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Senza lattosio
Ricette e consigli per gli intolleranti al lattosio.
In questa categoria trovate moltissime ricette senza lattosio. La sezione si rivolge in primo luogo a chi soffre di intolleranza al lattosio, un disturbo tra i più diffusi. Si stima, infatti, che almeno un terzo delle persone ne soffra in misura diversa. La maggior parte delle ricette non contengono né latte né derivati del latte, dunque sono perfettamente compatibili con le esigenze degli intolleranti al lattosio.
Alcune, però, fanno uso di tipologie di latte alternativo. Non latte vaccino, che di norma contiene il lattosio, bensì varianti vegetali, che in qualche modo rievocano il sapore del latte e i meccanismi di interazione con gli altri ingredienti. Una parte delle ricette, invece, contiene latte e derivati del latte delattosati, ovvero trattati in modo da non contenere il lattosio.
Ovviamente gli argomenti trattati non si rivolgono esclusivamente agli intolleranti al lattosio. Infatti le ricette che trovate qui di seguito, come tutte quelle presenti sul sito, risultano adatte a tutti i palati, e non solo a chi soffre di disturbi di tipo alimentare. Il filo conduttore degli argomenti, nonché il nostro intento, è proprio quello di far capire che qualsiasi tipo di intolleranza alimentare non è una diversità, ma un modo per mangiare cibi alternativi ed altrettanto salutari. Meglio ancora se la cucina diventa un modo per unire, all’insegna del buon gusto, della leggerezza e del valore nutrizionale.
Una panoramica sui meccanismi dell’intolleranza al lattosio
E’ bene dedicare questo spazio a un approfondimento sulla questione degli alimenti senza lattosio. E’ impossibile trattare il tema senza parlare dell’intolleranza al lattosio, che è abbastanza diffusa. L’AILI, l’Associazione Italiana Latto-Intolleranti stima un’incidenza vicina al 50%, sebbene in buona parte dei casi i sintomi siano così lievi da non indurre le persone a test più approfonditi o diagnosi. A differenza di altre intolleranze e di altre allergie alimentari, la sintomatologia legata al lattosio è quanto mai vasta e ampia. Si va dai semplici disagi gastrointestinali, come il banale meteorismo, ai disturbi più severi, come crampi allo stomaco e vomito; fino ad arrivare ai sintomi sistemici come spossatezza e debolezza.
Come funziona l’intolleranza al lattosio? Quali sono i meccanismi che la regolano? Per rispondere a queste domande è necessario sapere cosa si intende per lattosio. Di base, il lattosio è lo “zucchero” presente nel latte di tutti i mammiferi (eccetto nel leone marino). Di norma, il lattosio non può essere digerito direttamente, ma deve essere scisso in glucosio e galattosio, le sue componenti fondamentali. Per farlo il corpo chiama in causa l’enzima lattasi, particolarmente abbondante fino ai 3 anni di età. Ciò non stupisce, se si considera che l’alimentazione dei lattanti è formata quasi esclusivamente dal latte.
Alcune persone perdono l’enzima lattasi – in toto o in parte – abbastanza presto, o in età adulta. Ebbene, queste persone sono affette da intolleranza al lattosio, dunque quando assumono latte fanno fatica a smaltire il lattosio. L’apparato digerente scatena la flora intestinale nel tentativo di assorbire la sostanza, provocando infiammazioni e i sintomi che ho già elencato. Dal punto di vista meramente tecnico, si parla di intolleranza al lattosio, quando vi è un deficit di enzima lattasi superiore al 60%.
Alcuni recenti studi hanno capovolto la prospettiva, ossia l’intolleranza al lattosio non sarebbe di per sé una patologia, bensì l’effetto che l’essere umano ha sperimentato fino a qualche migliaio di anni fa’, ovvero fino all’avvento della pastorizia. Questi eventi hanno spinto la nostra specie a un adattamento evolutivo, privilegiando gli individui adulti che manifestavano alti livelli di lattasi, riuscendo quindi a utilizzare il latte animale come fonte di cibo. Proprio per questo si è registrata nel corso degli anni un’elevata incidenza degli intolleranti al lattosio, quindi, molto banalmente, l’adattamento evolutivo è ancora in corso.
Cosa significa delattosato?
Vi sono vari modi per affrontare l’intolleranza al lattosio. Ho utilizzato il termine affrontare, piuttosto che risolvere, per un motivo ben preciso, ossia da questo disturbo non si può guarire ma si può convivere senza grossi problemi. L’unica soluzione è evitare il lattosio. In realtà non è complicato farlo in quanto il latte, e quindi tutti i prodotti realizzati con esso, possono essere delattosati con relativa facilità. Il processo di rimozione del lattosio, per quanto nell’immaginario collettivo richiami a chissà quali tecniche industriali, è semplice e naturale. Consiste, infatti, nell’integrazione del latte con l’enzima lattasi. In questo modo la scissione in glucosio e galattosio non è demandata all’apparato digerente, ma si verifica prima. In buona sostanza, questa semplice tecnica risolve il problema degli intolleranti al lattosio.
Un altro pregio di questo procedimento riguarda l’impatto sul sapore, che risulta praticamente nullo. Esatto, rimuovere il lattosio significa comunque preservare il gusto. A parità di prodotto, la versione originale e la versione delattosata sono indistinguibili. Stesso discorso per le caratteristiche nutrizionali, come l’apporto di vitamine, sali minerali e il relativo contenuto calorico. Va considerato, poi, che molti derivati del latte non contengono lattosio già nella loro forma base. Pensiamo ai formaggi stagionati, come il Parmigiano e ad alcuni formaggi pecorini. La stagionatura, in questo caso, riduce il lattosio a livelli minimi e sostanzialmente trascurabili.
Come sostituire il latte e i latticini
Per gli intolleranti al lattosio vi è inoltre una seconda alternativa, ossia quella di eliminare dalla propria alimentazione il latte, rinunciando a tutte le sue varianti. E’ certamente un approccio molto rapido e per certi versi drastico, che può dare i suoi frutti. In questo modo si evita qualsiasi tipo di disturbo legato al lattosio, ma si rinuncia anche ad una buona fetta di cibi dal forte impatto gastronomico. D’altronde, buona parte delle ricette della tradizione italiana si basa proprio sui prodotti lattiero-caseari.
Inoltre, vi possono essere anche altre ragioni per rinunciare a latte e ai suoi derivati, che vanno oltre la questione dell’intolleranza al lattosio. Il riferimento è al veganesimo, uno stile alimentare (ma anche una corrente di pensiero) che perfeziona il vegetarianesimo, bandendo dalla propria tavola non solo la carne e il pesce, ma anche qualsiasi alimento che provenga dagli animali. In questo contesto non si rinuncia solo al latte, ma anche alle uova e persino al miele (sebbene alcuni vegani tendano a includere questo alimento).
Perché puntare ai prodotti delattosati?
Puntare ai prodotti delattosati, piuttosto che rinunciare del tutto al latte, può essere una buona idea. Anche perché il latte presenta delle proprietà nutrizionali davvero preziose, sia esso vaccino, caprino o di altro tipo. In primo luogo il latte è ricco di calcio, proprio come suggerisce l’immaginario collettivo. L’equazione latte-calcio è ben consolidata nella nostra mente e confermata da studi di qualsiasi tipo. Inoltre, il latte è fondamentale in fase di sviluppo, come anche in età adulta, visto il ruolo che gioca nella salute di ossa, capelli e denti. Il latte comprende anche la vitamina D, che impatta in modo positivo sul sistema immunitario, rendendoci di fatto più forti.
Il latte è inoltre ricco di proteine, benché sia sostanzialmente una bevanda prevalentemente composta di acqua. E’ anche pieno di zuccheri e grassi, non a caso l’apporto calorico è abbastanza sostenuto, pari a 40 kcal per 100 grammi. Buono è anche l’apporto di altri tipi di vitamine, e in particolar modo di quelle del gruppo B.
Il latte vegetale proveniente dalla frutta secca
Rinunciare al lattosio vuol dire anche fare riferimento ai sostituti del latte, ovvero agli alimenti che ne imitano il sapore o le sue funzionalità gastronomiche. Ovviamente l’ingrediente principale, o di derivazione, ha un’origine vegetale, dal momento che il latte animale di tutti i mammiferi contiene il lattosio (eccetto quello del leone marino). Qui di seguito vi presento le varie tipologie di latte alternativo (senza lattosio), raggruppandole per categorie. Iniziamo da quelli derivanti dalla frutta secca.
Il latte di mandorla. E’ un tipo di latte tra i più diffusi in assoluto, soprattutto nel sud Italia. E’ prevalentemente servito come bevanda, ma può fungere anche da ingrediente. Contiene buona parte delle sostanze nutritive della mandorla. Tra queste spicca la vitamina E, che funge da antiossidante e una certa quantità di sali minerali (fosforo e magnesio). Il latte di mandorla è anche abbastanza calorico, quasi come il latte normale. Buona parte dell’apporto calorico, però, è dato dagli zuccheri aggiunti che rendono il sapore più appetibile.
Il latte di nocciola. E’ un latte non molto diffuso, ma che può dire la sua, sia come bevanda, sia come ingrediente da cucina. Si caratterizza per un sapore decisamente aromatico, ma tutto sommato delicato. I valori nutrizionali sono simili a quelli del latte di mandorla, dunque si segnala una certa quantità di vitamina E, magnesio e fosforo. La presenza di fibre è abbastanza sostenuta, così come l’apporto calorico.
Latte di arachidi. Questo latte vegetale spicca per un gusto molto intenso, a tal punto che raramente viene consumato come bevanda in solitaria. Piuttosto viene utilizzato per la preparazione di dessert molto sfiziosi. Le proprietà nutrizionali sono simili a quelle del latte di mandorla, ma si caratterizza per un apporto calorico leggermente superiore. Esso è determinato dalla presenza di grassi benefici. Il riferimento è agli acidi grassi omega tre, che fanno bene al cuore, alla vista e al sistema nervoso centrale.
Il latte vegetale proveniente dai legumi e dalla frutta
I tipi di latte vegetali più diffusi e apprezzati provengono dal cocco e dalla soia, sebbene questo primato sia insidiato dal già citato latte di mandorla. A tal proposito vale la pena descrivere le principali caratteristiche del latte derivato dal cocco e dalla soia.
Il latte di soia. E’ l’alternativa al latte più famosa in assoluto, anche perché è quella che meglio coniuga le potenzialità organolettiche e i principi nutrizionali. Di base è simile al latte vaccino anche da questo punto di vista. E’ ricco di proteine, in quanto derivante dai legumi (la soia appartiene a questa categoria), come anche di vitamine e sali minerali. E’ calorico, ma non troppo. Infine si adatta alla perfezione anche alle ricette mediterranee, a tal punto che può essere utilizzato anche per gli impasti.
Il latte di cocco. Il latte di cocco è la bevanda che si ottiene dalla spremitura del cocco e dal suo trattamento. Commuta quasi tutte le proprietà del frutto originale, dunque è straordinariamente ricco di vitamina C, che esercita una funzione antiossidante ed è in grado di potenziare il sistema immunitario. E’ inoltre ricco di potassio, un elemento coinvolto nell’apparato cardiocircolatorio e in tanti altri processi organici. L’apporto calorico è nella media, essendo il cocco un frutto tutt’altro che leggero.
Il latte vegetale proveniente dai cereali
Infine citiamo il latte vegetale ricavato dai cereali. Anche in questo caso la scelta è ampia, anzi sorprende per le possibilità sia in termini organolettici che nutrizionali, offrendo qualcosa di unico a chi vuole sperimentare e provare qualcosa di diverso. Naturalmente l’elenco che vi presento non vuole e non può essere del tutto esaustivo.
Il latte di riso. Insieme al latte di soia, quello di riso è l’alternativa più simile all’originale, almeno dal punto di vista organolettico. E’ comunque ben riconoscibile, anche per il suo retrogusto. Il latte di riso è abbastanza leggero e certamente meno calorico del latte normale. Si caratterizza per un apporto discreto di carboidrati e per l’abbondanza di vitamine e sali minerali. E’ piuttosto versatile, infatti può essere impiegato per sostituire il latte in molte ricette della tradizione italiana. Tra l’altro, pur essendo un cereale, è compatibile con le necessità dei celiaci, infatti non contiene glutine.
Il latte di farro. E’ un latte poco conosciuto e quasi di nicchia. Eppure può regalare molto sia a livello gastronomico che nutrizionale, infatti è uno dei prodotti più ricchi di vitamine del gruppo B, che sono essenziali per il metabolismo energetico. E’ soprattutto il latte con la maggiore quantità di fibre, pertanto rappresenta un toccasana per l’apparato digerente. Buono è anche l’apporto di calcio, che come abbiamo visto è fondamentale per la salute delle ossa. Va detto, inoltre, che il farro contiene il glutine, dunque va benissimo per gli intolleranti al lattosio, ma non per i celiaci. Il latte di farro è tra i più dietetici, infatti apporta 33 kcal per 100 grammi.
Il latte di orzo. Il latte di orzo è uno dei più famosi, per quanto il suo consumo sia diffuso quasi esclusivamente in ambito salutistico. Le sue proprietà sono simili al latte di farro e al latte di riso. D’altronde l’orzo può essere considerato un cereale ricco di carboidrati, e con un discreto quantitativo di sali minerali e vitamine. E’ comunque una fonte inestimabile di fibre ed ha un apporto calorico abbastanza elevato, a tal punto da superare quello del latte vero e proprio. Siamo, infatti, sulle 60 kcal per 100 grammi.
Il latte di avena. Questa bevanda, utilizzata principalmente in solitaria, spicca per le proprietà nutrizionale. Come tutti i tipi di latte vegetale derivanti dalla frutta secca, è ricco della preziosissima vitamina E. Inoltre contiene anche ottime dosi di sali minerali e di fibre. Buono è anche l’apporto di beta-glucani, sostanze in grado di tenere sotto controllo il colesterolo cattivo. Per quanto concerne il contenuto di glutine la questione è delicata, infatti di base l’avena non lo contiene, tuttavia può essere coltivata accanto a cereali con glutine, dunque possono verificarsi delle contaminazioni.
Conoscete il latte di mais? Siamo abituati a bere il latte vaccino e ne conosciamo benissimo il sapore, non è vero? Tuttavia (e fortunatamente), per gli intolleranti al lattosio ci sono numerose soluzioni, che ci consentono di non rinunciare a questa gustosa e nutriente bevanda. Una delle nostre alternative è proprio il latte di mais.
Per molti è una novità assoluta e il consiglio è di provarlo al più presto, in quanto potreste scoprire un nuovo coinvolgente sapore, nonché fornire al vostro corpo un sostanzioso nutrimento.
Infatti, questo tipo di latte è ricco di sostanze indispensabili per il nostro organismo e i benefici che il suo consumo può comportare… potrebbero stupire chiunque! Pertanto, andiamo a scoprire questa bevanda in tutte le sue sfaccettature di bontà…
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Mai fare autodiagnosi
Sintomi e sostanze scatenanti
Da quanto appena detto deriva anche l’eterogeneità di sintomi che allergie e intolleranze provocano. I sintomi delle allergie sono sovente sistemici e violenti, e possono includere forte malessere, rush e problemi respiratori. Se l’interazione con la sostanza avviene a livello cutaneo, si possono notare eczemi in corrispondenza della zona di contatto. E’ il caso dell’allergia al nichel. Non mancano, soprattutto in caso di assunzione, problemi gastrointestinali, come dolori, crampi, diarrea e nausea. I sintomi delle intolleranze sono più circoscritti e sono principalmente gastrointestinali. Ciò si verifica - nella maggior parte dei casi - in quanto l’organismo non riesce ad assimilare la sostanza, dunque produce gas nel tentativo di farlo. Tale abnorme quantità di gas provoca i sintomi che abbiamo appena descritto. Questo è proprio il caso dell’intolleranza al lattosio, infatti il lattosio rimane per lo più integro, anziché scomporsi in glucosio e galattosio, stimolando un accumulo di gas. Una differenza tra allergie e intolleranze, che spesso viene scambiata per punto in comune, è la classe di sostanze che scatenano le une e le altre. Nel caso delle allergie, la sostanza incriminata è un alimento nel suo complesso. Nel caso delle intolleranze, è spesso una molecola, uno zucchero o una proteina. Le allergie alimentari più comuni riguardano il latte, il miglio, il frumento, le uova e i crostacei. Le intolleranze alimentari più comuni, invece, riguardano il lattosio, il glutine e così via. Ciò pone in essere conseguenze diversificate sul tenore di vita. In buona sostanza, quello degli allergici risulta molto più compromesso. Dover evitare una sostanza è un conto, dover evitare un alimento è un altro paio di maniche. Giusto per fare un esempio, chi è intollerante al lattosio può comunque bere latte e consumare latticini, purché siano delattosati. Chi è allergico al latte non dispone di questa possibilità.Come diagnosticare allergie e intolleranze?
La diagnosi delle allergie alimentari è sostanzialmente clinica, dunque è frutto dell’osservazione di reazioni visibili e misurabili empiricamente. Ciò ha determinato la convinzione secondo cui anche il singolo individuo possa giungere a una diagnosi, senza l’aiuto di un esperto. In realtà è un errore madornale. L’autodiagnosi è fallace in quanto per individuare correttamente la malattia è necessario un bagaglio di conoscenze utile ai fini dell’interpretazione dei fenomeni. Inoltre, è anche pericolosa in quanto si rischia di scatenare i sintomi della malattia. E’ vero che la diagnosi passa per prove ed errori, ma queste devono susseguirsi in una prospettiva di riduzione dei rischi propria della professione medica. Dunque, sì all’eliminazione dalla dieta di questo o quell’elemento, per capire se è proprio lui a scatenare i sintomi allergici. Si anche all’aggiunta di dosi ulteriori del sospetto allergene per verificare la reazione dell’organismo, ma secondo tappe e indicazioni ben precise, fornite dallo specialista. Anche l’intolleranza viene diagnostica o più frequentemente “scovata” con l’aggiunta o la sottrazione di elementi specifici dalla dieta. Il primo scopo è comunque escludere l’allergia, cosa tra l’altro abbastanza semplice vista la diversità di sintomi. In alcuni casi sono a disposizione alcuni test che garantiscono una diagnosi. E’ il caso del breath test per le intolleranze al lattosio. Il paziente viene invitato a consumare del latte, in modo progressivo. Successivamente, soffia in un macchinario che analizza la composizione dell’aria immessa. Se si riscontra una quantità di anidride carbonica esagerata, allora si è in presenza di una intolleranza, infatti l’abbondanza di CO2 è causata proprio dalla cattiva digestione e dal malassorbimento. Se vi è un sospetto caso di celiachia, invece, si possono realizzare degli esami del sangue per rintracciare gli anticorpi specifici, in quanto tale patologia “stimola” comunque il sistema immunitario.Gli esami strumentali nello specifico
Vale la pena approfondire la questione degli esami strumentali. Molti, infatti, pensano all’iter diagnostico con un po’ di timore reverenziale, immaginando chissà quale pratica complessa o dolorosa. In realtà è tutto molto semplice, e nemmeno troppo scomodo. Ciò vale soprattutto per il breath test. Sul meccanismo di azione ho già accennato qualcosa prima, rimane da affrontare il tema della “preparazione”, che merita particolare attenzione. Infatti, non ci si può presentare al breath test come se nulla fosse, ma occorre seguire delle regole ben precise. La più importante riguarda il digiuno: esso deve durare per le otto ore precedenti al test. Lo scopo è quello di giungere con lo stomaco e gli intestini “vuoti”, analizzando al meglio l’impatto del lattosio sull’apparato digerente senza interferenze. Stesso discorso per il fumo. Il consumo di tabacco, infatti, può alterare - seppur impercettibilmente - l’attività respiratoria, inducendo all’errore l’esaminatore. E’ bene, poi, consumare cibo leggero in occasione dell’ultimo pasto (almeno otto ore prima del test). A tal proposito, si consiglia riso, carne o pesce, degli alimenti che producono pochi gas intestinali. Più complessi sono i test per la diagnosi della celiachia, almeno dal punto di vista medico. Per il paziente sono una “passeggiata”, in quanto constano di un semplice prelievo di sangue. Questo viene poi analizzato per verificare la presenza di anticorpi specifici contro il glutine. Gli anticorpi possono essere anti-transglutaminasi (tTG), anti-gliadina (AGA) e anti-endomisio. I risultati, per ovvi motivi, sono difficili da leggere, ma per questo ci sono esperti e specialisti. Se i risultati non sono chiari, o se la celiachia è a uno stadio precoce, è possibile sottoporsi ad alcuni test genetici. Questi hanno lo scopo di verificare la presenza di componenti genetiche associate alla celiachia. I test genetici sono comunque abbastanza rari, anche perchè costano parecchio.Comportamenti e terapie
Quando si è in presenza di un’allergia alimentare, l’unica terapia realmente a portata di mano è l’esclusione totale dell’alimento dalla propria dieta. Tuttavia, in alcuni casi ciò non risulta possibile in quanto provoca un grave peggioramento della qualità della vita. Un’evenienza non comune, ma che fa riferimento solo alle situazioni in cui sono presenti contemporaneamente molte allergie. In questi casi si procede con delle immunoterapie, che prevedono l’esposizione graduale e crescente all’allergene nel tentativo di ripristinare una corretta risposta immunitaria. Nella peggiore delle ipotesi, ovvero quando la sensibilità è estrema si possono assumere farmaci chelanti, che di fatto disintossicano il corpo dalla sostanza incriminata. Per la celiachia vale lo stesso discorso, solo che in questo caso ci si ferma all’eliminazione del glutine. E’ infatti uno sforzo meno gravoso di quanto si pensa, dal momento che esistono molti alimenti che possono sostituire al meglio i cibi full-gluten. Discorso diverso, invece, per l’intolleranza al lattosio. Nella fattispecie è possibile evitare latte, latticini e formaggi freschi, o puntare sulle varianti delattosate. La rimozione del lattosio è un’operazione banale, che altera solo un po’ il gusto. Il procedimento consiste nell’immissione dell’enzima lattasi nel latte. Tale enzima, che manca negli intolleranti, di fatto “scompone” il lattosio. Il lattosio si trasforma poi in glucosio e galattosio, sostanze digeribili da chiunque.Lo stile di vita di chi soffre di intolleranze alimentari
Chi soffre di intolleranze alimentari o allergia va incontro a un drastico peggioramento della qualità della vita? Il senso comune suggerisce di sì. Se l’unica terapia possibile, eccettuati i casi speciali (es. immunoterapia) è rinunciare agli alimenti che provocano i sintomi, si fa presto a concludere che questi disturbi privano di uno dei piaceri della vita, ossia mangiare ciò che si vuole. Il ragionamento ha una sua fondatezza, ma corrisponde al vero solo se chi ha ricevuto una diagnosi “si lascia andare” e non reagisce con furbizia di fronte a un problema in effetti piuttosto grave. La verità è semplice: si può convivere con le intolleranze e con le allergie senza compromettere il proprio rapporto con il cibo. Insomma, si può evitare di scambiare le sofferenze fisiche (sintomi da intolleranze e allergie) con le sofferenze psicologiche. Il segreto sta nel cambiare il proprio approccio all’alimentazione, intraprendendo un percorso di conoscenza degli alimenti. La natura offre tanti alimenti in grado di sostituire quelli che, per una intolleranza o un’allergia sono off limits. Nella stragrande maggioranza dei casi sono buoni, nutrienti e porgono il fianco alla buona cucina. Per intraprendere questo percorso e portarlo a termine sono necessari alcuni “ingredienti”. In primo luogo è necessario metabolizzare la diagnosi sul piano psicologico. Non è un processo immediato, ma prima o poi tutti se ne fanno una ragione. Secondariamente è necessario sviluppare una forma mentis diversa e più aperta a nuovi sapori, che vanno oltre gli approcci diversi da quello “mediterraneo classico”. E’ un caso, ma buona parte degli alimenti “agibili” provengono da altri contesti, e lo stesso si può dire delle ricette che ne fanno uso. Infine, è bene sviluppare una vera cultura della condivisione. Coinvolgere il prossimo nel proprio percorso di crescita, o più banalmente condividere i pasti “anti-intolleranze” restituisce una dimensione di normalità e cambia la percezione che i “sani” hanno degli intolleranti e degli allergici.Alcuni dettagli sull’intolleranza al lattosio e sulla celiachia
Cosa significa, nello specifico, convivere con questi disturbi? Rispondo alla domanda limitando il campo di indagine a quelli più diffusi: l’intolleranza al lattosio e la celiachia. D’altronde, ne so qualcosa, visto che sono affetta da entrambe. Attualmente, dopo aver intrapreso un percorso di conoscenza e di evoluzione del mio rapporto con il cibo, posso dirmi soddisfatta. Per me questi disturbi non sono un problema in quanto ci convivo non solo sul piano psicologico, ma anche come stile di vita, applicando in modo oculato eventuali rinunce. Per esempio, affronto l’intolleranza al lattosio sostituendo il latte e i suoi derivati con versioni vegetali, come il latte di mandorla, il latte di cocco e il latte di soia. In alternativa, posso tranquillamente consumare prodotti delattosati, che sono buoni come quelli “normali” sebbene un po’ più costosi. La celiachia mi ha imposto un cambio di marcia pesante, che mi ha portato a scoprire tanti alimenti e a esprimere un livello di creatività in cucina per me inedito (ho sempre amato sperimentare). Sostituiscono la farina di frumento con quella di riso e di mais, come fanno tutti, ma allo stesso tempo consumo - e preparo deliziose ricette – con farine diverse e più esotiche. Qualche esempio? La farina di amaranto, la farina di quinoa, la farina di fonio etc. Non è uno sforzo, ma piuttosto un piacere. Anche perché nella stragrande maggioranza dei casi aggiungono un tocco di fantasia ai piatti. Senza considerare le loro proprietà nutrizionali, che sono spesso più accentuate rispetto delle farine standard. Non di rado contengono anche molte proteine e sono ricche di sali minerali e di vitamine. Per quanto concerne l’apporto calorico non ci sono grosse differenze, del resto la farina è sempre farina!
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A Cucinarea, ogni mese ospitiamo corsi di cucina che si concentrano su menu eleganti e sofisticati. Avrai l'opportunità di imparare direttamente da chef rinomati e specializzati, che ti guideranno nella preparazione di piatti che lasceranno i tuoi ospiti a bocca aperta. I nostri corsi sono un perfetto equilibrio tra intrattenimento e apprendimento, svolgendosi in un ambiente accogliente e raffinato, ideale per chiunque desideri migliorare le proprie abilità culinarie. I corsi sono articolati in due fasi: una dimostrazione pratica dello chef e una fase di degustazione, durante la quale potrai gustare e condividere i piatti appena preparati, trasformando l'apprendimento in un vero piacere.
Sala riunioni e convegni: unisce eleganza e funzionalità
La nostra sala riunioni è progettata per ospitare una vasta gamma di eventi aziendali e convegni. Spaziosa e ben arredata, questa sala offre un ambiente ideale per incontri di lavoro, presentazioni e iniziative speciali. È il contesto perfetto per promuovere il networking, l'aggiornamento professionale e il rafforzamento dello spirito di squadra. Le nostre sale possono essere configurate per incontri tra dirigenti, trattative d'affari, o eventi sia formali che informali. Grazie all'offerta gastronomica di alto livello, ogni incontro diventa un'occasione memorabile.
Servizio di chef a domicilio: trasforma la tua casa in un ristorante di alta classe
Il nostro servizio di chef a domicilio porta la cucina di alta qualità dei migliori ristoranti direttamente nella tua casa. Questa modalità di servizio sta guadagnando sempre più popolarità, permettendoti di godere dell'ebbrezza di avere uno chef personale senza lasciare il comfort domestico. Gli chef a domicilio sono professionisti esperti che adattano i loro menu per creare eventi memorabili, sia che si tratti di cene formali che di incontri più casuali. La preparazione dei piatti avviene sotto i tuoi occhi, rendendo ogni occasione un momento speciale e personalizzato. Ogni evento gestito dal nostro chef diventa un'occasione unica, attentamente progettata per soddisfare le esigenze specifiche di ogni cliente.
Team building: crescita e divertimento
Il team building è una serie di attività pensate per rafforzare lo spirito di squadra e migliorare la coesione tra i membri di un team. Attraverso sfide cooperative e divertenti, i partecipanti lavorano insieme per raggiungere obiettivi comuni, migliorando la comunicazione e l'interazione. Le nostre attività di team building sono progettate per essere non solo efficaci ma anche coinvolgenti, creando un ambiente positivo e stimolante. Queste esperienze sono cruciali per formare team affiatati e motivati, che si traducono in prestazioni migliori sul lavoro.
Le sale eventi: location perfette per momenti indimenticabili
Le nostre sale eventi offrono lo spazio ideale per ogni tipo di festa o celebrazione. Ogni dettaglio è pensato per creare un ambiente che non sia solo un luogo, ma un punto di partenza per costruire ricordi preziosi. Che si tratti di un incontro intimo o una grande celebrazione, le nostre sale sono adattabili per realizzare l'evento che i nostri clienti hanno sempre sognato. Dalla disposizione degli spazi all'illuminazione, ogni elemento è modulabile per soddisfare le esigenze più specifiche.
Location per shooting fotografici
Cucinarea offre anche spazi ideali per shooting fotografici e produzioni video. I nostri spazi sono progettati con grande attenzione allo stile e all'arredamento, creando ambientazioni uniche che arricchiscono ogni tipo di servizio fotografico o produzione video. Dallo stile sobrio ed elegante della sala convegni, ideale per video istituzionali, all'ambiente vivace della cucina, perfetto per video culinari, ogni angolo di Cucinarea è pensato per essere fotogenico e funzionale.
Ebook scaricabili gratuitamente
In questa sezione potrete scaricare gratuitamente alcuni ebook che, sono sicura, vi saranno di grande aiuto in cucina.
Ebook, un formato perfetto per imparare divertendosi Qui su Nonnapaperina.it ho preparato per voi una sezione piena di ebook da scaricare gratuitamente. Gli ebook sono pieni di contenuti esposti in modo leggero e gradevole. Reputo, infatti, che questo formato sia l’ideale per imparare divertendosi, senza necessariamente appesantire il contenuto con testi troppo corposi. D’altronde, sono pensati per essere visualizzati con facilità anche dal cellulare, ovunque vi troviate.
Tutti gli ebook riprendono un tema e lo approfondiscono. Dopo una prima parte introduttiva e descrittiva, presentano alcune ricette ad hoc, corredate di indicazioni precise e immagini che mostrano il risultato finale. Troverete ovviamente una dettagliata lista di ingredienti (con particolare riferimento al dosaggio) e la preparazione della ricetta esposta in modo semplice ed alquanto creativo.
Perché quindi scaricare gli ebook? In primo luogo perché sono gratis, secondariamente perché rappresentano una risorsa per migliorare le proprie “performance” in cucina, senza doversi sorbire complicati e lunghi manuali. Avete solo l’imbarazzo della scelta, vista l’abbondanza dei temi che ho affrontato in questi anni.
Gli ebook tematici
Come ho già specificato, gli ebook sono principalmente “tematici”, ovvero affrontano un alimento, un pasto della giornata o un evento. Ho scelto questo approccio in quanto mi è sembrato quello più utile, in grado di fornire un valido aiuto a chi è alla ricerca di soluzioni per soddisfare una specifica esigenza.
Non mancano ovviamente gli ebook dedicati alle festività. In particolare, ho affrontato il tema della cucina natalizia, ma ho dedicato un ebook anche a feste meno tradizionali ma ormai radicate dalle nostre parti, come Halloween. Altri ebook si concentrano su uno specifico alimento, come la zucca, un ortaggio che merita di essere apprezzato non solo per il gusto e per le proprietà nutrizionali, ma anche per la sua versatilità. Quest’ultima qualità emerge anche solo sfogliando l’ebook, ricco di ricette molto diverse tra di loro.
Ho parlato anche dei pasti in sé. Per esempio, ho dedicato un ebook ai dessert, argomento che appassiona tutti colori che si cimentano in cucina. Inoltre, ho dedicato un ebook alle colazioni, a rimarcare l’importanza di questo pasto, e ai contorni (soprattutto insalate).
Un compromesso tra tradizione e sperimentazione
Tutti gli ebook procedono da un’attenta selezione di ricette. Ho cercato di raggiungere un equilibrio tra tradizione e sperimentazione, fondendo i due approcci. Reputo, infatti, che la tradizione vada rispettata, ma vadano lasciati margini per la creatività. L’importante è replicare lo “spirito” di un piatto tradizionale, a prescindere dalle sostituzioni che possono coinvolgere gli ingredienti.
In tutti gli ebook ho dato ampio spazio alle ricette anti intolleranze alimentari. Spesso vedrete ricette realizzate con basi senza glutine, con creme senza lattosio e con alimenti a basso contenuto di nichel. Inoltre, si potrebbe considerare questa scelta come una sorta di auto-limitazione. In realtà si tratta di un pregiudizio, e non è certo l’unico quando si indaga il rapporto tra il senso comune e le intolleranze alimentari.
Infondo, il messaggio che questi ebook vogliono lanciare è il linea con ciò che cerco di trasmettere con Nonnapaperina.it, ossia è possibile sconfiggere le intolleranze alimentari con la buona cucina e con un approccio creativo, che può essere condiviso con chiunque (intolleranti e non). Insomma, le ricette sono pensate a uso e consumo di celiaci e intolleranti in generale, e sono godibili anche da tutti gli altri. Un terreno comune che regala grandi soddisfazioni, a prescindere da disturbi e patologie. Fammi sapere che ne pensi!.
Don’t worry be happy
Non preoccuparti e sii felice. Questo è il mio motto.
Ricordo ancora quando, molti anni or sono, mi diagnosticarono non una ma ben tre intolleranze: al lattosio, al nichel e al glutine. Una dopo l’altra, senza nemmeno il tempo di metabolizzare la notizia. Mi sentivo perduta, mi prendeva il magone al solo pensiero di dover rinunciare ai miei piatti preferiti. Se è vero che anche il cibo è fonte di felicità, sentivo di averla persa per sempre.
Ben presto ho scoperto che la cucina è la chiave per uscirne e non perdere nulla nella vita. Sono sempre stata appassionata di cucina e del buon cibo. Ho sempre manifestato interesse per le ricette della tradizione italiana e per quelle estere. Inoltre, non mi sono mai tirata indietro quando si trattava di sperimentare. Proprio l’apertura mentale al nuovo mi ha salvata. Ho capito ben presto che là fuori c’era una marea di alimenti ancora alla mia portata, e infinite ricette con cui valorizzarli.
Nonnapaperina.it nasce proprio per questo scopo, ossia condividere con voi non solo le ricette per intolleranti, ma anche un approccio diverso alla gestione della malattia. Un approccio che non punta a limitare i danni, ma a trovare la felicità in una cucina solo all’apparenza diversa. In tutto ciò mi ha spinto il senso di condivisione, che non mi è mai mancato, ma anche la consapevolezza di poter fare del bene, contribuendo alla serenità altrui.
Nonnapaperina.it nel suo piccolo è la dimostrazione di come le intolleranze alimentari possano essere sconfitte proprio sul terreno in cui sembrano avere vita facile: l’alimentazione. In realtà le difficoltà della vita sono un’occasione per mettersi in gioco. Un paradosso buffo, ma che trova conferme nella vita reale: le difficoltà spingono a mettersi in gioco, e mettersi in gioco significa superare le difficoltà.
Mi rivolgo a tutti coloro che hanno ricevuto di recente una diagnosi di intolleranza alimentare, di allergia alimentare o di celiachia. Sentitevi in diritto di dispiacervi per tutto il tempo necessario, prendetevi tutto il tempo che vi serve per elaborare la notizia. Dopo, però, rialzatevi e reagite. Anche perché potete farlo. La soluzione è a portata di mano e anche divertente, ossia ripensare la cucina, l’alimentazione e il proprio rapporto con il cibo.
Vi consiglio anche di abbandonare prima possibile i pensieri negativi che, certamente, stanno affollando la vostra mente. Lo so perché ci sono passata anche io. Un esempio? La convinzione che la condizione di intollerante alimentare segni un solco rispetto al prossimo e alle altre persone è molto consistente. D’altronde, non potete mangiare alcune delle cose che gli altri mangiano tutti i giorni!
E’ un pensiero negativo e falso. In primo luogo, il concetto di intolleranza alimentare è entrato stabilmente nell’immaginario collettivo, dunque nessuno si stupisce di una persona che soffre di questo disturbo. Oggi più che mai lo stigma della malattia è superfluo e fuori luogo. Secondariamente gli alimenti a disposizione degli intolleranti e le ricette che su di essi si basano sono buoni per tutti, anche per chi non soffre di problemi del genere. Insomma, la “ghettizzazione” non ha senso di esistere, men che meno quella in cui il presunto malato relega se stesso.
Anzi, molti accolgono con gioia la possibilità di sperimentare nuovi piatti in cucina. Un dolce realizzato con una farina alternativa può suscitare maggiore interesse rispetto a un dolce classico. E poco importa se si toccano le corde dell’appartenenza. Non è certo un alimento a fare di un piatto il simbolo della tradizione!
Stesso discorso per la paura di provocare fastidi agli altri nelle occasioni sociali, quando si va a mangiare fuori tutti assieme. Quello delle intolleranze alimentari non è affatto un tabù, dunque tutte o quasi le attività di ristorazione offrono alternative a chi soffre di intolleranza al lattosio, al nichel, o per chi è affetto da celiachia e da allergie. Per questo motivo vi consiglio di fare come me, anche se la diagnosi vi ha sconvolto e vi ha preso in contropiede. Non preoccupatevi, siate felici. La soluzione c’è ed è molto concreta.
Ho aperto questo mio excursus sulle intolleranze alimentari e allergie alimentari con un riferimento alle mie diagnosi. In realtà la mia storia da questo punto di vista è un po’ più lunga e complessa. Vale la pena raccontarla, in quanto può offrire qualche spunto per superare certi passaggi forse un po’ più ardui. Il giro di boa più importante è avvenuto a qualche mese di distanza dalle prime diagnosi, quando ero già venuta a patti con la mia nuova condizione.
Ebbene, non ero più intollerante al nichel, ma ero proprio allergica. La notizia non mi ha sconvolto più di tanto in quanto si trattava pur sempre di evitare o gestire il nichel. Tuttavia, ho scoperto sulla mia pelle che l’allergia porta ad una sensibilità ancora più spiccata. Azzerare il nichel è impossibile, dunque mi sono sottoposta inizialmente a una terapia iposensibilizzante, che punta a introdurre nel mio corpo quantità di nichel dapprima minime, e poi via via più elevate, in modo da abituare l’organismo.
La terapia è fallita, in quanto la mia estrema sensibilità alla sostanza non lasciava margini di manovra. Ho provato quasi subito con una terapia chelante, che invece consiste nella disintossicazione naturale da alcuni metalli, nichel in primis. Questo rimedio ha funzionato, in quanto in poco tempo ho smesso di accusare i sintomi e ho potuto sospendere i cortisonici (che i sintomi li tenevano a bada).
Cosa dimostra la mia storia? Semplicemente, anche quando gli ostacoli sembrano insormontabili, esiste sempre una soluzione. Nel campo dell’alimentazione il mio caso è abbastanza particolare, eppure sono qui, soddisfatta della mia dieta e del mio rapporto con il cibo.
Cosa può fare per voi Nonnapaperina.it
Ho già introdotto il motivo per cui ho intrapreso il progetto di Nonnapaperina.it, ossia condivisione della mia esperienza e la possibilità, per tutti, di fruire di soluzioni a portata di mano per un’alimentazione a prova di intolleranze alimentari. Tanto vale, quindi, parlare un po’ del sito e dare qualche consiglio per “viverlo” al meglio. Ad esempio, per la vita di tutti i giorni, fate riferimento alla sezione “ricette per intolleranti”. Ne trovate a bizzeffe, tutte categorizzate per portata (primi, secondi etc.), momento della giornata (colazione, pranzo, cena), funzione (basi, impasti, creme, salse) e molto altro ancora.
Non trascurate, però, anche la sezione sulle festività. Se il principio cardine del progetto è la condivisione, allora la palla passa presto a voi, quindi condividete liberamente le ricette con i vostri cari e con i vostri amici. E quale migliore occasione di una festività, sia essa il Natale, la Pasqua o la Festa della Mamma? Non di rado le ricette hanno un ché di artistico. I piatti porgono il fianco a un concetto “elevato” di cucina, che coinvolge non solo il senso del gusto, ma pone le basi per un’esperienza a tutto tondo. Il tutto a uso e consumo degli intolleranti alimentari, o degli amanti del buon cibo in generale.
Il consiglio, comunque, è quello di spaziare. Il sito è basato sul principio dell’ipertesto, ossia ciascuna ricetta ne richiama altre, e molte altre ancora. Lasciatevi trasportare e vi sembrerà realmente di intraprendere un viaggio nella cucina anti-intolleranze alimentari, nella sua versione più “friendly” e divertente! Buona degustazione a tutti!
Intolleranze alimentari e allergie si sconfiggono a tavola
Quello delle intolleranze alimentari e delle allergie rischia di diventare un problema di ordine sociale se non viene gestito con attenzione. In primis per le dimensioni del fenomeno. Si stima, infatti, che circa il 10% della popolazione soffra di un qualche disturbo legato all’assorbimento di sostanze alimentari e, allo stesso tempo, in grado di generare sintomi più o meno importanti. Sul banco degli imputati vi sono l’intolleranza al lattosio e la celiachia, che sono le patologie in assoluto più diffuse, ma vanno prese in considerazione anche l’allergia e la sensibilità al nichel.
Per inciso, la distinzione tra intolleranza e allergia è fondamentale ai fini medici. I sintomi sono infatti diversi per tipologia o per intensità (o per entrambi). A fare il bello è il cattivo tempo è in particolar modo l’allergia, che coinvolge il sistema immunitario e quindi determina una sintomatologia spesso e volentieri sistemica. Le intolleranze alimentari, invece, producono prevalentemente sintomi gastrointestinali. Discorso a parte per la celiachia, che tecnicamente non è un’allergia, ma coinvolge ugualmente il sistema immunitario.
La distinzione tra intolleranza e allergia, tuttavia, assume una posizione di secondo piano per quanto concerne gli approcci terapici, o per meglio dire “di gestione”. Al netto di alcune eccezioni, che riguardano i casi di “scarsa tollerabilità”, intolleranze e allergie vanno trattate allo stesso modo, ovvero evitando le sostanze che creano i disturbi. Nella quasi totalità dei casi, infatti, non esiste una terapia risolutiva e quindi la guarigione è un’ipotesi da escludere.
Ne è consapevole chi viene raggiunto da una diagnosi di intolleranza o allergia. L’impatto emotivo della diagnosi è molto forte proprio per l’impossibilità di raggiungere una guarigione completa. Sia chiaro, il disorientamento iniziale è fisiologico e giustificato. Tuttavia, deve essere destinato a durare poco, ovvero il tempo necessario a prendere atto della buona notizia riguardante intolleranti e allergici: convivere con questi disturbi si può! E’ possibile quindi convivere con i disturbi alimentari senza rinunciare ai propri piatti preferiti e senza dire addio al proprio stile alimentare.
Non surrogati ma scelte alimentari consapevoli
Le intolleranze alimentari e le allergie si combattono non solo con le armi della medicina, ma anche attraverso un cambio di mentalità, che a sua volta coinvolge il modo di intendere la cucina. Il trucco è semplice, basta non guardare agli alimenti anallergici e anti-intolleranze come a dei surrogati degli “alimenti normali”. Gli alimenti per intolleranti sono infatti alimenti dotati di una propria specificità e in grado di offrire molto sul piano organolettico e visivo.
Chi soffre di intolleranze alimentari e di allergia non dovrebbe replicare il consumo di latte, pane o altri alimenti, ma dovrebbe valorizzare gli alimenti a cui può attingere in tutta sicurezza. Adottare questo approccio significa innanzitutto svincolarsi dal ruolo del “malato”, focalizzandosi in realtà su altri alimenti.
Ad aiutarci in questo senso c’è la natura con le sue molteplici varietà. Gli alimenti che fanno al caso del celiaco, o all’intollerante al lattosio, sono numerosi e spesso buoni e belli da vedere; inoltre sono molto versatili in quanto possono dare inizio a molte ricette davvero sfiziose. Non lo sono solo per chi soffre di queste patologie, ma anche per tutti gli altri. Le implicazioni dal punto di vista sociale sono evidenti.
Col mio sito di cucina porto avanti esattamente questa filosofia. Non è solo uno spazio per conoscere ricette, ma anche un vero e proprio manifesto per chi vuole affrontare le intolleranze alimentari con armi meno tediose di quelle esclusivamente sanitarie. In quest’ottica la farina di riso non è un surrogato della farina tradizionale, ma un elemento a parte con cui realizzare ricette deliziose, che si abbinano con una grande varietà di ingredienti. E lo stesso, ovviamente, si può dire delle farine di amaranto, di fonio, di quinoa etc. Un discorso simile può essere fatto anche per l’intolleranza al lattosio. Al netto della possibilità di delattosare il latte, le varianti vegetali godono di una propria dignità gastronomica e porgono il fianco a un interessante approccio creativo in cucina.
Tra l’altro, questo cambiamento forzato pone le condizioni per un viaggio attraverso le cucine alternative e gli alimenti più esotici. Ecco che si capovolge la prospettiva: intolleranze e allergia non sono solo una condizione gestibile, ma anche un’occasione di arricchimento.
Intolleranze alimentari e socialità, un falso problema
Un altro dei motivi per cui la diagnosi di intolleranza o allergia fa molta paura, gettando nello sconforto chi ne soffre, riguarda le implicazioni per la vita sociale. Chi ha ricevuto una diagnosi da poco è convinto nella maggior parte dei casi che la sua patologia inciderà negativamente sulle occasioni di socialità, sia dal punto di vista psicologico – emotivo che dal punto di vista pratico. Il timore è quello di sentirsi diversi e in qualche modo lontani dai canoni della normalità, questo può portare a disagi anche tra parenti e amici.
In realtà sono paure infondate. In primo luogo una condizione patologica non corrisponde a una condizione di “anormalità” (al netto dell’inconsistenza semantica del termine). Secondariamente basta un minimo di organizzazione e di consapevolezza per gestire anche le occasioni di socialità. Anzi, quando queste si svolgono fuori di casa, ossia nei locali adibiti alla ristorazione, la questione è addirittura più semplice. I gestori infatti sono nella maggior parte dei casi preparati ad accogliere clienti con intolleranze e allergie. In ogni caso basta informarsi prima e scegliere di conseguenza.
Ma il problema non si pone nemmeno se si mangia a casa di altri, o se si invitano a casa propria delle persone. In primo luogo perché le diagnosi di questo tipo non fanno scalpore in quanto sono ormai molto diffuse. In secondo luogo perché i piatti per chi soffre di intolleranze alimentari sono in realtà buoni per tutti, anche per chi non soffre di alcun disturbo. Al netto di tutto ciò, se si pone attenzione al tema della contaminazione alimentare, cucinare per intolleranti alimentari (o per allergici) è più semplice di quanto si possa immaginare.