Tamagoyaki: cos’è la frittata giapponese arrotolata
Tamagoyaki: la frittata giapponese arrotolata che profuma di colazione
A prima vista il tamagoyaki sembra un piccolo mattone giallo, tagliato in fette perfette e sistemato con cura nel piatto. In realtà dietro questa frittata giapponese arrotolata c’è un gesto ripetuto, quasi meditativo: strati sottili di uovo che cuociono piano, si arrotolano uno sull’altro e si trasformano in un rotolo morbido, pronto per la colazione o per la bento box. È uno di quei piatti che raccontano la cucina di casa giapponese meglio di tanti ristoranti: pochi ingredienti, un po’ di pazienza e la voglia di partire con qualcosa di salato ma rassicurante accanto al riso e alla zuppa di miso.
In questo percorso lo guardiamo con lo sguardo di NonnaPaperina: non solo ricetta, ma attenzione alle intolleranze, agli abbinamenti e alla vita vera di chi cucina tutti i giorni. Il tamagoyaki nasce già senza latte e senza burro, quindi è naturalmente senza lattosio, e si presta bene anche a chi ha bisogno di un piatto di uova che non sia pesante. A partire dalla versione base ti accompagniamo tra le sue sorelle più note, l’Atsuyaki Tamago più spessa e l’Usuyaki Tamago sottilissima, così puoi scegliere la consistenza giusta per la tua tavola.
Per preparare un buon tamagoyaki non devi avere attrezzi complicati: una padella antiaderente piccola, un fornello che tenga il calore costante e qualche minuto in più rispetto a una frittata classica. I primi tentativi serviranno a capire il momento giusto in cui arrotolare, poi il movimento diventa naturale. È il tipo di ricetta che, una volta capita, ritorna spesso in cucina perché ti permette di usare le uova in modo diverso, senza tempi lunghi e senza stress.
Il bello di questa frittata arrotolata è che si lascia modellare a seconda delle occasioni. In versione base puoi servirla a colazione con il riso, come succede in una colazione giapponese tradizionale, ma qualche fetta sta benissimo anche accanto a una semplice insalata di stagione o a un piatto di cereali. Se aumenti gli strati e la fai crescere in altezza ottieni un Atsuyaki Tamago che riempie il piatto; se invece la stendi in dischi sottili, ecco l’Usuyaki Tamago, perfetta per decorare o avvolgere altri ingredienti.
In tutto questo non perdiamo mai di vista chi deve fare i conti con glutine, nichel o FODMAP. Ti suggeriamo come scegliere salsa di soia e brodo dashi, come gestire le porzioni e con quali contorni abbinare il tamagoyaki per rendere il pasto più gentile possibile. L’obiettivo è sempre lo stesso: portare a tavola un piatto nuovo, curioso e pieno di storia, ma in una versione che rispetti i bisogni del tuo intestino e quelli di chi siede vicino a te.
Ricetta Tamagoyaki
Preparazione Tamagoyaki
- Sbattete le uova in una ciotola capiente senza montarle, fino a ottenere un composto omogeneo.
- Aggiungete il brodo dashi, la salsa di soia, il mirin, lo zucchero e il sale.
- Mescolate con cura fino a sciogliere completamente lo zucchero.
- Filtrate il composto con un colino a maglie fini per eliminare eventuali grumi.
- Scaldate una padella rettangolare per tamagoyaki o una piccola padella antiaderente a fuoco medio-basso.
- Ungete leggermente la padella con un filo di olio, usando un pennello o carta da cucina.
- Versate una piccola quantità di composto, giusto per coprire il fondo con uno strato sottile.
- Lasciate cuocere finché la superficie è quasi rappresa ma ancora leggermente umida.
- Sollevate il bordo dell’omelette da un lato e arrotolate verso l’altro lato della padella.
- Spostate il rotolo ottenuto su un lato della padella, lasciando libero il resto del fondo.
- Ungete di nuovo leggermente la parte libera della padella.
- Versate un altro sottile strato di composto, sollevando il rotolo per far scorrere l’uovo anche sotto.
- Lasciate cuocere fino a quando il nuovo strato è quasi rappreso, poi arrotolate di nuovo inglobando il primo rotolo.
- Ripetete l’operazione fino a esaurire tutto il composto di uova.
- Cuocete il rotolo ancora per pochi istanti, girandolo con delicatezza per dorare tutti i lati.
- Togliete il tamagoyaki dalla padella e avvolgetelo nel tappetino di bambù o nel canovaccio, dando una forma regolare.
- Lasciate riposare il rotolo qualche minuto per farlo compattare.
- Tagliate a fette spesse con un coltello ben affilato, pulendo la lama tra un taglio e l’altro.
- Servite il tamagoyaki tiepido o a temperatura ambiente, da solo o insieme a riso, verdure e piccoli contorni.
Ingredienti Tamagoyaki
- 6 uova medie
- 60 ml brodo dashi leggero
- 1 cucchiaio salsa di soia senza glutine
- 1 cucchiaio mirin
- 20 g zucchero semolato
- 1 pizzico sale fino
- 2 cucchiai olio di semi dal gusto neutro per ungere la padella
Il tamagoyaki è una delle immagini più riconoscibili della cucina di casa giapponese: una frittata arrotolata, dalla forma regolare e dal colore giallo dorato, che si taglia a fette e si serve a colazione, nei bento o come piccolo antipasto. Si prepara con uova, brodo dashi, salsa di soia, mirin e un tocco di zucchero, ingredienti semplici che, messi insieme, danno un sapore delicato, leggermente dolce e salato, perfetto per accompagnare riso, zuppe e verdure.
La bellezza del tamagoyaki sta nel suo gesto ripetuto: sottili strati di uovo che cuociono con calma e che vengono arrotolati uno sopra l’altro, fino a creare un rotolo soffice e compatto.Questa frittata giapponese non è solo un piatto, ma un modo di cominciare la giornata con attenzione e cura. Nella colazione giapponese tradizionale il tamagoyaki trova il suo posto accanto al riso a chicco corto, alla zuppa di miso e al pesce alla griglia; nelle bento box diventa un piccolo mattone di colore, pronto a dare sapore e proteine in un solo boccone.
Ogni famiglia ha la sua versione: più dolce o più saporita, più alta o più sottile, con qualche erbetta in più o molto semplice, solo uova e condimenti di base. In questo articolo lo guardiamo con occhi curiosi ma pratici: vediamo come si prepara il tamagoyaki in versione senza lattosio, quali sono le sue varianti principali – l’Atsuyaki Tamago, più spesso e cicciotto, e l’Usuyaki Tamago, sottilissimo come una crêpe – e come adattare il tutto a chi deve fare attenzione a glutine, nichel o segue una dieta a basso contenuto FODMAP. L’idea è quella di portare sulla tavola di casa un pezzetto di Giappone, senza dimenticare le esigenze di chi ha un intestino più sensibile.
Con il nome tamagoyaki si indica spesso tutta la famiglia delle frittate arrotolate giapponesi. L’Atsuyaki Tamago è la versione più spessa e morbida, mentre l’ Usuyaki Tamago è sottilissima e si usa spesso per guarnire o avvolgere. Cambia lo spessore, non l’idea di fondo: uova, dashi e una cottura calma, a strati.
Ingredienti per il tamagoyaki senza lattosio
La lista degli ingredienti è corta e rassicurante: uova, un po’ di brodo dashi, salsa di soia, mirin, zucchero, sale e un filo di olio dal gusto neutro per ungere la padella. Proprio perché si tratta di una preparazione essenziale, la qualità delle materie prime fa la differenza: uova fresche, una salsa di soia che ti piace e un brodo dashi delicato trasformano una semplice frittata in un piccolo rito. Dal punto di vista delle intolleranze, la buona notizia è che non compaiono latte, burro o formaggi, quindi la base è naturalmente senza lattosio.
L’attenzione va soprattutto alla salsa di soia, che spesso contiene glutine: chi deve evitarlo può scegliere una salsa tamari certificata o una salsa di soia specifica senza glutine, da usare alle stesse dosi. Anche il dashi può essere adattato, preferendo versioni più semplici se ci sono esigenze particolari rispetto a pesce, alghe o additivi. Chi segue un percorso tipo dieta FODMAP dovrà valutare con il proprio professionista porzioni e frequenza, perché la soia può essere un punto delicato e, in questi casi, è sempre bene personalizzare.
Per rendere il tamagoyaki ancora più “tuo” puoi giocare con piccole varianti aromatiche: un pizzico di erba cipollina tritata, qualche fettina sottile di cipollotto, una spolverata di semi di sesamo tostati sul rotolo pronto. L’importante è non appesantire troppo il composto: resta una ricetta nata per accompagnare riso, zuppe e contorni, non per diventare un’unica bomba di sapore. Pochi ingredienti, scelti bene, bastano per ottenere un risultato bilanciato e gentile.
Tamagoyaki, la frittata di uova come non l’avete mai assaggiata
Il tamagoyaki è una delle ricette giapponesi più singolari agli occhi di un occidentale. La ricetta suggerisce un diverso modo di concepire la frittata di uova. Per l’occasione questa frittata viene arrotolata in più strati, che vengono cotti un po’ per volta nella stessa padella. Anche la padella è particolare, infatti si utilizza la makiyakinabe, una padellina piccola e rettangolare. La forma è data dalla necessità di “spostare” verso i bordi gli strati di uovo una volta che sono cotti, in modo da procedere con la preparazione degli altri strati.
Il tamagoyaki propone in genere un sentore dolce dovuto alla presenza del mirin, che è un derivato alcolico del riso. La dolcezza è comunque controbilanciata dalla salsa di soia, che è molto salata. Attualmente il mirin si trova quasi solo nei negozi etnici, mentre nei supermercati è abbastanza raro. Potreste avvertire la necessità di preparare il mirin in casa, ma potrebbe non essere una buona idea in quanto il procedimento è laborioso e richiede alcune settimane. Esistono svariate tipologie di tamagoyaki, che si differenziano soprattutto per il diverso grado di dolcezza e sapidità. Sono però tutte accomunate dalla presenza del dashi, il celebre brodo di pesce della cucina giapponese.
Come preparare il tamagoyaki passo passo
La ricetta del tamagoyaki impressiona più sulla carta che in padella: letta così, la sequenza di strati, arrotolamenti e spostamenti può sembrare complicata, ma dopo i primi tentativi diventa quasi un gesto automatico. La chiave è il fuoco: meglio tenerlo medio-basso, in modo che l’uovo abbia il tempo di cuocere senza bruciare, e ungere ogni volta leggermente la padella per evitare che il composto si attacchi.
Il movimento principale è sempre lo stesso: si versa un sottile strato di uovo, lo si lascia cuocere fino a quando la superficie è quasi rappresa ma ancora morbida, poi si comincia ad arrotolare dal bordo verso il centro, aiutandosi con una spatola o con le bacchette. Il rotolo ottenuto si sposta su un lato della padella, si unge nuovamente la parte libera, si versa un altro po’ di composto e si lascia scorrere l’uovo anche sotto il rotolo già formato. Quando il nuovo strato è quasi cotto, si arrotola ancora, inglobando il primo rotolo, e così via fino a esaurire il composto.
Una volta completati gli strati, si lascia il rotolo in padella ancora qualche istante per dorare delicatamente tutti i lati. Poi si trasferisce su un tappetino di bambù (makisu) o su un canovaccio pulito, lo si avvolge e si stringe leggermente per dargli una forma regolare. Dopo qualche minuto di riposo, quando non è più bollente ma ancora tiepido, si taglia con un coltello ben affilato in fette spesse, pulendo la lama tra un taglio e l’altro.
Se il primo tentativo non è perfetto e il rotolo si rompe, niente panico: di solito significa che lo strato era troppo spesso, la fiamma un po’ alta o che hai iniziato ad arrotolare quando l’uovo era ancora troppo liquido. Riduci la quantità di composto per ogni giro, abbassa leggermente il fuoco e aspetta che la superficie sia quasi asciutta: il secondo tentativo andrà già molto meglio e, in ogni caso, le fette “imperfette” saranno comunque buonissime.

Atsuyaki Tamago: la variante più spessa e soffice
L’Atsuyaki Tamago è la versione più spessa e compatta del tamagoyaki: un rotolo alto, morbido, in cui gli strati di uovo sono più numerosi e generosi. Al taglio si vede chiaramente la struttura a strati, quasi come se fosse una piccola mattonella di frittata soffice. Il gusto resta simile a quello del tamagoyaki base, ma la sensazione in bocca è più piena e avvolgente, perfetta quando vuoi portare in tavola la frittata giapponese come secondo piatto leggero o come elemento principale di una bento box più ricca.
Per ottenere un Atsuyaki Tamago non serve cambiare completamente ricetta, ma piuttosto insistere sulla pazienza: più strati sottili, uno sopra l’altro, e un fuoco sempre dolce. In questo caso puoi aumentare leggermente la quantità di uova e di condimenti, mantenendo però lo spessore di ogni strato contenuto, così il rotolo cresce in altezza ma resta ben cotto all’interno. La tecnica è la stessa che hai usato per il tamagoyaki, semplicemente prolungata di qualche giro in padella.
Anche qui la base resta naturalmente senza lattosio; l’attenzione maggiore va ai condimenti, soprattutto salsa di soia e dashi, che puoi scegliere nelle varianti più adatte alle tue esigenze o a quelle della tua famiglia. In una tavolata con tanti ospiti, qualche fetta di Atsuyaki Tamago fa sempre una bella figura, soprattutto se accanto ci sono riso e verdure colorate.
Usuyaki Tamago: omelette sottilissima per guarnire e avvolgere
All’estremo opposto troviamo l’Usuyaki Tamago, che abbandona la forma a rotolo alto per trasformarsi in dischi sottilissimi di uovo, quasi delle crêpe giapponesi. Il composto è molto simile a quello del tamagoyaki, ma si versa in padella in quantità minore, distribuendolo bene su tutta la superficie per ottenere una sfoglia uniforme. Una volta cotto, il disco può essere servito così com’è, tagliato a spicchi, arrotolato attorno a un ripieno o ridotto in sottili striscioline per decorare altri piatti.
Quando l’Usuyaki Tamago viene tagliato a fili sottili si parla di kinshi tamago: questi “capelli d’uovo” portano colore e un tocco proteico su piatti di riso, noodle freddi, insalate di cereali o piatti misti di verdure. È un modo elegante per usare le uova senza appesantire troppo il piatto, soprattutto se vuoi aggiungere solo una nota morbida in mezzo a tante consistenze diverse. In questo formato l’uovo diventa più una guarnizione che un protagonista, ma resta fondamentale per l’armonia del piatto.
Anche qui parliamo di una preparazione senza lattosio, adattabile a chi deve evitare il glutine scegliendo salsa di soia adatta o limitandone l’uso. L’elemento chiave è la padella: deve essere ben antiaderente, unta il giusto e riscaldata a fuoco dolce, in modo che il disco di uovo si stacchi senza rompersi.
Se vuoi un piatto unico leggero, scegli un Atsuyaki Tamago più alto e morbido. Se cerchi una frittata versatile da colazione e bento, il tamagoyaki classico è il giusto compromesso. Quando invece hai bisogno solo di una decorazione o di un involucro sottile, l’Usuyaki Tamago è la scelta migliore. Tre consistenze diverse, stessa base di uova e brodo: puoi decidere ogni volta quale versione si adatta di più al tuo menù e al tuo intestino.
Come adattare tamagoyaki e varianti alle intolleranze
La cosa confortante è che tutte queste frittate partono da una base naturalmente senza lattosio, perché non prevedono latte, burro o formaggi. Le attenzioni principali riguardano la soia e il dashi. La salsa di soia tradizionale può contenere glutine, quindi chi deve evitarlo farà bene a scegliere una salsa di soia senza glutine o una tamari certificata. Il dashi, invece, può includere ingredienti che non tutti tollerano, come alcune alghe o pesci essiccati, quindi va selezionato o sostituito in base al proprio piano alimentare.
Chi segue una dieta a basso contenuto FODMAP o ha un intestino particolarmente sensibile può partire da porzioni più piccole e osservare come sta dopo il pasto, preferendo versioni più semplici e meno condite. In molti casi è possibile ridurre leggermente la quantità di zucchero e di salsa di soia, mantenendo comunque un buon equilibrio tra sapidità e dolcezza. Anche l’abbinamento fa la sua parte: accostare il tamagoyaki a riso bianco, verdure cotte ben tollerate e pesce delicato aiuta a costruire un pasto più gentile.
In una tavolata con ospiti diversi puoi preparare un unico composto base di uova, magari meno carico di condimenti, e poi gestire salse e accompagnamenti in piccole ciotole: chi può userà salsa di soia classica, chi deve evitare il glutine avrà la sua alternativa, chi preferisce restare leggero sceglierà solo un filo di olio o qualche erba fresca. In questo modo tutti possono gustare una fetta di frittata giapponese arrotolata, sentendosi considerati e accolti, senza che tu debba preparare dieci ricette diverse.
Un focus sulla salsa di soia
Come abbiamo visto la salsa di soia è uno degli ingredienti più importanti del tamagoyaki, o almeno lo è nella versione che vi presento qui. E’ anche uno degli ingredienti più conosciuti della cucina giapponese, ma dalle nostre parti è utilizzato come condimento esterno, piuttosto che come parte integrante delle ricette. Il ruolo della salsa di soia è comunque lo stesso in quanto insaporisce e conferisce un deciso tocco sapido.
La salsa di soia è anche salutare sebbene sia un po’ calorica, inoltre è ricca di sali minerali e di grassi benefici. Sto parlando dei celebri acidi grassi omega tre, che fanno bene al cuore, alla circolazione e alla vista. Tra i sali minerali troviamo il ferro, in genere presente negli alimenti di origine animale. Il ferro è importante in quanto ottimizza il livello di ossigeno nel sangue e previene le anemie. Non mancano poi il potassio (che abbassa la pressione) e il calcio, che giova alle ossa.
L’unico difetto della salsa di soia, o almeno di quella più impiegata in Giappone, è l’abbondanza di sodio. Proprio per questo la salsa di soia dovrebbe essere consumata con molto prudenza da chi soffre di ritenzione idrica e pressione alta.
Il sentore della soia emerge dai tamagoyaki in maniera preponderante e interagisce al meglio con l’altro ingrediente “strong” della ricetta, il daikon, che viene grattugiato sulla frittata prima del servizio. Il daikon è una radice molto consumata in Estremo Oriente che assomiglia allo zenzero per i suoi sentori pungenti.
Come preparare il dashi per la ricetta del tamagoyaki
Il dashi è importante nella ricetta del tamagoyaki in quanto aggiunge sapore e ottimizza la texture, che si fa più stabile. Cos’è nello specifico il dashi? Si tratta di un piatto tipico giapponese formato da brodo di pesce realizzato con le alghe e con il katsuobushi, ovvero il tonno essiccato della tradizione giapponese. Il sapore del tonno essiccato è corposo ma simile al tonno fresco. Il dashi viene anche preparato con le alghe kombu essiccate e con l’acqua.
In occasione della ricetta del tamagoyaki avete due possibilità: utilizzare una versione in polvere del dashi, più pratica da inserire ma anche più difficile da preparare, oppure utilizzare la classica versione liquida. In quest’ultimo caso potreste cimentarvi in prima persona nella sua preparazione. Si inizia cuocendo le alghe in acqua bollente. Dopodiché si tolgono le alghe e, a fuoco spento, si aggiunge il katsuobushi. Mi raccomando, quest’ultimo non deve cuocere in quanto potrebbe generare dei sapori amarognoli. Una volta realizzato il brodo va filtrato in modo che appaia limpido e del tutto privo di grumi.
Alcune versioni più audaci prevedono l’uso di ulteriori ingredienti, per esempio i funghi shiitake, che spiccano per il loro sapore leggermente aromatico ma tutto sommato neutro e quindi adatti a un brodo delicato come questo.
FAQ sul tamagoyaki e le sue varianti
Il tamagoyaki si serve caldo o freddo?
Il tamagoyaki è molto versatile: puoi servirlo tiepido, appena preparato, oppure a temperatura ambiente, come avviene spesso nelle bento. Se lo usi per la colazione va benissimo tiepido accanto al riso; se lo porti al lavoro, puoi cuocerlo in anticipo, farlo raffreddare, conservarlo in frigorifero e tagliarlo poco prima di uscire di casa.
Posso ridurre la quantità di zucchero nella ricetta?
Sì. Nella versione tradizionale il tamagoyaki ha una nota dolce che bilancia la sapidità della salsa di soia, ma puoi ridurre gradualmente la quantità di zucchero. L’importante è non eliminarlo del tutto al primo tentativo: una piccola parte aiuta la struttura della frittata e rende il gusto più morbido.
Tamagoyaki, Atsuyaki Tamago e Usuyaki Tamago: che differenza c’è?
Parliamo della stessa famiglia di frittate giapponesi arrotolate, ma con spessori diversi. Il tamagoyaki classico ha un’altezza media e si presta bene a colazione e bento. L’Atsuyaki Tamago è più alto e soffice, ideale come secondo piatto leggero. L’Usuyaki Tamago è sottilissimo: si presenta in dischi che puoi servire interi, arrotolare o tagliare a fili sottili per decorare riso e noodle.
Il tamagoyaki è adatto a chi è intollerante a lattosio o glutine?
La base del tamagoyaki è senza lattosio, perché non prevede latte o formaggi. Per i celiaci una salsa di soia senza glutine o una tamari certificata.
Ricette di cucina giapponese ne abbiamo? Certo che si!
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