Cecamariti: tradizione pugliese e varianti senza glutine
Cecamariti senza glutine: tradizione pugliese rivisitata
I cecamariti senza glutine sono una delle ricette più affascinanti della tradizione popolare pugliese. Nati come piatto povero e contadino, portano con sé il sapore delle cucine semplici e l’ingegno delle famiglie che, con pochi ingredienti, riuscivano a creare qualcosa di speciale. Ancora oggi conservano il loro fascino e rappresentano un modo autentico di assaporare la Puglia.
Il loro nome curioso, che significa “acceca-mariti”, racconta bene la loro natura: un piatto così nutriente e saziante da non lasciare spazio ad altro. Oggi li riscopriamo in una veste nuova, pensata per chi deve evitare il glutine, ma senza rinunciare al gusto genuino di sempre. Con farine alternative e verdure di stagione, il risultato è sorprendente e fedele alla tradizione.
Prepararli a casa è un’esperienza che riporta indietro nel tempo, verso le radici contadine e i sapori autentici. Al tempo stesso, grazie alle varianti senza glutine, diventano un piatto adatto a tutti, pronto a unire famiglia e amici in un momento di convivialità.
La loro versatilità li rende ideali come antipasto rustico, piatto unico o stuzzichino da sagra. In ogni forma, i cecamariti mantengono intatta la loro identità, quella di un cibo povero che ha saputo resistere al tempo e che oggi ritorna sulle tavole con rinnovata attualità.
Ricetta cecamariti
Preparazione cecamariti
Schiacciate la patata in una ciotola, unite le farine setacciate e mescolate con il bicarbonato e un pizzico di sale. Aggiungete acqua tiepida poco per volta fino a ottenere un impasto morbido ma non appiccicoso.
Lavate e lessate le cicorie, scolatele bene e tritatele grossolanamente. Unite le verdure all’impasto, amalgamando con le mani fino a renderlo uniforme. Con le mani leggermente unte d’olio, formate piccole frittelle schiacciate.
Scaldate abbondante olio extravergine in padella e friggete i cecamariti fino a doratura, rigirandoli a metà cottura. In alternativa, cuoceteli in forno statico a 200°C per circa 20 minuti, girandoli una volta.
Serviteli caldi, croccanti all’esterno e morbidi all’interno: un piatto povero che diventa prezioso nella sua veste *gluten free*.
Ingredienti cecamariti
- 200 g di farina di riso
- 150 g di farina di ceci
- 1 patata lessa (circa 200 g)
- 250 g di cicoria o cime di rapa
- 1 cucchiaino di bicarbonato
- Olio extravergine d’oliva q.b.
- Sale q.b.
- Acqua tiepida q.b.
I cecamariti tra storia e sapori di Puglia
I cecamariti appartengono a quella cucina povera che ha saputo trasformare ingredienti semplici in piatti ricchi di significato. Il loro nome, curioso e affettuoso, significa “acceca-mariti” e rimanda a un cibo tanto nutriente da togliere la vista dalla sazietà. Questo piatto nasce nelle campagne pugliesi, dove il pane, i legumi e le verdure di stagione diventavano una ricchezza quotidiana. Preparati come frittelle croccanti e dorate, i cecamariti erano serviti al ritorno dal lavoro nei campi, saziando e regalando calore.
Con il tempo, la ricetta ha superato i confini familiari ed è diventata simbolo di memoria gastronomica. Oggi si ritrova nelle sagre e nelle cucine di chi ama preservare le tradizioni. Ogni assaggio racconta un passato fatto di mani che impastano e fuochi accesi, di comunità unite attorno a un piatto semplice ma identitario.
Origini contadine e curiosità sul nome
Il nome “cecamariti” non è casuale. In un’epoca in cui i pasti erano semplici ma sostanziosi, un piatto che riusciva a saziare fino alla stanchezza meritava un soprannome particolare. La radice dialettale “cecà” evoca l’idea di accecare, e i mariti tornati dai campi ne erano i destinatari. Questa ironia popolare è il segno di una cultura che non solo cucinava, ma raccontava storie attraverso il cibo.
Ogni famiglia custodiva una propria variante, tramandata di madre in figlia. A volte l’impasto era arricchito con pane raffermo, altre con legumi passati o verdure spontanee raccolte nei campi. Era un piatto vivo, in continua evoluzione, e la sua forza stava nella capacità di adattarsi agli ingredienti disponibili. Per questo i cecamariti restano un simbolo di ingegno contadino e di cucina sostenibile.
Cecamariti senza glutine: la ricetta moderna
La versione senza glutine dei cecamariti non tradisce lo spirito originario. Sostituendo la farina di grano con una miscela di farina di riso e farina di ceci si ottiene un impasto leggero ma saporito, che regge bene sia la frittura sia la cottura al forno. La patata lessa funge da legante naturale, mentre cicorie o cime di rapa regalano quel tocco amarognolo che contrasta la dolcezza dei legumi. È una preparazione che permette a chi soffre di celiachia di gustare un pezzo autentico di Puglia, senza rinunce.
L’impasto, profumato e morbido, si lavora facilmente e si presta anche a piccole varianti. Aggiungere erbe aromatiche come finocchietto o origano richiama profumi di campagna, mentre un pizzico di peperoncino porta vivacità. Così il piatto resta fedele alla tradizione ma trova nuova vita nelle cucine moderne.

Occasioni per portarli in tavola
I cecamariti oggi non sono più solo un pasto contadino, ma una proposta versatile. Si possono servire come antipasto rustico in una cena tra amici, come finger food in un buffet o come piatto unico accompagnato da insalate e formaggi. La loro natura conviviale li rende perfetti per i momenti di condivisione, perché raccontano storie e uniscono le persone attorno a un gusto autentico. Un piatto semplice diventa così veicolo di ricordi, capace di sorprendere anche chi non conosce le radici pugliesi.
Chi desidera un approccio più leggero può optare per la cottura in forno, che regala croccantezza senza eccessi di olio. Serviti caldi, con una spolverata di sale e un filo d’olio extravergine a crudo, i cecamariti sanno conquistare ogni palato, trasformandosi in un’esperienza che va oltre la semplice alimentazione.
Varianti regionali: Salento, Lazio, Abruzzo, Puglia e la sorpresa dolce
I cecamariti non sono una sola ricetta: cambiano volto da paese a paese. Nel Salento compaiono come frittelle rustiche con verdure ed erbe, perfette per l’aperitivo. In alcune case salentine esiste anche la preparazione in umido, i “piselli a cecamariti”, una zuppa calda con pane raffermo, verdure e legumi. Nel Lazio, “cecamariti” può indicare una pasta veloce con pomodoro e aglio (l’“aglione”), nata per stupire con semplicità. In Abruzzo la parola richiama invece bocconi casalinghi da friggere o cuocere in teglia, spesso legati alle feste. In Puglia resta l’anima originaria: impasti poveri, verdure spontanee e legumi. Infine, a Sonnino nel Lazio, esiste perfino una variante dolce, simile a una frittella da forno.
Questa varietà dimostra quanto i cecamariti siano elastici: cambiano consistenza e forma, ma mantengono il loro carattere familiare. La versione senza glutine si inserisce naturalmente in questo mosaico: farine di riso, mais o ceci permettono di adattare ogni variante senza perdere autenticità.
Schema varianti per regione
- Salento – frittelle: farina, uova, verdure (cipolle, zucchine, peperoni). GF: riso + ceci.
- Salento – zuppa: piselli, cime di rapa, pane. GF: crostini senza glutine.
- Lazio – pasta all’“aglione”: pasta, pomodoro, aglio. GF: pasta certificata.
- Abruzzo – teglia/frittelle: impasti casalinghi da festa. GF: mais + ceci.
- Puglia – impasto povero: legumi, verdure, olio. GF: riso + ceci.
- Sonnino – dolce: frittella dolce da forno. GF: mix dolci senza glutine.
Un patrimonio da custodire
Preparare i cecamariti senza glutine a casa non è solo un gesto culinario, ma un atto di memoria. Ogni impasto racconta la storia di una Puglia contadina, fatta di fatica e convivialità, e la riporta nel presente. Servire queste frittelle oggi significa unire passato e futuro, tradizione e innovazione. È questa la vera forza dei cecamariti: essere un piatto che resiste, che si trasforma e che continua a dare gioia. Un esempio di come la cucina, quando nasce dal cuore, sappia attraversare generazioni senza perdere il proprio valore.
Un piatto povero, nato dall’ingegno, che diventa simbolo di identità. Un cibo semplice, capace di raccontare storie complesse. I cecamariti non sono solo ricetta: sono un ricordo vivo, una memoria da condividere e un invito a guardare al futuro con lo stesso amore per la tavola.
Faq su cecamariti
Cosa significa il nome cecamariti?
Il termine deriva dal dialetto pugliese e significa letteralmente “acceca-mariti”. Racconta la ricchezza di un piatto capace di saziare completamente chi lo gustava.
I cecamariti sono sempre fritti?
La tradizione li vuole fritti in olio abbondante, ma oggi molti li cuociono anche al forno. Così diventano più leggeri senza perdere carattere.
Esistono cecamariti senza glutine?
Sì, basta sostituire la farina di grano con farine di riso, mais o ceci. Il risultato è gustoso e adatto anche a chi soffre di celiachia.
Con cosa si possono abbinare i cecamariti?
Si accompagnano bene a formaggi freschi senza lattosio, verdure di stagione o un calice di vino pugliese. Perfetti come antipasto o piatto unico.
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