo è importante chiudere sempre con cura il tappo e scegliere sistemi che limitino al minimo l’ingresso d’aria. Meglio evitare contenitori difficili da richiudere o con chiusure poco affidabili. Anche aprire e richiudere velocemente la bottiglia aiuta a preservare più a lungo le qualità del prodotto.

Olio di oliva: un prodotto di largo utilizzo fin dall’antichità

Se c’è un ingrediente che racconta la storia del Mediterraneo, è proprio l’olio di oliva. Oggi Italia, Spagna, Grecia e Portogallo sono fra i principali produttori e consumatori, ma il legame con questo “oro liquido” è molto più antico. Da secoli l’olio accompagna i piatti quotidiani delle popolazioni che vivono intorno a questo mare.

Già greci e romani ne conoscevano bene il valore. Lo usavano come alimento, ma anche per la cura del corpo, per i massaggi, per le cerimonie e per alcune preparazioni con finalità curative. All’epoca le olive venivano conservate e spremute al bisogno, in modo da avere un prodotto sempre fresco.

Nel corso del tempo i frantoi sono cambiati, le tecniche si sono affinate e il controllo sulla materia prima è diventato più rigoroso. Nonostante questo, l’idea di fondo è rimasta simile: raccogliere le olive al momento giusto, lavorarle in tempi brevi e trasformarle in un olio profumato, che riporta in tavola il gusto del frutto appena colto.

Olio di oliva

Quando è il tempo di raccolta delle olive?

In Italia la raccolta delle olive comincia di solito a ottobre e continua fino a dicembre. Il periodo può variare in base alla zona, alla varietà coltivata e all’andamento della stagione. Scegliere il momento giusto è fondamentale per ottenere un olio equilibrato.

Le olive devono essere raccolte né troppo verdi né troppo mature. Ogni fase della maturazione incide su colore, profumo e sapore del prodotto finale. Un raccolto anticipato porta a oli più verdi e intensi, mentre una raccolta tardiva dà oli più morbidi, ma meno freschi.

Esistono diversi sistemi di raccolta. La raccolta meccanica usa macchinari che scuotono l’albero e fanno cadere le olive su reti o teli. È un metodo rapido e conveniente per i grandi oliveti, ma se gestito male può stressare le piante. La raccolta manuale, con bastoni o con il distacco dei frutti uno a uno, richiede più tempo ma consente una selezione accurata. Non a caso viene scelta spesso per gli oli di oliva di livello molto alto.

L’estrazione: ecco come avviene il passaggio da olive all’olio

Dal raccolto al frantoio: i primi passaggi

Dopo la raccolta, le olive vengono portate nei frantoi. Qui inizia la trasformazione vera e propria. Per prima cosa si procede con il lavaggio, che serve a eliminare terra, foglie e altre impurità.

Segue la molitura, nella quale le olive vengono frantumate fino a ottenere una pasta omogenea. Questa pasta contiene polpa, noccioli sminuzzati, acqua di vegetazione e piccole goccioline d’olio. È una fase delicata, perché influisce molto sul profilo finale del prodotto.

La pasta viene poi sottoposta alla gramolatura. Si tratta di un rimescolamento lento e controllato, che permette alle gocce d’olio di unirsi e separarsi meglio dalla parte acquosa. Una gramolatura troppo breve o gestita male può penalizzare il profumo e il gusto del futuro olio.

Che cos’è l’olio extravergine e perché costa di più

La qualità si decide in gran parte in frantoio. L’olio extravergine di oliva nasce da una spremitura meccanica a freddo. Questo significa che durante l’estrazione non si superano i 27°C. Temperature più basse aiutano a preservare il profumo e le componenti più delicate del frutto.

Per rientrare nella categoria extravergine, l’olio deve rispettare anche alcuni limiti chimici. Uno dei più noti riguarda l’acidità, che deve essere inferiore allo 0,8%. Oltre a questo, il prodotto deve superare un esame di assaggio, che esclude la presenza di difetti sensoriali.

Dietro a una bottiglia di extravergine c’è quindi un lavoro accurato, dai campi al frantoio. È per questo che spesso ha un costo più elevato rispetto ad altri oli. Il risultato è un prodotto dal sapore deciso, ma armonioso, con un profumo intenso che può ricordare l’erba appena tagliata, il carciofo, il pomodoro o la mandorla, a seconda della zona di produzione.

Olio per tutti i gusti

Ogni olio racconta il territorio da cui proviene. In Italia esistono moltissime varietà, con profili diversi tra Nord, Centro, Sud e isole. Ci sono oli dal gusto più delicato, ideali per il pesce, le insalate e le cotture leggere. Altri sono più intensi e si abbinano bene a zuppe rustiche, legumi, carni alla griglia e verdure saporite.

La scelta dipende dalle preferenze personali e dal tipo di piatto che si porta in tavola. Provare oli di regioni diverse è un modo semplice per capire quale profilo si ama di più. Basta anche una fetta di pane tostato per cogliere tutte le sfumature.

L’Italia offre una gamma straordinaria di oli tipici regionali. Imparare a conoscerli significa scoprire meglio la storia agricola del Paese, i suoi paesaggi e le sue tradizioni. E, soprattutto, permette di trovare quella bottiglia “del cuore” che non dovrebbe mai mancare in dispensa.

Ricette oli aromatizzati ne abbiamo? Certo che si!

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